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The Mortuary Assistant – Definitive Edition | Recensione

Ad agosto 2022 un videogioco ha letteralmente impazzato su Twitch e YouTube, grazie alla sua capacità di “terrorizzare” content creator e pubblico associato. Di fenomeni di questo tipo ne sono certo accaduti diversi nel corso degli anni, ma la cosa che ha fatto maggiormente incuriosire sul progetto, è che il titolo, ossia The Mortuary Assistant, è stato sviluppato da una sola persona (un po’ come il recente Conscript, di cui vi abbiamo parlato qualche giorno fa).

Tale popolarità ha portato DarkStone Digital a lavorare intensamente sul gioco in questi ultimi mesi, portandolo alla fine anche su console casalinghe di ultima generazione, in modo che ancora più utenti abbiano la possibilità di vivere gli orrori creati da Brian Clarke. Sarà quindi riuscito il ragazzo a migliorare ulteriormente la propria creazione in questa Definitive Edition? Scopriamolo insieme in questa analisi.

Versione provata: PlayStation 5 

Silenzio di tomba?

The Mortuary Assistant mette i giocatori nei panni di Rebecca Owens, una ragazza laureata in scienze mortuarie che da qualche tempo lavora presso l’impresa di pompe funebri di River Fields. Una notte, a tarda ora, Rebecca riceve una chiamata dal lavoro, e si vede costretta a recarsi all’obitorio per imbalsamare una serie di corpi. Quello che inizialmente pare come una macabra routine, ad un certo punto inizia a trasformarsi in un incubo di allucinazioni e presenze demoniache.

Tutto inizia ad aver senso quando il responsabile della struttura, Raymond confessa alla giovane una drammatica verità: uno dei corpi presenti ad ogni turno di lavoro, ospita al suo interno un demone, che va debellato prima che possa liberarsi e prendere il controllo della protagonista.

L’unica speranza di Rebecca, quindi, è quella di cercare indizi sull’identità dello spirito, per riconoscere il suo nome e il corpo di cui ha preso possesso, in modo da bandirlo,  cremarlo ed aver salva la vita. Mano a mano che si procederà tuttavia nell’avventura si verrà a conoscenza di ulteriori dettagli misteriosi sul luogo e sul passato per nulla leggero della donna, di cui ovviamente non vi diremo nulla.

Metti la cera, togli la cera

Dal punto di vista del gameplay, l’esperienza di The Mortuary Assistant presenta una visuale in prima persona e, anziché un’esperienza “lineare”, pone i vari turni di lavoro come una sorta di livelli consecutivi, all’interno dei quali si sviluppa il canovaccio narrativo di cui vi abbiamo parlato poco sopra. In ogni ciclo lavorativo, il giocatore è chiamato ad interagire con l’ambiente e portare avanti la procedura d’imbalsamazione su tre specifici cadaveri, senza lasciarsi soggiogare dalle subdole apparizioni demoniache lanciate dall’entità di turno, volenterosa unicamente di possedere il corpo della protagonista.

L’iter da svolgere sulle varie spoglie sarà sempre il medesimo e, per quanto possano accadere completamente a caso degli eventi utili ad approfondire la trama dei vari personaggi, alla lunga la “catena di montaggio” risulta abbastanza automatica e quindi alla lunga preda della noia da parte dell’utente. Naturalmente la parte del leone, almeno per le prime ore, è svolta dalla tensione generata dallo spirito maligno presente, capace di far accadere le cose più strane ed inquietanti. Dal semplice sbattere di una porta fino ad arrivare al movimento del cadavere esaminato, le pratiche di terrore studiate dall’autore sono abbastanza diversificate e quasi imprevedibili, lasciando sempre sul chi vive l’utilizzatore.

Per cercare di raggiungere la fine del turno incolume, il giocatore deve prima di tutto identificare la famiglia ed il nome del demone, oltre che naturalmente il morto all’interno del quale alberga. Per fare questo è necessario identificare quattro specifici simboli e confrontarli in un apposito database informatico, in modo da apprendere la famiglia e l’identità del maligno di turno. Purtroppo l’interazione con il computer, indispensabile sia per l’inserimento dei dati che per l’apprendimento dell’entità, è abbastanza problematica e complessa su console: accade infatti spesso che il riquadro di selezione scompaia o sia di difficoltosa individuazione, generando un senso di frustrazione non indifferente (oltre che un’inutile perdita di tempo). Una volta recuperati tutti gli elementi l’imbalsamatrice è chiamata a mettere sul petto della salma tutti i vari caratteri dello sgradito ospite e a cremare il corpo, con la speranza di avere eseguito una corretta “indagine”.

Quello su cui Brian Clarke ha cercato di puntare al massimo, oltre ovviamente al comparto horrorifico, è il canovaccio narrativo, come dicevamo poco sopra. In questa Definitive Edition sono difatti presenti ben sei finali (uno in più rispetto alla versione 1.0) che, per quanto non siano strabilianti, risultano tutto sommato soddisfacenti, non fosse per la completa fortuna che talvolta richiedono in termini di eventi durante un turno di lavoro. Dal recupero di un determinato oggetto al fallimento o meno della missione giornaliera, il gioco spinge tuttavia ad arrivare al termine della storia di Rebecca ed il misterioso Dottor Raymond, nonostante la ripetitività delle azioni.

Tecnicamente da paura?

Il genere horror per poter essere credibile deve necessariamente godere di un assetto tecnico/grafico di prim’ordine, questo è un dato oggettivo. Pur avendo compiuto sensibili miglioramenti rispetto al passato, The Mortuary Assistant presenta ancora qualche piccola incertezza dal punto di vista della pulizia estetica, a maggior ragione su alcuni modelli di entità che, invece che far spaventare, lasciano abbastanza perplessi a causa della loro mancanza di originalità. Non va mai dimenticato il fatto che lo sviluppatore è una singola persona, ma è altrettanto vero che anche l’occhio vuole la sua parte, soprattutto per quanto concerne le animazioni dei vari individui, eccessivamente legnose e poco credibili.

Il codice di gioco è invece sufficientemente sgombro da bug e glitch, anche se in qualche occasione è capitato di chiedersi se una determinata situazione sia stata generata da un evento oppure da un errore di programmazione. L’ambito sonoro è invece quasi mosso da effetti audio piuttosto che da musiche originali, ma i primi offrono un accompagnamento apprezzabile e per nulla fuori contesto, traguardo non certo facile da raggiungere in un titolo che mette il silenzio quasi sempre come protagonista delle vicende.

6.9
Riassunto
Riassunto

The Mortuary Assistant è un titolo horror che gode di un concept interessante ed originale che, vista anche la programmazione svolta da una singola persona, merita una possibilità dagli appassionati del genere. Purtroppo il prezzo da pagare è una ripetitività tangibile delle azioni ed un comparto artistico non eccellente.

Pro
Concept interessante Componente horror che funziona...
Contro
...per le prime ore Abbastanza ripetitivo Comparto artistico migliorabile
  • Concept & Trama8
  • Gameplay6
  • Comparto Artistico6.5
  • Comparto Tecnico7
Scritto da
Lorenzo Bologna

Appassionato di tutto ciò che concerne il mondo videoludico, sono un inguaribile amante dei titoli horror e un accumulatore compulsivo di trofei (meglio se di platino). Avvicinato al medium grazie a mamma Nintendo e papà Crash Bandicoot.

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