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Star Wars: Andor – La recensione dei primi quattro episodi

Mentre la divisione cinematografica appare ancora in alto mare, dopo la rimozione di Rogue Squadron dal calendario e la mancanza totale di novità sui film di Waititi, Johnson e gli altri interessati, il gruppo televisivo di Lucasfilm è una macchina da guerra instancabile, che ha adottato sostanzialmente la stessa costanza dei Marvel Studios. Paradossalmente è stata proprio la TV a far tornare in auge il nome di Star Wars, da subito con The Mandalorian (a proposito, avete visto il trailer della Stagione 3?) e successivamente con The Book of Boba Fett e Obi-Wan Kenobi, queste ultime davvero poco incisive sul fronte qualitativo ma comunque accolte con grandi ascolti.

TBOBF e Kenobi, è chiaro, hanno avuto una enorme risonanza grazie soprattutto al nome che si portano dietro. Boba Fett e il leggendario cavaliere Jedi sono icone riconosciute universalmente, simboli del franchise di George Lucas al pari di Darth Vader e Luke Skywalker. Quella di Andor, la nuova serie di Star Wars pronta a debuttare su Disney+ il 21 settembre con i primi tre episodi che abbiamo visto in anteprima (insieme al quarto, disponibile invece dal 28 settembre), è una sfida mica da ridere, forse anche più difficile di quella che Mando ha dovuto superare nel 2020. Perché se il personaggio di Pedro Pascal poteva contare sulla somiglianza con Fett, il buon Cassian Andor è un volto che non ha una grande storia alle spalle.

Vero, Andor è figlia del sorprendente Rogue One: A Star Wars Story, da molti considerato il miglior film dell’era Disney. Quasi un paradosso, se pensiamo che si trattava della pellicola meno ambiziosa tra le cinque finora prodotte da Topolino, eppure anche quella più riuscita grazie a un mix di azione, emozioni e giusti richiami alla gloriosa saga originale, giocando su un particolare elemento di Una nuova speranza per costruire una storia fatta di sacrifici. Stavolta, però, le cose sono differenti. Conosciamo il destino di Cassian, ma non conosciamo ciò che lo ha portato effettivamente lì, a combattere con Jyn Erso e K-2SO. Proprio da qui parte la nuova storia starwarsiana: chi è Cassian Andor?

Lasciamo a voi il compito di scoprirlo, ma da subito risulta chiaro quanto Andor sia lontano dalla concezione di eroe. L’oscurità intorno alla sua figura non riguarda soltanto l’ingombrante presenza dell’Impero, nella fase culmine del suo controllo della Galassia, ma la sua stessa natura. Andor vive costantemente ai limiti della legalità, per certi versi si può notare una somiglianza con Han Solo, il quale però aveva un certo codice etico superiore – omicidio di Greedo a parte, sia chiaro. Il personaggio, ancora una volta interpretato da Diego Luna, guarda costantemente alla sua missione e ai propri interessi, ed è proprio qui che la serie va a toccare gli elementi giusti. Andor, che proseguirà per altre stagioni, coprirà infatti un arco temporale di diversi anni, nei quali verrà fatta luce non solo sul cambio di prospettive del protagonista, ma anche sulla nascita della Ribellione.

Come una serpe in seno, la Ribellione nasce dal cuore dell’Impero stesso, affondando poi le sue radici nei popoli, nei cuori delle persone. Luthen Rael (Stellan Skarsgard), noto come eccentrico personaggio della benestante vita di Coruscant, ne è l’esempio più lampante. L’apparenza spesso inganna, e difatti l’Impero deve iniziare a fare i conti con situazioni che non tornano, complotti interni e personale non qualificato, il tutto con alti ufficiali che spesso guardano al tornaconto personale piuttosto che a quello di Palpatine. Star Wars, nel corso della sua epopea, ce lo ha già raccontato: buona parte della distruzione dell’Impero arriva dall’Impero stesso e dai suoi numerosi errori, e già Rogue One faceva di questo un punto cardine per mostrare l’ascesa della Ribellione a suon di sanguinose vittorie.

I primi tre episodi di Andor, in particolare, concepiti come una sorta di film prologo di questa serie, comunicano con grande efficacia l’atmosfera thriller che tiene in piedi lo show, dove Cassian sembra quasi il protagonista di una spy story. Gli elementi sono già al posto giusto: doppiogiochisti, denaro, ricatti, intercettazioni e caccia all’uomo. Dovendo presentare quello che di fatto è un personaggio nuovo, un Andor molto diverso da quello del film del 2016, la serie si prende tutto il tempo necessario per raccontarlo allo spettatore, facendo a meno di scene action che forse avrebbero interessato i più ma assolutamente insensate in questo preciso momento della storia. Per come sono gestiti questi primi quattro episodi, che rappresentano un’incoraggiante partenza (non diciamolo troppo forte, è stato così anche per TBOBF e Kenobi…), sembra proprio che Andor giocherà su due piani distinti della Ribellione, uno in cui la vedremo impegnata attivamente per contrastare l’Impero e un altro invece più subdolo, celato, attraverso il quale uomini e donne di potere intendono mettere un freno alla tirannia e alla prepotenza. Qualcosa che già i primi film avevano accennato, senza però mai metterlo realmente in scena.

Rispetto alle due serie sopra citate, in particolare la più recente Kenobi, Andor fa inoltre maggior uso di set fisici, che certamente alzano la qualità e lasciano piacevoli sensazioni starwarsiane. La tecnologia Volume è certamente un passo avanti, e ha aiutato Lucasfilm e altre produzioni specialmente in tempo di COVID, tuttavia ciò ha purtroppo spesso portato ad ambienti asettici, privi di vita e umanità, che vengono invece recuperate con questo ritorno alla praticità – che migliora anche sotto il profilo delle scelte registiche, dopo gli abomini di Deborah Chow su Kenobi. E, da non sottovalutare, finalmente Andor si allontana da Tatooine.

Sia chiaro, quella di Tatooine è una location iconica, un luogo che ancora oggi sa regalare emozioni (se fatte nel modo giusto), ma è stata indubbiamente abusata in questi anni. Vogliamo vedere di più, vogliamo vedere altro di questa sconfinata galassia, e Andor sembra voler soddisfare questi nostri desideri – non senza riproporre qualche pianeta ben noto, come il già citato Coruscant che fa il suo ritorno in live action dopo quasi vent’anni dalla sua ultima apparizione. Forse sarà anche grazie a questo ritorno al passato, in un pianeta di cui conosciamo l’importanza, che emergeranno figure di rilievo nel futuro dello show. In questi primi episodi non abbiamo identificato un vero e proprio villain che possa efficacemente opporsi al protagonista, ma certo siamo ancora agli inizi.

I primi passi di Cassian Andor, del quale scopriamo inoltre qualcosa sulla sua giovinezza che certamente si intersecherà con il futuro dello show, sono magnetici: guerra, politica, azione, segreti, un mix micidiale. Non è strano capire per quale motivo Lucasfilm, ancor prima della messa in onda, abbia già deciso di proseguire con una Stagione 2 la cui produzione è già iniziata, concludendo, forse per sempre (con Star Wars non si può mai sapere), la storia di un uomo comune che diventerà uno dei più importanti simboli della fine della tirannia.

I primi tre episodi di Andor usciranno domani, 21 settembre, su Disney+.

Scritto da
Andrea "Geo" Peroni

Entra a contatto con uno strano oggetto chiamato "videogioco" alla tenera età di 5 anni, e da lì in poi la sua mente sarà focalizzata per sempre sul mondo videoludico. Fan sfegatato della serie Kingdom Hearts e della Marvel Comics, che mi divertono fin da bambino. Cacciatore di Trofei DOP.

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