Home Videogiochi News L’Organizzazione Europea dei Consumatori si schiera contro le microtransazioni

L’Organizzazione Europea dei Consumatori si schiera contro le microtransazioni

Negli ultimi anni, si è parlato spesso dei sistemi di monetizzazione utilizzati dai videogiochi, etichettandoli come manipolativi e a volte addirittura predatori. Una simile valutazione proviene anche dal BEUC (Bureau Européen des Unions de Consommateurs), che insieme a 22 organizzazioni provenienti dai paesi membri dell’Unione Europea, ha presentato un reclamo formale alla Commissione Europea. L’accusa? Le pratiche di monetizzazione adottate dalla maggior parte delle aziende che operano nel settore videoludico sono considerate ingannevoli e potenzialmente dannose per i consumatori.

Dopo un approfondito studio sulle dinamiche dei giochi e delle transazioni digitali, il BEUC ha stabilito che molti sistemi di acquisto in-game, o “microtransazioni”, violano le normative sulla protezione dei consumatori europei. Secondo il BEUC, le regole che governano gli acquisti digitali, soprattutto quelli legati ai videogiochi, non rispettano adeguatamente le leggi in vigore per la tutela dei consumatori, inducendo comportamenti finanziari poco trasparenti, soprattutto tra i giocatori più giovani.

Il reclamo sottolinea come i sistemi di monetizzazione dei giochi tendano a sfruttare la psicologia dei consumatori, incentivandoli a spendere somme considerevoli attraverso meccanismi poco chiari. Tra questi, spicca l’uso di valute virtuali che mascherano il vero costo degli acquisti, confondendo i giocatori sull’entità del denaro reale speso.

Una delle preoccupazioni principali del BEUC riguarda l’impatto che questi sistemi hanno sui giocatori più giovani. Secondo l’associazione, l’84% dei videogiocatori europei è costituito da ragazzi, molti dei quali minorenni. I dati stimano che, in media, un bambino spende circa 39 euro al mese in acquisti in-game, una cifra significativa che spesso sfugge al controllo degli adulti. Questo fenomeno solleva serie questioni sul livello di protezione offerto dalle attuali normative, poiché i giovani sono particolarmente vulnerabili a queste tecniche di monetizzazione.

Il BEUC sottolinea anche il volume d’affari generato dall’industria grazie a queste pratiche. Nel solo 2020, il settore videoludico ha fatturato circa 46 miliardi di euro, con una parte significativa di questo ricavato proveniente proprio dalle microtransazioni e dalle valute virtuali.

Il reclamo del BEUC punta il dito contro alcune delle aziende più importanti del panorama videoludico internazionale. Tra le compagnie citate vi sono nomi noti come Electronic Arts, Activision Blizzard, Ubisoft, Epic Games, Mojang e Roblox Corporation. Queste aziende sono accusate di fare un ampio uso di pratiche di monetizzazione aggressive, che potrebbero indurre i giocatori, in particolare i più giovani, a spendere somme elevate senza una chiara consapevolezza dei costi reali.

Di fronte al reclamo del BEUC, l’industria videoludica non è rimasta in silenzio. L’associazione di categoria IIDEA (Italian Interactive Digital Entertainment Association), che rappresenta gli interessi del settore in Italia, ha emesso un comunicato ufficiale per difendere le pratiche di monetizzazione adottate dalle aziende associate.

L’acquisto di valute virtuali di gioco è una pratica consolidata e ampiamente compresa dai giocatori. I soci di IIDEA, l’associazione di categoria dell’industria dei videogiochi in Italia, applicano sistematicamente le normative europee sulla tutela dei consumatori nel proporre questi acquisti.

La palla ora passa alla Commissione Europea, che dovrà valutare il reclamo del BEUC e decidere se e come intervenire su queste pratiche. Se la Commissione decidesse di agire, potrebbe significare un cambiamento significativo per il settore videoludico, imponendo limiti più stringenti sulle pratiche di monetizzazione.

L’intervento della Commissione potrebbe portare all’introduzione di normative più severe, che potrebbero vietare o regolamentare in modo molto più rigido l’uso di valute virtuali e microtransazioni nei videogiochi, soprattutto quando si tratta di prodotti destinati a un pubblico giovane. Questa iniziativa potrebbe inoltre avviare un dibattito più ampio sulla responsabilità sociale dell’industria videoludica, spingendo le aziende a considerare non solo i profitti, ma anche l’impatto delle loro pratiche sui consumatori.

Scritto da
Manuel Salvetti

Studente universitario e docente in discipline umanistiche, coltivo sin dall'infanzia una profonda passione per i videogiochi. Mi affascinano particolarmente i titoli a tema storico e calcistico, che considero strumenti avvincenti per esplorare la storia e vivere le emozioni dello sport. Inoltre, sono un grande appassionato di Star Wars e dedico molto tempo alla ricerca di nuove informazioni, curiosità e approfondimenti per comprendere le vie della Forza

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