Lo abbiamo atteso, bramato, desiderato oltremodo. L’estate, del resto, come spesso accade nel mondo dei videogiochi, per non dire sempre, non ha portato grandi soddisfazioni. La stagione più calda dell’anno, in termini di temperatura e non tanto di titoli, ha infatti partorito poche produzioni di altissimo livello, tra le quali citiamo Ratchet & Clank: Rift Apart e… e poco altro, poiché titoli come Ghost of Tsushima e Hades, recentemente riproposti su PS5 (e anche Xbox, nel secondo caso), non sono annoverabili tra i giochi inediti. Finalmente però, dopo mesi di zero cosmico o quasi, settimane intere di piattume nel panorama videoludica, è arrivato il gioco che potenzialmente può dare la scossa che serviva.
Ebbene, se anche voi aspettavate Deathloop, sappiate che la nuova produzione di Arkane Lyon è proprio la scossa di cui avevamo bisogno per iniziare alla grande la stagione autunnale, e non esageriamo se diciamo che il gioco è già un serio candidato ai più prestigiosi premi dei Game Awards e altre manifestazioni. Sono parole grosse, lo riconosciamo, ma le diciamo con cognizione di causa, specialmente se pensiamo che il fattore hype porta talvolta a rovinare l’esperienza viste le aspettative troppo alte. Deathloop, per sua e nostra fortuna, ha fatto centro. Vi spieghiamo perché, nella nostra approfondita recensione.
Versione provata: PlayStation 5.
DALL’INIZIO
Isola di Blackreef. Una mattina, sulla spiaggia, Colt si risveglia circondato da bottiglie, frastornato forse da qualche tipo di bagordo fatto la sera prima. L’uomo capisce però che c’è qualcosa che non va. Dopo aver trovato un’arma e recuperato un misterioso dispositivo chiamato Hackamajig in una baracca, Colt esce allo scoperto, pronto a sopravvivere a Blackreef. Il tutto, almeno, fino a sera…
Isola di Blackreef. Una mattina, sulla spiaggia, Colt si risveglia circondato da bottiglie, frastornato forse da qualche tipo di bagordo fatto la sera prima. L’uomo capisce però che c’è qualcosa che non va. Dopo aver trovato un’arma e recuperato un misterioso dispositivo chiamato Hackamajig in una baracca, Colt esce allo scoperto, pronto a sopravvivere a Blackreef. Il tutto, almeno, fino a sera…
Isola di Blackreef. Una mattina, sulla spiaggia, Colt si risveglia circondato da bottiglie, frastornato forse da qualche tipo di bagordo fatto la sera prima. L’uomo capisce però che c’è qualcosa che non va. Dopo aver trovato un’arma e recuperato un misterioso dispositivo chiamato Hackamajig in una baracca, Colt esce allo scoperto, pronto a sopravvivere a Blackreef. Il tutto, almeno, fino a sera…
- Nei panni di Colt, i giocatori sono intrappolati in un loop temporale sulla misteriosa isola di blackreef, condannata a rivivere lo stesso giorno in eterno
- La reputazione di arkane per il suo stile di gioco coinvolgente lascia ai giocatori la libertà di aggirarsi furtivamente per i livelli o affrontarli ad armi spianate.
Isola di Blackreef. Una mattina… blablabla sì, insomma, avete capito. Colt è intrappolato su Blackreef all’interno di un loop temporale che lo riporta all’inizio della giornata ogni volta che scocca la mezzanotte o che l’uomo muore in circostanze più o meno misteriose, legate spesso agli strani avvenimenti che stanno caratterizzando l’intera isola. La vita di Colt, per riassumere il preambolo, è più o meno la stessa nella quale resta bloccato Bill Murray in Groundhog Day (Ricomincio da capo, in italiano), anche se il protagonista del gioco di Arkane può vantare qualcosa in più dello sfortunato meteorologo bloccato nella cittadina di Punxsutawney: armi e poteri, certo, ma anche la consapevolezza che, forse, esiste un modo per interrompere questo infernale ciclo nel quale si è trovato.
Se la star di Ghostbusters e Polpette doveva semplicemente ritrovare se stesso e cambiare il suo modo di agire e interfacciarsi con le persone, il protagonista di Deathloop scopre invece molto presto, almeno all’interno del gioco (da quanto sarà all’interno del loop?), che potrebbe esistere un modo particolarmente sanguinoso per poter fuggire da questa prigione temporale che è l’isola di Blackreef, e a suggerirgli tale sistema sarà un evento a dir poco incomprensibile al quale assisteremo nelle primissime battute del loop. Senza entrare nel dettaglio, poiché desideriamo che vi godiate ogni istante della narrazione di Deathloop e ogni sfumatura dei suoi colpi di scena avanti e indietro nella linea temporale, sappiate che ben presto Colt verrà colt-o (scusate il gioco di parole) di sorpresa da una certa Julianna Blake, colei che resterà la più grande spina nel fianco della sua missione principale, che non ha però fatto i conti con l’imprevisto che rischia di rovinare la quiete (?) del loop. Colt inizia infatti a prendere coscienza del ciclo in cui si trova, a ricordare ciò che ha vissuto nelle giornate precedenti – o forse sarebbe meglio dire nelle stesse giornate precedenti, in quanto il giorno che vivremo sarà sempre il solito – e a muoversi sempre di più verso ciò che ambisce.
Per parlare di come viene gestita la storia e la narrazione, occorre fare una precisazione molto importante. In Deathloop storia e gameplay si fondono in un connubio straordinario, la rappresentazione dello yin e dello yang che si toccano, si avvicinano e si allontanano in continuazione. Deathloop è un “gioco nel tempo”, un titolo che, grazie alla sua natura sfacciatamente roguelike, genere al quale molte grandi produzioni ad alto budget si stanno approcciando con risultati eccellenti, riesce a sfondare le barriere di ogni momento apparentemente bloccato nel tempo e cambiarne i connotati.
TI SPIEZZO IL LOOP
Come dicevamo, Colt scopre presto alcuni importanti dettagli del loop mantenendone la memoria, e scovando soprattutto il modo di spezzarlo. L’isola di Blackreef, teatro di questa bizzarra sequela di eventi, è dominata da quelli che si fanno chiamare Visionari, scienziati accomunati da un enigmatico progetto chiamato AEON e che, in qualche modo, rappresentano la chiave dell’esistenza della prigione temporale. Se i Visonari esistono, il loop esiste. Se i Visionari muoiono, il loop muore con loro, facendo quindi uscire Colt dal peregrinare infinito. Né più né meno, questa diventa rapidamente la missione del protagonista; dopo aver compreso i primi meccanismi del ciclo, non senza qualche importante colpo di scena, a Colt diviene subito chiaro che l’unico modo per fuggire da Blackreef è quello di porre fine all’esistenza dei Visionari, in un colpo solo. Tutti, nessun escluso, in un giorno solo. Questa è la sua sfida.
Deathloop non è però un semplice sparatutto lineare, bensì un’esperienza spiccatamente roguelike. Gli sviluppatori mettono sì di fronte ai giocatori un’avventura lineare, con un inizio e una fine, ma lasciano nelle mani del giocatore l’intera gestione della parte centrale, che viene plasmata, modificata e rimodellata da Colt stesso. Tra le più grandi intuizioni di Colt, e di Arkane stessa che ha deciso di superare quanto fatto per le sue precedenti opere, c’è il piacere della scoperta che viene lasciato nelle mani del giocatore, ben presto conscio del fatto che ogni sua azione avrà importanti ripercussioni su quello che sarà il futuro – futuro inteso come le successive ore della giornata, sia chiaro.
Divisa in quattro aree principali tra Complesso, Fristad Rock, Updaam e Baia di Karl, esplorabili liberamente, Blackreef copre come dicevamo un lasso temporale di un giorno, 24 ore durante le quali accadono parecchie cose davvero interessanti. Il Visionario Egor, ad esempio, riesce durante il pomeriggio a portare a termine un importante esperimento al quale lavora da tempo (concetto un po’ relativo, ma avete capito), il che gli impedisce di ritrovarsi la sera ad Updaam insieme a un altro visionario, Aleksis, che sta dando una grande festa con numerosi invitati. Ragionando quadrimensionalmente, come direbbe il buon Doc Brown di Ritorno al futuro, se Egor dovesse fallire il proprio esperimento, nulla gli impedirebbe di andare alla festa del collega poche ore dopo, il che significherebbe avere ben due Visionari nello stesso punto dello spazio e del tempo. Un obiettivo non a poco, se consideriamo appunto che la missione di Colt è quella di uccidere tutti gli otto Visionari di Blackreef in un unico ciclo, operazione non semplice e che necessita di pazienza, ragionamento e, perché no, anche tante morti e azzeramenti del loop a fronte di ogni scoperta.
Blackreef è ricolma di indizi e suggerimenti utili per il buon Colt che dovrete memorizzare e interpretare, imparando a leggere ogni cosa che il gioco vi mostrerà. La sua raccolta di informazioni attraverso i cicli porta il protagonista a scoprire molto di più sull’isola, sui Visionari e sugli Eternalisti, abitanti di Blackreef che servono ciecamente il volere dei loro superiori, e a capire che esistono più modi, attraverso le sue azioni, per manipolare il tempo – o meglio, il corso degli eventi della giornata, rendendo la sua missione via via più semplice e abbordabile rispetto a quanto non lo fosse inizialmente, quando le morti cioè sono all’ordine del giorno. È già qui che emerge la genialità di Deathloop, quello che all’apparenza sembra un semplice puzzle di cui dobbiamo rimettere a posto i pezzi, ma che in realtà è una tela che siamo noi a dipingere con le nostre azioni. Il risultato finale, visibile al termine della sera della giornata a Blackreef, è frutto delle nostre scelte e della lunga e sapiente raccolta di dati e uccisioni mirate. La meccanica temporale di cui Deathloop è permeato è definita alla perfezione, per una delle IP più fresche e innovatrici degli ultimi anni che non disdegna di guardare al passato di Arkane, che si riflette direttamente sul gameplay.
METTI IL LOOP, TOGLI IL LOOP, METTI IL LOOP, TOGLI IL LOOP
Proprio come ogni loop, anche Colt parte da zero con il suo armamentario. L’unica cosa davvero importante in suo possesso è l’Hackamajig, un dispositivo che tramite impulsi elettrici consente di bypassare, disattivare o anche attivare all’occorrenza sensori di movimento e torrette balistiche, ricordando comunque che l’importante, come da tradizione per i titoli Arkane, è mantenere il più sicuro anonimato. Nonostante la spiccata estetica anni ’60 dell’intera isola tra colori e arredamenti, Blackreef, un capolavoro del level design con “mondi” completamente aperti e visitabili, e ciò comprende anche numerosi interni e vie secondarie che dobbiamo scoprire, è permeata di tecnologia anacronistica che è anche al nostro servizio, e della quale Colt dovrà imparare a servirsi per i suoi scopi. Dal nascondersi da occhi e orecchie indiscrete, al distrarre i numerosi Eternalisti che si interpongono tra lui e il suo obiettivo principale in quel momento, sia esso un particolare compito da portare a termine per sbloccare nuove strade possibili all’interno del loop, una combinazione per aprire una cassaforte contenente il documento che serve, o un Visionario da terminare per arrivare sempre più vicini alla risoluzione e, soprattutto, rubarne la tavoletta.
La giornata di Blackreef è suddivisa in quattro momenti chiave, vale a dire mattino, mezzogiorno, pomeriggio e sera, e come abbiamo detto in ognuno di questi momenti accadono determinati eventi che hanno ripercussioni sulle successive ore. Una volta tornato, o ripartito, al luogo sicuro nelle gallerie dell’isola, Colt può scegliere in quale area di Blackreef dirigersi e in quale momento della giornata, mandando anche eventualmente avanti il tempo nel caso in cui gli interessi un particolare momento, tutto questo a meno che ovviamente non scocchi la mezzanotte e il loop riparta. Contornato da una colonna sonora ipnotica e un ambiente circostante che varia anch’esso nel corso della giornata – anche se non in tempo reale; una volta che saremo in uno dei distretti di Blackreef, il tempo infatti si “congelerà”, per così dire, e ricomincerà a scorrere una volta che abbandoneremo la zona –, Deathloop fa sapientemente uso delle meccaniche di “vivi, muori e ripeti” mettendo da subito in chiaro che essere abbattuto o far ripartire un ciclo, in questo gioco, non deve essere visto per forza come una sconfitta. Saper cogliere ogni opportunità, siano esse le indicazioni provenienti da linee temporali precedenti o addirittura dialoghi che potremo udire spiando gli stupidi Eternalisti, è l’essenza stessa di Deathloop e della sua formula vincente e innovativa.
Stupidi, abbiamo detto, e lo ribadiamo ancora una volta: stupidi. Sorvolando su un risvolto finale abbastanza scialbo della storia principale e che lascia spazio a qualche interpretazione, ma che potrebbe dare anche sensazioni di incompiuto come già accaduto in precedenza per le produzioni targate Arkane, il problema più grosso di Deathloop è rappresentato dall’IA nemica, semplicemente troppo basilare e aggirabile con pochissime mosse. Sorprendere i nemici alle spalle o con aggeggi e distrazioni, fulcro e pagina più importante del manuale di Deathloop, è fin troppo facile, con il loro elevato tempo di risposta all’allerta dopo aver trovato un cadavere o qualcosa che non va come dovrebbe, o il loro ben poco chiaro intuito anche quando si trovano Colt di fronte a loro. Insomma, parliamo di Eternalisti, ognuno dei quali porta una maschera che serve probabilmente a renderli ancor di più meri sottoposti il cui unico scopo è preservare il loop o morire nel tentativo di farlo, che fanno fatica ad accorgersi di un corpo estraneo – Colt – mentre passa nelle loro vicinanze, cosa che fa ulteriormente riflettere se poi pensiamo che, essendo un loop, l’unica variante è rappresentata appunto dall’uomo che devono fermare. La pessima IA viene leggermente bilanciata, anche se non è propriamente il termine più adatto, dalla scarsa resistenza ai colpi di Colt, e dunque allertare un folto manipolo di Eternalisti come può essere quello della Libreria di Updaam, sempre ricolma di nemici, non è mai una buona idea, anche nel caso di una linea temporale nella quale siamo attrezzati e armati di tutto punto.
Ed ecco quindi che dobbiamo discutere anche del sistema di gestione dell’equipaggiamento e delle abilità, solo all’apparenza complicato ma che risulta sempre più chiaro mano a mano che avanziamo nei loop. Colt può portare con sé fino a un massimo di tre armi, insieme agli onnipresenti Hackamajig, granate esplosive e tavoletta che consente di tornare in vita per tre volte all’interno dello stesso loop (grazie Arkane per averci pensato), dopodiché tutto il resto viene gestito da come affronteremo i cicli. Esplorando, uccidendo gli Eternalisti e i Visionari – ma anche Julianna, e su questo ritorneremo dopo – ed eseguendo determinate azioni come aprire una cassaforte in precedenza chiusa, Colt troverà sul suo cammino nella giornata a Blackreef altre armi ma anche piastrine (potenziamenti per le armi, in poche parole, che possono essere applicate alle bocche da fuoco durante le fasi di intermezzo tra i momenti della giornata) e soprattutto tavolette, che rappresentano la vera eredità dei vari poteri di Dishonored e Prey, a loro volta omaggi di BioShock, System Shock e così via.
Le tavolette sono ad uso e consumo esclusivo dei Visionari e di Julianna, e sono la fonte delle speciali abilità dei bersagli di Colt. Uccidendo uno dei bersagli primari del loop, potremo rubare la sua tavoletta e soprattutto assorbire il suo Residuo, una sorta di energia di cui alcune persone, o anche piccoli oggetti di Blackreef, sono permeate a causa della loro permanenza all’interno del ciclo e, evidentemente, dei loro particolari poteri. Se le varie tavolette, che possono anche essere potenziate con effetti extra uccidendo gli stessi bersagli in più cicli, e le piastrine sembrano apparentemente legate a un solo loop, è qui che entra in gioco il Residuo, attraverso il quale potrete, alla fine di un momento della giornata o dell’intero ciclo, infondere armi e le già citate piastrine e tavolette per far sì che possiate conservarne memoria allo scoccare dell’inizio di un nuovo giorno. L’equipaggiamento a voi preferito, quindi, diventa la chiave del vostro successo, e da esso viene determinato anche l’andamento delle giornate. Nella nostra permanenza a Blackreef, ad esempio, non abbiamo potuto fare a meno di divertirci con l’immancabile sparachiodi, arma fondamentale per chi vuole essere il più silenzioso possibile, ma la buona varietà di armi di Deathloop consente più approcci e più modi di giocare. Conoscendo più nel dettaglio i Visionari e i loro punti deboli, ad esempio, imparerete a scegliere più coscienziosamente l’arsenale per quel particolare momento, lasciandovi comunque la possibilità di sperimentare tutto quello che volete, anche il metodo o la via per approcciarvi al bersaglio – ricordando ancora una volta che le aree cambiano nel corso della giornata, dunque potrebbe capitare che porte sigillate al mattino siano invece aperte nel pomeriggio.
Prima di disquisire degli aspetti meramente tecnici, dove in realtà non ci dilungheremo più di tanto data l’ottima prestazione offerta da Deathloop, dobbiamo spendere alcune parole circa un personaggio che abbiamo già nominato in più occasioni durante questa recensione: Julianna Blake. La nemesi di Colt non è solo la principale antagonista di Deathloop, e colei che più di tutti vuole mettere i bastoni tra le ruote al povero protagonista, ma può essere impersonata direttamente da un giocatore – anche da voi stessi, creando un bizzarro multiplayer con in realtà pochissime interazioni ma che offre uno scenario divertente. Scendiamo nel dettaglio: Julianna non è una semplice presenza eterea che parla con Colt attraverso un comunicatore – a proposito, i dialoghi tra i due sono davvero simpatici, e una lode va riservata anche ai doppiatori italiani che hanno fatto un ottimo lavoro –, ma una vera e propria minaccia che, in maniera completamente casuale, potrà irrompere nella vostra linea temporale e prendervi di mira. L’unico modo per scappare dalla furia di Julianna è quello di hackerare un dispositivo che riaprirà le gallerie, ma per farlo potreste dover essere costretti a uccidere la donna. Poco male, perché Julianna, esattamente come tutti gli altri abitanti di Blackreef, tornerà in forze nel ciclo successivo o addirittura durante lo stesso ciclo, in quanto lei… Beh, non vogliamo fare spoiler. L’idea di rendere Julianna giocabile, comunque, creando una sorta di multiplayer asimmetrico temporalmente parlando, è stata resa in maniera davvero divertente.
Decantando ancora una volta lo splendido level design, ma del resto quando si parla di Arkane è proprio questo che ci aspettiamo, sappiate infine che Deathloop fa la sua bella figura anche tecnicamente parlando. Sebbene il comparto grafico non sia particolarmente eclatante, il Void Engine procede senza sbavature – segnaliamo, almeno su PS5, alcuni leggeri cali di framerate solo all’inizio di certi momenti della giornata, mentre su PC persistono ancora oggi alcuni problemi di stuttering che speriamo gli sviluppatori risolveranno a breve. Parlando sempre della versione su console Sony, che avrà l’esclusiva temporale del gioco fino a settembre 2022, Arkane ha fatto un ottimo lavoro anche per sfruttare pienamente le funzionalità del controller DualSense, tra feedback aptico soave e trigger adattivi che riproducono la potenza delle armi da fuoco.
PUNTI DI FORZA
- La meccanica del loop e del “gioco nel tempo” è definita alla perfezione
- Gameplay ricchissimo di sfumature e possibilità
- L’isola di Blackreef è un capolavoro di level design
- IP fresca e innovatrice, che però guarda al passato di Arkane
PUNTI DEBOLI
- Il finale della storia ci ha lasciato un po’ di amaro in bocca
- IA troppo poco incisiva
Deathloop è il coronamento della carriera di Arkane. Fondendo sparatutto, immersive sim, open world e roguelike, la nuova opera dai creatori di Dishonored è un titolo a dir poco imperdibile, un prodotto che nasce dalle solidissime fondamenta di un concept all’apparenza senza troppe sorprese ma che invece ha il pregio di mettere nelle mani del giocatore l’intera gestione di una storia da vivere tutta d’un fiato, ciclo dopo ciclo, analizzando e interpretando tutte le occasioni che il gioco mette nelle nostre mani per portare a termine la più grande delle missioni: distruggere un loop temporale. Dopo Prey, Arkane confeziona un altro centro straordinario con un’IP fresca e innovatrice, che se avesse trovato la quadratura del cerchio anche per quanto riguarda l’IA avrebbe avuto tutte le carte in tavola per sbancare. Nell’insieme, però, è un difetto sul quale chiudiamo un occhio, visto l’ottimo lavoro realizzato dal team.
Ringraziamo Bethesda Italia per il codice review di Deathloop.
- Nei panni di Colt, i giocatori sono intrappolati in un loop temporale sulla misteriosa isola di blackreef, condannata a rivivere lo stesso giorno in eterno
- La reputazione di arkane per il suo stile di gioco coinvolgente lascia ai giocatori la libertà di aggirarsi furtivamente per i livelli o affrontarli ad armi spianate.
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