Una delle notizie di spicco della scorsa settimana è quella che ha visto un cambiamento parziale degli accordi di utilizzo di Unity. La casa madre del motore di gioco infatti ha modificato la politica in merito alle installazioni, richiedendo una vera e propria “tassa” agli sviluppatori per ogni utente che provvede ad installare un titolo che sfrutta tale engine. Naturalmente le reazioni non si sono fatte attendere da parte degli studi, che hanno minacciato addirittura la rimozione dei propri videogiochi dagli store.
Ebbene, a quanto pare gli appelli sono serviti. Nelle recenti ore l’azienda ha annunciato un piccolo dietrofront sui cambiamenti apportati, promettendo una rimodulazione degli accordi. Ecco quanto espresso dalla società:
Vi abbiamo sentiti. Ci scusiamo per la confusione e la preoccupazione causate dalla tassa sulle installazioni che abbiamo annunciato martedì. Stiamo ascoltando, discutendo con i membri del nostro team, la comunità, i clienti e i partner e apporteremo modifiche alla regola. Condivideremo un aggiornamento tra un paio di giorni. Grazie per i vostri feedback sinceri e critici.
We have heard you. We apologize for the confusion and angst the runtime fee policy we announced on Tuesday caused. We are listening, talking to our team members, community, customers, and partners, and will be making changes to the policy. We will share an update in a couple of…
— Unity (@unity) September 17, 2023
Naturalmente ora è difficile prevedere quali saranno le decisioni di Unity, anche se la più probabile potrebbe essere quella di allinearsi con motori similari, come Unreal Engine, che richiede come pagamento una percentuale sulle vendite, piuttosto che sulle installazioni. L’altra ipotesi, ben più tragica, è quella del mantenimento della tassa sulle installazioni, ma con cifre più elastiche e meno impattanti dal punto di vista economico.
Non ci resta quindi altro da fare che attendere ulteriori aggiornamenti in merito.
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