Le divinità greche vivono tra noi, nascondendo i propri poteri come sono soliti fare i vampiri di Twilight. In questo complesso scenario urban, fatto di dèi litigiosi e legati ad antichi rancori, si ritrova intrappolata Grace, una ragazza appena uscita dal college e in cerca della propria strada.
Grace, sostenuta dall’amica d’infanzia Freddie, ha solo 7 giorni per salvarsi la pelle: la ragazza infatti viene accusata di aver ucciso la Musa Calliope e di averne rubato i poteri.
Sono queste le premesse di Stray Gods, the Roleplaying Musical, un’avventura narrativa a bivi sicuramente imperfetta ma con tante buone idee.
Scopriamone insieme pregi e difetti in questa recensione priva di spoiler!
Versione provata: PlayStation 5
Dèi allo sbaraglio
Per non rovinarvi il divertimento non ci soffermeremo più di tanto sulla trama, nonostante si tratti di un gioco interamente basato sulla narrazione e sulla caratterizzazione dei personaggi. Quest’ultima in particolare è il fiore all’occhiello di Stray Gods, the Roleplaying Musical, che mette in scena un intreccio non originalissimo ma dotato di alcune idee esilaranti.
Il design degli dèi “modernizzati” e le loro personalità sono ben pensati e rimangono impressi: dalla posata Atena alla collerica Persefone, dall’ambiguo Pan fino al triste Apollo, ci sarà più di un motivo per affrontare anche le linee di dialogo opzionali (caratterizzate da un punto di domanda). La protagonista, Grace, si muove invece su diverse caratterizzazioni che potremo assegnarle nel corso dell’avventura, rendendola più combattiva, più logica o più empatica. La sua migliore amica Freddie riesce a essere molto più di un personaggio secondario, rubando la scena in diverse occasioni.
Oltre a presentare nomi di spicco del panorama videoludico come Laura Bailey (Grace), Troy Baker (Apollo) e Ashley Johnson (Calliope), il nutrito cast di Stray Gods ha il pregio dell’inclusività: se per quanto riguarda questo aspetto il titolo ricorda Life is Strange, per altri siamo più verso The Wolf Among Us, seppur l’atmosfera sia decisamente meno dark.
Il potere della musica
Venendo al puro gameplay, Stray Gods somiglia a un fumetto interattivo: i disegni che costituiscono gli ambienti sono molto curati, così come il design dei personaggi, peccato invece per l’eccessiva staticità di alcune scene. Si avverte il bisogno di un maggior numero di disegni, senza contare che alcuni primi piani dei protagonisti andrebbero rifiniti e resi meno fuori fuoco rispetto allo sfondo.
Come accennavamo in precedenza, vi è la possibilità di parlare con quello o quell’altro personaggio, di approfondire più o meno il discorso attraverso le domande opzionali, di rispondere in modo differente a seconda del tratto che vogliamo imprimere maggiormente a Grace. Potremo inoltre intraprendere diverse romance, scoprendo le reazioni di ciascuno. In generale lo svolgersi dell’avventura è abbastanza telefonato e i bivi narrativi sono davvero pochi: ciò che deve succedere succederà comunque, nonostante esistano differenti finali a seconda di come avremo affrontato le ultime fasi di gioco.
Alcune scene memorabili controbilanciano un intreccio narrativo che è in realtà piuttosto prevedibile fin dall’inizio. Il climax dell’avventura è costituito dalle canzoni: Grace infatti, avendo ereditato il potere della Musa Calliope, è in grado di rivelare i veri sentimenti degli altri personaggi attraverso la musica. Grazie alle rapide scelte che prenderemo cantando, saremo in grado di plasmare le canzoni a nostro piacimento.
Essendo un gioco fortemente basato sul comparto audio, ci saremmo aspettati un missaggio migliore, invece purtroppo quest’ultimo è uno dei punti dolenti di Stray Gods: alcune voci sono quasi inudibili, altre troppo alte. Le canzoni invece, a parte rari casi, risultano poco orecchiabili e confusionarie a causa dei repentini cambi di genere musicale e delle voci che si accavallano.
Peccato non vi sia la possibilità di rigiocare alcune sezioni a nostro piacimento, banalmente per testare nuovi bivi narrativi e sbloccare i vari trofei: questo non è possibile nemmeno dopo aver raggiunto i titoli di coda, in quanto non esiste un un menu per la selezione delle scene. È vero che il gioco non è lunghissimo, ma dover ripartire dall’inizio è un po’ frustrante.
Il comparto tecnico, come avrete intuito, non è dei migliori: durante la nostra partita su PlayStation 5 siamo incappati in 3 crash. Al momento inoltre Stray Gods non è disponibile in lingua italiana, quindi vi sconsigliamo di acquistarlo se non siete pratici con l’inglese.
Nonostante i difetti di cui abbiamo parlato, Stray Gods, the Roleplaying Musical è un’esperienza godibile, ricca di idee, anche se potrebbe essere migliorato sotto molti aspetti. La storia si presta ad avere un seguito e non ci dispiacerebbe uno Stray Gods 2: una nuova avventura per i nostri dèi imperfetti, un titolo meglio rifinito per noi!
Punti di forza:
- I personaggi e la loro caratterizzazione
- Dura il giusto
- Riesce a divertire e a commuovere in più di un’occasione
Punti deboli:
- Non c’è possibilità di rigiocare solo delle scene e il comparto tecnico non è dei migliori
- Le scelte che davvero cambiano il corso della storia sono poche, così come le canzoni orecchiabili
- Il missaggio audio ha diversi problemi
Ci sono delle idee che vanno premiate. Stray Gods è sicuramente una di queste. L’avventura grafica – musical sviluppata da Summerfall Studios e pubblicata da Humble Games è un po’ Life is Strange e un po’ The Wolf Among Us, una sorta di fumetto interattivo che narra le avventure di Grace, una giovane ragazza dalla forte personalità che si ritrova a dover risolvere un misterioso omicidio in 7 giorni. I personaggi, dalla caratterizzazione e dal design a dir poco accattivanti, sono la modernizzazione delle divinità greche. Tra possibili romance, avventura, lacrime e canzoni, le circa 7 ore di gioco scorrono che è un piacere nonostante si tratti di un titolo funestato da un comparto tecnico non eccellente e da una trama, alla fine, piuttosto prevedibile. Lo consigliamo comunque a tutti coloro che amano i giochi narrativi a bivi.
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