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Astro Bot | Recensione

Chi ha qualche capello bianco in testa (ammesso che ne abbia ancora) sa benissimo che PlayStation in origine aveva come genere trainante il platform. Da Crash Bandicoot ad Ape Escape, senza disdegnare perle come Spyro e Klonoa, la prima console targata Sony ha saputo fare breccia nel cuore degli acquirenti grazie a produzioni con un tasso di sfida non indifferente oltre a naturalmente un divertimento generato fuori parametro. Questo ha portato alla formazione di uno zoccolo duro di utenza che, nel corso degli anni, si è fondamentalmente appassionata a tutto ciò che comporta salti e livelli.

Dopo quel florido periodo tuttavia, la major giapponese ha lasciato da parte le piattaforme, per abbracciare ambiti videoludici più confacenti al mercato come ad esempio FPS e, attualmente, Live Service (anche se il pubblico sembra aver espresso chiaramente attraverso le vendite che la saturazione è stata raggiunta). I milioni di giocatori cresciuti quindi con le icone sopra citate, hanno per forza di cose dovuto chiedere asilo politico a realtà come Nintendo, le quali hanno continuato fortunatamente ad alimentare il fuoco sacro dei platform.

Ebbene, in uno State of Play non di certo tra i migliori, Sony ha scelto di caricare l’entusiasmo di questa fetta di pubblico presentando Astro Bot, un gioco completo del celebre robottino creato da Team Asobi esclusivamente dedicato a PlayStation 5. La produzione, come sappiamo, è stata chiamata a caricarsi sulle spalle questo difficilmente memorabile 2024, cercando al contempo di ritagliarsi uno spazio proprio, in modo da evolvere da “tech demo” a vera e propria IP di punta dei PlayStation Studios.

Sarà quindi riuscito Astro a raggiungere l’impresa? Scopriamolo insieme all’interno della nostra recensione!

Versione provata: PlayStation 5

CPU, abbiamo un problema!

Dopo aver premuto il tasto di avvio, una sequenza introduttiva trasporta immediatamente gli utenti nel vivace mondo di Astro Bot. Nello spazio profondo, i simpatici personaggi stanno infatti scorrazzando felicemente fino a quando la loro nave (non a caso a forma di PlayStation 5), viene attaccata da un misterioso mostro alieno, che ne ruba la CPU ed altre preziosissime parti.

A seguito di questo drammatico evento, la piattaforma va in contro ad un malfunzionamento, il quale la fa precipitare su un sabbioso pianeta. Come se ciò non fosse abbastanza, i numerosi passeggeri vengono sbalzati in giro per la galassia. Dopo essersi risvegliato nel desertico luogo, Astro prende immediatamente coscienza dell’accaduto, e richiamando il proprio Dual Speeder (si, il DualSense), decide di partire per recuperare i compagni e la preziosa componente della nave, in modo da poterla riparare e sanare del tutto questo spiacevole avvenimento.

Come è facile intuire, la trama che fa da palcoscenico funge da mero espediente per giustificare l’avventura del protagonista, ma va ammesso che la narrazione calza perfettamente alla situazione creata da Team Asobi, fornendo allo stesso tempo un ottimo assist per le molteplici citazioni inserite all’interno del gioco. Proprio in merito a questo ultimo aspetto, non andremo a descrivere nessun tipo di cameo in questa analisi, e ciò per due motivi: il primo è ovviamente evitare di rovinare la sorpresa, il secondo è semplicemente deputato al fatto che Astro Bot ne è letteralmente colmo. In ogni livello, schermata, animazione, scenografia è facile cogliere svariati riferimenti al brand PlayStation (e non solo), con conseguente commozione di chi ha qualche decennio sulle spalle.

I’m Astro Bot!

Il gameplay concepito da questa nuova fatica di Team Asobi ricalca e migliora fondamentalmente quello che abbiamo visto nel corso delle diverse produzioni “minori”, collocandosi ancora più solidamente nel genere platform. L’elettronico protagonista è infatti in grado di saltare, fare una piccola planata (qualora si tenesse premuto il tasto X), attaccare con i pugni ed eseguire una mossa a vortice nel caso in cui si mantenesse pigiato l’input adibito alla mossa offensiva, ossia quadrato.

In aggiunta a queste movenze basilari, la software house orientale ha inserito in alcuni specifici livelli dei potenziamenti temporanei che, come si è visto nel trailer di presentazione, concedono ad Astro delle capacità che approfondiscono ulteriormente l’interazione con le ambientazioni. Senza fare molti spoiler, possiamo dire che questi sono presenti in un buon numero e tramite la pressione dei grilletti posteriori adattivi, consentono di raggiungere picchi di divertimento e variabilità non indifferenti, mutando il ritmo di gioco in maniera sopraffina.

Durante le 12-15 ore necessarie per portare a termine l’avventura, Astro Bot propone, da buon esponente del genere, una galassia composta da diversi biomi, ognuno dei quali vedrà al termine uno specifico boss da sconfiggere in modo da recuperare una preziosa parte della nave PlayStation 5. Da menzionare il fatto che solo durante tali scontri, al personaggio verranno forniti due cuori fluttuanti, che gli permetteranno di assorbire altrettanti danni (normalmente basta un singolo colpo nemico per ripartire dall’ultimo punto di controllo). Dopo aver eliminato ogni potente nemico, si aprirà un ulteriore percorso del bioma, di cui però preferiamo non dire nulla (così come sui segreti disseminati nella schermata di selezione della location).

Analizzando invece i livelli inclusi in ogni “mondo”, questi non sono particolarmente lunghi né ampi, ma risultano ben densi di contenuti. Per cercare infatti di recuperare i vari Bot ed i pezzi di puzzle disseminati, è necessario aguzzare bene la vista, in quanto Team Asobi ha sapientemente celato questi elementi, così come alcuni portali segreti che conducono in un luogo extra (su cui ovviamente non esterneremo altro). In merito a questo ultimo aspetto, il  gruppo orientale non ha mentito sui numeri: Astro Bot mette sul piatto oltre 80 “schermi” e più di 300 compagni da aiutare, la cui metà è costituita da riferimenti ad opere videoludiche leggendarie.

Il trattamento di cura non è stato unicamente destinato agli alleati; la pletora di nemici pronta ad ostacolare il coraggioso protagonista è ben diversificata e congrua all’ambiente. Per quanto le modalità di eliminazione confluiscano per la maggior parte nei pugni e nei razzi della planata, gli avversari contribuiscono fortemente a caratterizzare il paesaggio, rendendolo ancora più gradevole agli occhi.

Tornano anche come valuta le monete di gioco griffate PlayStation, indispensabili per acquistare oggetti nel campo base oppure per ingaggiare un simpatico uccellino robot che, alla seconda visita di un qualsiasi scenario, guiderà il giocatore nell’identificazione degli oggetti mancati, tramite una funzione simile ad un metal detector. Come da tradizione dell’IP non sono presenti vite e ciò, in abbinamento ai numerosi checkpoint, non rende difficoltosa la progressione, fissando l’asticella della sfida piuttosto in basso. Fanno eccezione solo alcuni livelli opzionali, che necessitano di più abilità rispetto a quelli di trama (nulla, di insormontabile comunque). Per questo aspetto dovremo vedere cosa proporranno prossimamente i ragazzi di Team Asobi, considerato che sono stati già preannunciati diversi DLC completamente gratuiti atti ad incrementare l’offerta del titolo.

Oltre a scorrazzare in lungo e in largo per effettuare l’ambiziosa missione, sarà possibile prendere una pausa dai livelli in ogni momento atterrando al campo base, cuore nevralgico della produzione. Dentro questo spazio, verrà data la facoltà di interagire con tutti i Bot salvati e riparare mano a mano la nave con le componenti recuperate, ma anche la possibilità di attivare particolari meccanismi tramite i pezzi di puzzle raccolti durante l’avventura. Una volta completato un’illustrazione, il gioco renderà disponibili diverse attività secondarie, che variano dalla personalizzazione del Dual Speeder ad un simpatico gatcha game utile per accumulare ulteriori elementi estetici e collezionabili (molto simile a quello visto su Astro’s Playroom). Ma non è tutto: mano a mano che si accumuleranno robottini, questi potranno essere utilizzati per raggiungere nuove porzioni di hub.

Tecnicamente ha veramente Sense

Fino a ieri Astro’s Playroom è stata la migliore interazione concepita per il DualSense e le sue potenti caratteristiche, non è difficile ammetterlo. Tuttavia come da previsione (e speranza), lo scettro ora è passato ad Astro Bot. La nuova opera di Team Asobi espande infatti tutte le bontà del controller PlayStation in modo sublime, facendo percepire al giocatore ogni passo e movimento. I numerosi potenziamenti rendono vivo e vibrante l’accessorio di interazione, e sono in grado di mettere davvero il controllo nelle mani dell’utente, sia nelle sezioni di volo con il Dual Speeder e sia nelle situazioni in cui è richiesta un’azione specifica per la prosecuzione della trama.

Altro elogio va alla componente fisica della produzione PlayStation Studios: ogni elemento gode di una propria consistenza e di una reazione coerente con il peso del personaggio, modificando in più occasioni la struttura dei materiali a seconda del movimento compiuto dal protagonista. Anche graficamente non si può davvero chiedere di più alla casa di sviluppo di Tokyo; l’aggiornamento del motore di gioco consente difatti all’esclusiva Sony di sprizzare vitalità da ogni pixel, oltre che mantenere una fluidità pressoché rocciosa fissata ai tanto amati 60 frame al secondo.

Ultima, ma non meno importante è la direzione artistica, che merita un paragrafo a parte. Ogni livello concepito da Team Asobi ha una propria anima, e rimane nella mente del giocatore anche grazie alle pregevoli melodie che accompagnano l’avventura del simpaticissimo Astro. Da picchi cremosi a lussureggianti giungle, per poi passare a cristalline spiagge fino ad incandescenti vulcani, i mondi creati dalla squadra giapponese fanno riaffiorare i ricordi delle glorie platform del passato, che si preparano ad accogliere un nuovo, valido esponente.

Ringraziamo PlayStation Italia per il codice review fornitoci.

9.5
Riassunto
Riassunto

Astro non ha solo salvato i passeggeri della nave ma anche il 2024 di PlayStation. L'opera firmata da Team Asobi è infatti una vera dimostrazione d'amore per il marchio Sony e per chi ricerca un platform divertente ed accattivante (a maggior ragione se si gode di una buona memoria storica videoludica). Gli unici che potrebbero storcere il naso sono coloro che chiedono ad un gioco di piattaforme un importante grado di difficoltà. Ciononostante, a nostro parere Astro Bot è un acquisto obbligato per tutti i possessori di PS5.

Pro
Gameplay divertente e diversificato Artisticamente e tecnicamente sublime I cammei sono qualcosa di eccezionale
Contro
Livello di difficoltà tarato verso il basso
  • Concept & Trama9
  • Gameplay9.7
  • Comparto Artistico9.7
  • Comparto Tecnico9.5
Scritto da
Lorenzo Bologna

Appassionato di tutto ciò che concerne il mondo videoludico, sono un inguaribile amante dei titoli horror e un accumulatore compulsivo di trofei (meglio se di platino). Avvicinato al medium grazie a mamma Nintendo e papà Crash Bandicoot.

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