Molti utenti speravano nell’arrivo di Amnesia in un porting per console completo ed alla pari con la versione PC, e Frictional Games accontentò i propri fan rilasciando una collection davvero paurosa contenente tutti e 2 titoli i principali della saga ed anche il dlc Justine. Questa collection arrivò soltanto per Playstation 4 ma recentemente anche gli utenti possessori di una Xbox One hanno avuto finalmente la possibilità di scaricare e testare questa collezione dell’orrore. Per questo motivo anche noi abbiamo voluto testare le prestazioni di Amnesia: Collection in una recensione approssimativa, sia per dirvi la nostra sui singoli titoli che per riassumervi cosa potreste trovare una volta comprata la collection. Quindi bando alle ciancie e scopriamo insieme se vale ancora la pena, dopo 8 anni dalla sua uscita, rispolverare una saga come quella di Amnesia.
Nel primo capitolo rilasciato ben 8 anni fa, Amnesia: The Dark Descent, il protagonista sarà Daniel, un uomo che si ritrova in questo cupo e buio castello con un’amnesia totale. Mentre esploreremo il castello alla ricerca di risposte, vestendo i suoi panni, troveremo delle note e diari da lui stesso scritti che inizieranno a far riaffiorare certi ricordi nella testa di Daniel, ricordi molto macabri e spiacevoli. Raccogliendo questi piccoli pezzi di storia riusciremo a capire ben presto cos’è successo davvero in questo castello, ed il perché della presenza di strane creature al suo interno.
Quello che sorprese 8 anni fa quando sbarcò per la prima volta non fu la presenza di spaventosi jumpscare da quattro soldi, che circondavano molti giochi indie horror, ma fu quella strana paura dell’ignoto e quell’aura d’inquietudine che circondava tutto il gioco, fino a raggiungere la pelle del giocatore che si ritrovava sempre in difficoltà e “stanco” per via delle forti emozioni che riusciva a causare. La grandiosa e suggestiva atmosfera, oscura e silenziosa, veniva accompagnata da un sistema che calcolava la sanità mentale di Daniel che poteva avere anche forti allucinazioni e mancamenti dovuti alla forte paura del buio. Ecco perché, oltre alle presenze maligne che si aggirano per il castello, l’altro grande nemico sarà proprio il buio che dovrà essere constratato recuperando cerini ed olio per la propria lanterna. Non sempre però la lanterna sarà vostra amica; è vero che accompegnarà le vostre camminate nei corridoi fitti del castello, ma attirerà facilmente gli occhi di pericolose creature pronte ad attaccarci una volta notati.
I mostri saranno i servi dell’antagonista principale e ci daranno la caccia per tutto il castello: avranno tutti un aspetto umanoide, ma di umano ormai hanno ben poco, e l’unico modo per difenderci da loro sarà nascondersi ed aspettare pazientemente in un angolino o cercare di scappare il più velocemente possibile. Un aspetto importante di The Dark Descent è quello di ascoltare attentamente i grugniti che emetteranno i mostri: in base al suono che rilasceranno potremo capire se ci stanno dando la caccia, se ci hanno notati o se decidono di cercare altrove. Il sonoro all’interno del gioco è qualcosa di eccezionale ed uno dei punti di forza maggiori che troveremo nel titolo di Frictional Games che, anche a distanza di anni, continua a farsi valere come uno dei giochi horror più riusciti nella storia.
Subito dopo l’uscita di questo grande titolo arrivò il dlc Justine, ambientato in Francia, che seppur corto lasciò un segno nella serie. Il dlc vi farà vestire i panni di una giovane donna che si risveglia in una sporca prigione abbandonata; una volta acceso il grammofono, inizieremo a sentire un’elegante voce femminile quasi rallegrata che ci spiegherà il motivo della nostra presenza in quel posto dimenticato da Dio: dietro la voce si cela Justine, una sanguinaria nobildonna che rinchiude vittime ignare per puro divertimento personale, esponendole a pericolosi esperimenti nelle sue prigioni. Justine ricorda una spietata donna realmente esistita di nome Elizabeth Bathory, soprannominata Contessa Sanguinaria. Elizabeth nel suo castello raggruppava giovani donne per poi torturarle per strani esperimenti di magia occulta.
Questo dlc sarà più focalizzato sul risolvere puzzle per assicurarsi la propria sopravvivenza (come ad esempio sacrificare altre vittime per avanzare) in tutto ciò saranno presenti anche delle creature per renderci la vita ancor più complicata. La novità più grande introdotta in Justine è di sicuro la morte permanente: una volta che il giocatore morirà non avrà la possibilità di caricare la partita e dovrà ricominciare tutto da capo.
Justine nella sua corta esperienza racchiude tutto quello che serve per terrorizzare per bene un giocatore: la continua velocità che non vi permetterà di ragionare lucidamente, puzzle intriganti, e quella paura costante di morire e ricominciare da capo. Vi assicuro per esperienza personale che non riuscirete a scordarlo facilmente.
Il forte successo di Amnesia: The Dark Descent spinse i ragazzi di Frictional Games a lavorare ad un altro horror, questa volta sull’intelligenza artificiale (Soma) lasciando in eredità il seguito ad un altro studio di sviluppo, The Chinese Room, creatori di titoli come Dear Esther. Amnesia: A Machine for Pigs, seguito diretto di The Dark Descent venne rilasciato 3 anni dopo il suo predecessore, nel 2013 precisamente, e portò dei cambiamenti alla serie che divise i fan a metà tra contenti e scontenti.
Vestiremo i panni di Oswald Mandus che si ritrova senza memoria nella sua ricca e grande villa, con l’obiettivo di trovare i propri figli scomparsi che riesce a vedere spesso a causa di alcune allucinazioni. Oswald scopre all’interno della sua casa un grosso macchinario nascosto e dovrà cercare di capire il perché della presenza di questo macchinario, ma dovrà tener conto anche ad altre presenze che si aggirano nella sua dimora. A dargli la caccia troveremo dei nuovi tipi di nemici chiamati Manpigs: queste creature saranno ibridi di umani mischiati a suini, molto più violenti ed animaleschi comparati alle creature di The Dark Descent, e non vedranno l’ora di mettere le mani su Oswald per smembrarlo a dovere.
L’ambientazione è davvero ben curata e parecchio interessante sotto molti aspetti, ma, purtroppo, non viene sfruttata come dovrebbe per via dei cambiamenti apportati dal team The Chinese Room che molti fan non hanno per niente digerito. Quella costante paura che costringeva il giocatore ad esplorare ogni singolo dettaglio del castello, per trovare cerini ed olio per la proprio laterna, venne rimossa dando spazio ad un gameplay più diretto. La nostra lanterna in questo capitolo avrà una quantità illimitata d’olio e non necessiterà alcuna ricarica; inoltre i cerini sono stati rimossi togliendo la possibilità al giocatore di illuminare gli ambienti a proprio piacimento, risparmiando l’olio della lanterna. Con una lanterna illimitata e la mancata presenza di cerini venne rimosso anche il sistema di sanità mentale; se prima il nostro protagonista doveva affrontare anche quella paura che circondava la mente causandogli problemi fisici, questa volta potremo girare liberamente nei corridoi bui con una tranquillità che su The Dark Descent potevamo scordarci.
L’esperienza in se risulterà più semplice e non ci sarà più quel continuo disagio e quella difficoltà mentre esploriamo, stessa cosa per i puzzle che risulteranno gestibili. In compenso però la storia rimane comunque ben strutturata, con un finale più “psicologico” e focalizzato sul far ragionare il giocatore, proprio per questo A Machine For Pigs, seppur definito l’anello debole della collection, potrebbe essere apprezzato se non si paragona troppo spesso al suo predecessore, anche se ci si aspettava di meglio.
Nonostante i suoi 10 anni alle spalle Amnesia rimane tutt’ora piacevole graficamente: in questa collection tutti e 3 i capitoli girano egregiamente su Xbox One, togliendo qualche piccolo rallentamento, come già successo su Playstation 4. Girerà tutto con 60 fps costanti anche se come menzionato in precedenza ci sarà qualche piccolo calo dovuto alle azioni veloci o agli effetti grafici come la sfocatura, ma questo porting rimane comunque ben fatto. Gli effetti sonori rimangono eccezionali in tutti e 3 i capitoli e giocarli in una tv, dal proprio divano, con la giusta atmosfera ed un bel paio di cuffie farà rabbrividire anche i giocatori più coraggiosi, nonostante gli anni passati.
Pro
- Ambientazioni e sonoro molto curati
- Storie interessanti
- Ancora terrificanti nonostante gli anni
- Amnesia: The Dark Descent rimane una garanzia
Contro
- Qualche piccolo rallentamento
- Vari bug (specialmente su A Machine for Pigs)
Se non avete avuto la possibilità di provare i titoli della saga Amnesia e siete possessori di una Xbox One, questa collection è un’occasione troppo ghiotta da non lasciarsi sfuggire. Seppur con qualche piccolo problema e qualche rallentamento, il porting rimane comunque ben curato con 60 fps costanti ed una grafica che risulterà ancora piacevole, se non siete troppo pignoli. The Dark Descent rimane il grande protagonista di questa collezione, ma anche i suoi successori avranno i propri punti forti. Proprio per questo motivo vi consiglio di provare tutti e 3 i titoli cercando di non paragonarli troppo tra loro, così che avrete la possibilità di notare le differenze ed apprezzare le loro novità.
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