A cura di Luca Zenesini.
“Se guardo tutti voi, sapete cosa vedo? Dei perdenti… nel senso di persone che hanno perso qualcosa”. Così iniziava il discorso di Peter Quill per motivare il neo-gruppo dei guardiani nel primo film della saga. E in questi 9 anni, quel gruppetto di perdenti è cresciuto molto. Lo si può vedere benissimo in questo terzo capitolo (o meglio volume) della saga, diretto sempre da James Gunn.
Il regista ha reso la saga dei Guardiani della Galassia un inno ai perdenti, a chi si sente sempre fuori luogo e a chi non riesce a trovare il proprio gruppo. Soprattutto quest’ultimo capitolo, fin dalle prime inquadrature (ma soprattutto dalle prime note), ci vuole far capire cosa vuol dire essere quei perdenti di cui raccontava Quill. Delle persone che hanno perso qualcosa, che conoscono il dolore e proprio per questo sanno quanto preziosa e importante sia l’empatia. Ma non c’è empatia senza prima un’identità.
Il passato ci delinea, ma è quello che vogliamo diventare che definisce veramente chi siamo.
Come nei film precedenti, ogni personaggio è alla continua ricerca della propria identità, di chi essere veramente. C’è chi la cerca nelle proprie radici, chi, al contrario, cerca di scappare da esse. E proprio perché il passato è un tema così centrale all’interno della pellicola, anche il regista decide di “spolverare” (per quanto sia ancora molto giovane) il suo. Oltre alla sua estetica fuori di testa che abbiamo imparato ad apprezzare nei precedenti capitoli, Gunn, ci regala delle scene a tinte body-horror, legate alle sue radici alla “Troma” (casa cinematografica specializzata in horror indipendenti).
Grazie proprio al trucco fenomenale, a degli effetti speciali per nulla deludenti e delle scenografie che alternano riferimenti estetici a Cronenberg e colori vivacissimi, il film crea uno stile tutto suo. Un trip cartoonesco popolato da un cast che riesce perfettamente a bilanciare comicità sferzante e momenti pieni di dolore.
Ci voleva proprio un bel film di guardiani per risollevare l’universo Marvel che ultimamente, con i più recenti capitoli di Ant-Man, di Thor e le varie serie su Disney+, è riuscita a deluderci parecchio. Ma con Gunn a capeggiare la concorrenza, la domanda diventa chiara: riuscirà casa Marvel, a darci altre pellicole con questa qualità?
In conclusione, il film è proprio quello che ci si può aspettare: un bellissimo e dolce addio ai guardiani da parte di chi li ha creati. Un film che guarda con nostalgia al passato, ma che vuole comunque andare avanti. Perché le cose, a volte, devono finire, ci dobbiamo staccare da esse, e questo non per forza vuol dire che non sia stato un bellissimo viaggio. Questo è quello che la Marvel dovrebbe capire.
Scrivi un commento