C’è chi, tra la vasta marea di giocatori nel globo, non digerisce le novità. C’è chi non ha amato l’evoluzione di Lara Croft, passata da archeologa senza paura dei primi capitoli a fragile sopravvissuta nel reboot Tomb Raider di qualche anno fa. C’è chi si è appassionato poi al cambio di rotta della serie Assassin’s Creed, che con Origins prima e Odyssey poi ha abbracciato la filosofia del GDR open world, e chi invece, nostalgico dei bei tempi andati, rimpiange Ezio Auditore e i vecchi capitoli.
Si rivolge proprio a questi giocatori la nuova edizione Assassin’s Creed III Remastered, un pacchetto lanciato da Ubisoft nei giorni scorsi che comprende le rimasterizzazioni in HD di Assassin’s Creed III e del suo, chiamiamolo così, spin-off Assassin’s Creed III: Liberation, per ricalcare l’operazione già compiuta nel 2016 con la The Ezio Collection e affiancare all’ottimo Odyssey la riproposizione di alcuni classici della serie. Disponibile sia come parte dell’offerta del Season Pass di Odyssey, sia come bundle a parte, abbiamo avuto modo di provare a fondo questa nuova collection, e vi raccontiamo com’è andata nella nostra recensione.
Versione provata: PlayStation 4 Pro.
LA FINE DELL’INIZIO
Fedele alla perfetta dimensione di gameplay e impostazione che la serie aveva trovato con il secondo capitolo, Assassin’s Creed III, nel 2012, spostava l’attenzione su un nuovo protagonista e un periodo storico completamente differente, senza però dimenticare che si trattava del grande capitolo conclusivo delle vicende di Desmond Miles. Dopo le Crociate e il Rinascimento, il setting abbraccia il Nuovo Continente, dove nel XVIII secolo George Washington e i suoi alleati erano impegnati a contrastare il potere inglese per divenire una terra completamente indipendente. In tutto questo non potevano mancare né i Templari, che da sempre hanno interessi nelle alte sfere del potere, né tantomeno gli Assassini, nemici giurati dei primi e intenzionati a fermarli.
Concepito inizialmente come la conclusione dell’intera serie, oggi sappiamo benissimo che i piani di Ubisoft cambiarono in corsa, e probabilmente buona parte del disappunto che il pubblico provò in quell’occasione fu dovuta proprio a questo. Sebbene la storia di Connor Kenway, l’assassino protagonista principale e alleato di Washington contro i Templari tra i quali figurava anche il suo carismatico padre Haytham (a proposito, fu il primo Templare giocabile nella storia della serie), non avesse la stessa carica emotiva e significativa della vita di Ezio Auditore che ci era stata raccontata negli anni precedenti ma si inserisse alla perfezione nel contesto storico di riferimento, fu la chiusura della storyline di Desmond a destare più dubbi e perplessità, con addirittura alcuni fan che dichiararono “rovinata” la serie.
Difficile dirlo, ma col senno di poi ho sempre trovato Assassin’s Creed III un validissimo gioco della serie. Il titolo prendeva tutto quello che aveva funzionato nei suoi predecessori (II, Brotherhood, Revelations) mantenendo le feature più riuscite e introducendo nuove meccaniche, e sviluppando inoltre un diverso tipo di parkour che meglio si sposava con il setting nordamericano. Le città di quelli che verranno chiamati Stati Uniti sono molto differenti da quelle europee, e dunque scalare le abitazioni di Boston o di New York non può dare la stessa sensazione che poteva dare la vetta del Colosseo o di una delle numerose chiese di Firenze. Ma appunto per questo, che molti condannarono come uno snaturamento della serie, trovo AC III molto ben contestualizzato, capace di non restare troppo adeso ad una formula che poteva andare bene nel Rinascimento. La rimasterizzazione, ovviamente, sotto questo punto di vista non ha portato alcuna modifica. La storia di Connor, così come quella di Desmond, è rimasta completamente invariata, e allo stesso modo le principali meccaniche di gioco.
Pad alla mano, il feeling di Assassin’s Creed III è rimasto invariato. I combattimenti sono sempre molto spettacolari e con tantissimi approcci differenti, ma funestati sin da subito da un’IA nemica che i fan della serie hanno sempre contestato fino a Unity (dove addirittura si diceva che i nemici fossero troppo intelligenti, quasi paradossale come cosa…). Le città, così come le altre aree esplorabili, sono magnificamente riprodotte e ricche di attività, missioni, oggetti da trovare, tutto nello stesso ormai inconfondibile stile che la serie aveva adottato. Anche le meccaniche tipiche della serie non accennarono – e lo fanno tuttora – a distaccarsi dai canoni stabiliti, e questo, anche questo forse, fu uno dei motivi che iniziarono a decretare il declino di Assassin’s Creed come lo conoscevamo. Non tanto per le vendite, che anche con il quarto capitolo Black Flag continuarono a volare, ma per una riproposizione annuale che iniziava a pesare persino sui fan più accaniti. A parte tutte queste considerazioni, comunque, la remastered di Assassin’s Creed III permette ai neofiti di vivere una grande esperienza molto importante nella storia del franchise, e lo stesso vale per chi ha voglia di rituffarsi in un gioco e in una concezione ormai abbandonate a favore di altro.
RIMESSO A LUCIDO
Già dalle prime sezioni dedicate ad Haytham, è ben visibile l’ottimo lavoro di rimasterizzazione operato da Ubisoft, che su PS4 Pro offre davvero un bel colpo d’occhio. La remastered gira interamente a 1080p, che passa poi ad una risoluzione 4K con HDR su console potenziate (dunque anche Xbox One X), e vanta texture ad alta risoluzione che rimettono completamente a nuovo il titolo. Il rinnovato sistema di illuminazione rende tutto inoltre molto più realistico (il sistema PBR fa miracoli anche sui titoli con 7 anni sulle spalle), e tutti gli ambienti sono stati arricchiti di vegetazione ed elementi per sopperirne all’eventuale mancanza in precedenza. Anche i modelli dei personaggi, nel complesso, sono stati soddisfacentemente recuperati e sistemati, l’unica nota dolente in questo senso rimangono i visi dei personaggi che sembrano non aver giovato del lavoro di restauro. È un problema che già avevamo visto nella The Ezio Collection, ed evidentemente è qualcosa di non facile risoluzione. Fa comunque piacere notare che Ubisoft non abbia deciso di riproporre il titolo originale 1:1, ma che abbia ritoccato alcuni aspetti per farlo figurare meglio. Non solo dal punto di vista grafico.
La rimasterizzazione non si è infatti limitata a tirare a lucido Connor e i luoghi delle sue avventure, ma ha anche introdotto una serie di contenuti extra. Tutti i DLC di Assassin’s Creed III sono stati infatti inclusi nell’offerta: parliamo di Segreti Nascosti, una missione dedicata a Benedict Arnold, e l’intera trilogia de La Tirannia di Re Washington, una storia alternativa che vede il buon vecchio George nel ruolo di un, appunto, tiranno corrotto dal potere nonostante gli avvertimenti di Connor. Pacchetti che non aggiungono novità alle meccaniche di gioco, ma che aumentano di non poco la longevità del già corposo titolo andando ad arricchire l’offerta. E non finisce qui, perché le novità non si limitano all’inclusione dei DLC.
Insieme alla possibilità di creare molte più armi rispetto al gioco originale (tutte queste erano presenti come acquisti extra tramite microtransazioni, stavolta non presenti) tramite il solito sistema di crafting di progetti e materiali che incentivano a visitare ogni piccolo angolo della mappa, troviamo infatti qualche meccaniche “nuova” della quale viene dotato Connor come la possibilità di nascondersi tra i cespugli, prima assente. O ancora, la leggera modifica dell’interfaccia della mappa a schermo, che indica stavolta anche la direzione da cui provengono i nemici e dove stanno guardando (per le fasi stealth). Tutte novità che la serie ha acquisito nel corso degli anni, e agli sviluppatori è sembrato giusto introdurle in questa remastered data la perfetta contestualizzazione. Bravi loro.
In definitiva, il capitolo dedicato a Connor Kenway e finale della saga di Desmond è (ed era) un validissimo Assassin’s Creed, con i suoi pregi e i suoi difetti, su tutti la solita IA nemica davvero troppo facile da gestire. Il pubblico di quell’anno, probabilmente, rimase scottato da una trilogia di Ezio rimasta negli annali e da un setting, quello americano, che aveva ben poco da spartire con l’Europa. Mentre le città del Vecchio Continente si allungavano verso il cielo, Boston, New York e le altre città americane puntavano sull’espansione lineare e orizzontale, il che rende sicuramente meno affascinante il parkour e il panorama da osservare. Ma il contesto, quello sì, c’è tutto. E Connor sa il fatto suo.
C’È ANCHE AVELINE
Nel bundle di Assassin’s Creed III Remastered non c’è solamente la storia di Connor Kenway, ma anche quella di Aveline de Grandpré, protagonista femminile (la prima della storia della serie) di Assassin’s Creed III: Liberation. Il gioco era ambientato pressocché nello stesso periodo del suo fratello maggiore, sempre in America ma in due luoghi differenti. Aveline è infatti una ragazza afroamericana residente a New Orleans, da tempo membro della Confraternita che è intenzionata a porre fine al traffico di schiavi e ai maltrattamenti che la gente sta vivendo a causa dei potenti. Non senza, ovviamente, intracciare il suo cammino con i Templari e con antiche tecnologie della Prima Civilizzazione, da sempre oggetto del desiderio di entrambe le fazioni.
Si tratta di uno spin-off ricolmo dei vecchi canoni della serie, e che non introduce alcunché di nuovo se non la meccanica legata al cambio degli abiti di Aveline, suddivisi in tre categorie (da Assassina, da schiava e da nobildonna) che modificano il gameplay in piccole porzioni. Ma del resto parliamo di un gioco che in origine era concepito per un hardware completamente differente, e che aveva lo scopo di portare la serie su un altro sistema per testarne le potenzialità. AC III: Liberation uscì infatti in contemporanea ad AC III ma su PlayStation Vita, venendo poi riproposto solo negli anni successivi sulle console casalinghe. Naturale notare, in Liberation, dettagli meno curati, un comparto tecnico più soft (che comunque è stato rimasterizzato a dovere) e qualche incertezza nella risposta dei comandi che il titolo si porta dietro dalla sua prima incarnazione. Ciononostante, si tratta di un Assassin’s Creed di nome e di fatto, con vaste aree da esplorare (oltre a New Orleans ci sono altre due location da raggiungere nel corso della trama), le medesime meccaniche e combattimenti sempre acrobatici e divertenti. Permane infine, come per il capitolo principale, la sensazione che i volti non siano stati particolarmente curati per la rimasterizzazione.
PUNTI DI FORZA
- Ottima rimasterizzazione dal punto di vista grafico
- AC III rimane un gran bel gioco anche dopo molti anni
- Due giochi e tantissime ore ad un prezzo molto valido
PUNTI DEBOLI
- Sempre qualche incertezza sui volti
- AC III Liberation è il gioco invecchiato peggio
- Chi si è innamorato recentemente della serie forse non si troverà a suo agio con questi vecchi titoli
Insomma, c’è poco da dire su questa riedizione del contesto americano di Assassin’s Creed. I due giochi sono stati riproposti con un buon lavoro di rimasterizzazione, e il gioco con protagonista Connor è quello che ne è uscito alla grande con in più tutti i DLC e alcune chicche extra introdotte appositamente per l’occasione. Aveline, al contrario, soffre leggermente di alcuni inconvenienti, ma non dimentichiamoci che parliamo di un gioco in origine esclusiva PS Vita, dunque pensato per un hardware tutto differente e meno performante rispetto a quelli che ospitarono Assassin’s Creed III. Che, suo malgrado, è sempre stato molto bistrattato dai fan della serie, nonostante fosse una (quasi) perfetta chiusura del cerchio evolutivo della storia di Desmond. Un buon pacchetto in generale, con tantissime ore di intrattenimento alla riscoperta delle vecchie glorie della serie, da fare vostro se siete fan sfegatati.
Considerando poi che il pacchetto AC III Remastered può essere vostro gratuitamente con il Season Pass di Assassin’s Creed Odyssey, non vedo perché non consigliarvi l’acquisto della Gold Edition dell’ultimo capitolo, con la quale avrete a disposizione centinaia di ore di contenuti.
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