Immaginate di essere nel 2024 e di voler proporre al mondo uno sparatutto in terza persona free to play con elementi looter shooter. A questo aggiungete poi la possibilità di essere uno sviluppatore coreano, che quindi non gode di buona fama tra i giocatori che amano fruire di giochi gratis (è infatti abbastanza noto che i team coreani spesso tendono ad impennare la difficoltà dei propri giochi proprio per indurre gli utenti a spendere).
Fatte queste considerazioni, avreste il coraggio di pubblicare un prodotto che rispecchia appieno queste caratteristiche? A maggior ragione dopo un certo Destiny 2: La Forma Ultima, ma anche considerando gli abbastanza mediocri risultati di Suicide Squad: Kill the Justice League e Skull and Bones? Probabilmente no.
Attenzione: questa è un’analisi che deriva da diverse ore di gioco ma di un prodotto che per forza di cose non può essere valutato numericamente vista la sua natura. L’articolo non è quindi da intendersi come una recensione, ma come un approfondimento su quanto potuto saggiare dal titolo in questa sua fase pre stagionale.
Vecchia storia, nuova storia
Chi ha risposto invece in maniera opposta è stata Nexon Games, che pochi giorni fa ha rilasciato su PC e console The First Descendant, la nuova fatica che cerca di risollevare le sorti del panorama F2P offrendo fin da subito un impianto il più possibile solido e divertente. Annunciato come Project Magnum nel lontano 2021, il titolo è stato velocemente liquidato come poco più di un ulteriore tentativo di cavalcare l’onda degli action RPG, un po’ sulla falsariga (drammatica) di prodotti come Anthem e Marvel’s Avengers. Tuttavia, con il passare degli anni, gli sviluppatori hanno lavorato alacremente sul progetto, portandolo a diventare una valida alternativa che cerca di combinare le migliori meccaniche del genere in un unico pacchetto.
La prima cosa su cui The First Descendant cerca di differenziarsi dalla massa è la trama che, pur non stravolgendo i canoni a cui ormai siamo abituati, tenta di rendersi almeno interessante. Il gioco proietta difatti i giocatori in un futuro in cui la razza umana è sull’orlo del baratro a causa di creature aliene chiamate Vulgus, le quali hanno raso al suolo buona parte del pianeta. I pochi superstiti hanno trovato rifugio ad Albion, un tecnologico villaggio fortificato che funge da vero e proprio HUB. All’interno di questo partono le missioni dei vari Discendenti, ossia super guerrieri capaci di contrastare i mostruosi invasori.
La differenza tra copiare e prendere spunto esiste?
Basta guardare qualche immagine o pochi frame di gameplay per capire istantaneamente che alcune missioni, la creazione della build, i moduli, le mod e le opzioni di modifica delle abilità ricordano molto Destiny; sarebbe ipocrita dire il contrario. Tuttavia, The First Descendant propone anche meccaniche simili a Monster Hunter, visto e considerato che in alcune incursioni i giocatori saranno chiamati ad abbattere veri e propri colossi con la possibilità anche di romperne le parti per esporne punti deboli o arrampicarcisi sopra.
Potrebbe quindi sembrare che la produzione di Nexon sia un simulacro di giochi più famosi, ma attenzione, questo è vero fino ad un certo punto. Il titolo sembra più che altro inserire e cercare di migliorare le caratteristiche peculiari di altre esperienze, offrendo il più possibile un’identità originale, che per forza di cose non può esserci fino in fondo, dato che molti altri sono arrivati prima di lui.
Come infatti ha dimostrato la storia, ignorare la concorrenza non è sempre l’idea migliore (qualcuno si ricorda come è finito Anthem? O meglio, qualcuno si ricorda di Anthem?). Ma per fare un esempio più calzante, basti pensare ad un altro grande nome come Tom Clancy’s The Division, gioco che ha tremendamente sofferto al lancio a seguito delle scelte definite innovative in termini di contenuti endgame e build-crafting. Questi aspetti sono stati completamente rivisti (e risolti) con The Division 2, che ha fondamentalmente abbracciato raid in stile Destiny godendone in termini di approvazione da parte del pubblico.
Un’altra cosa che pone a favore di The First Descendant è che i Discendenti sono più di semplici “tute”: questi risultano infatti personaggi veri e propri con ruoli tangibili nella storia. Bunny ad esempio non è solo la velocista del gruppo: è spensierata e carismatica a primo impatto, ma ha alle spalle problemi di abbandono e un’infanzia tutt’altro che facile. Poi c’è Sharen, un’assassina senza fronzoli che ha cercato di uccidere un comandante nemico ma, a seguito del suo fallimento, è finita in un corpo protesico con dolori lancinanti costanti.
Naturalmente è ancora presto per esprimersi sull’impatto complessivo della trama, ma di certo vi sono ottime basi per decollare, anche perché il gioco propone storie individuali per ognuno, in modo da dare all’utente la possibilità di conoscere meglio i vari protagonisti garantendo una profondità inedita per un prodotto appartenente al genere. Sul gameplay invece nulla da dire di troppo complicato, visto e considerato che rappresenta in tutto e per tutto uno sparatutto in terza persona, ciononostante, per avere qualche informazione aggiuntiva, vi rimandiamo alla nostra guida dedicata, dove abbiamo approfondito maggiormente quello che riguarda l’HUD e le meccaniche base della produzione.
Tutto bellissimo?
Ovviamente quanto detto non significa che The First Descendant sia esente da critiche o da preoccupazioni. Per quanto infatti possa sembrare ricco di contenuti al lancio, il post-lancio come ben sappiamo è una storia completamente diversa. Nexon aggiungerà certamente altri Discendenti con trame annesse e nuove armi, ma ci saranno nuove attività, eventi a tempo limitato, boss e obiettivi inediti? Come si amplierà la storia? Queste sono domande che naturalmente ad ora rimangono senza risposta.
C’è anche la questione della monetizzazione. Molto di ciò che finora è stato mostrato non è particolarmente diverso dai titoli contemporanei. The First Descendant vede infatti la presenza del Battle Pass in stile Destiny 2, che include elementi cosmetici ma anche bocche da fuoco esclusive (per quanto al livello 1, quindi senza un immediato aumento di potenza). Immancabile poi il negozio, che consente di acquistare direttamente i Discendenti, nonostante via sia come da prassi la possibilità di ottenerli più lentamente semplicemente giocando.
La cosa veramente negativa è che al momento Nexon non permette di guadagnare valuta premium all’interno del gioco se non aprendo il portafoglio, almeno non in questa fase. La grande quantità di acquisti potrebbe quindi scoraggiare alcune persone, ma dato che ci troviamo di fronte ad uno sviluppatore coreano, torna prepotentemente in campo la questione territoriale descritta ad inizio articolo (un esempio non troppo positivo della stessa casa è Dungeon Fighter Online), ma inutile fasciarsi la testa prima del tempo.
Per ora, The First Descendant ha fatto diverse mosse giuste, sia prima che dopo il lancio, mostrando tutte le potenzialità di cui gode. Sebbene non sfiderà probabilmente i migliori o i più affermati esponenti del genere, il lavoro di Nexon rappresenta senza troppi dubbi un’altra valida alternativa in cui immergersi, a maggior ragione per coloro che sono fortemente appassionati di looter shooter. Quello che ci auguriamo è che la fatica del team coreano possa crescere in modo sano e costante, così da generare un nuovo metro di paragone per una nicchia di prodotti che sembra ormai necessitare di nuova linfa vitale, e di una gestione più oculata da parte degli sviluppatori.
Se siete curiosi di conoscere qualche meccanismo più pratico del gioco, vi rimandiamo alla nostra guida per principianti, così come a quella che vi aiuta a scegliere il personaggio iniziale.
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