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Diablo IV: Vessel of Hatred | Recensione

È passato più di un anno dall’uscita mondiale di Diablo IV. Inoltre, le diverse stagioni che si sono susseguite sono state sinonimo di aggiornamenti, modifiche e bilanciamenti, rendendo il gioco un titolo adatto a tutti i tipi di giocatori. Il lavoro di perfezionamento e personalizzazione che simboleggia Vessel of Hatred, la prima espansione, include una nuova classe, contenuti e modalità di personalizzazione. Il momento perfetto per vedere se Sanctuary, nonostante il suo aspetto infernale, rimane un posto ancora affascinante per i giocatori. Scopriamolo nella nostra recensione!

Versione provata: PC

Welcome to the Jungle!

Vessel of Hatred ci porta nelle giungle di Nahantu e racconta la storia dell’inseguimento a Neyrelle, la nostra amica del gioco base. La ragazza ci aveva rubato la pietra dell’anima di Mephisto da sotto il nostro naso per risolvere una volta per tutte il problema del Signore dell’Odio e sta a noi cercare di raggiungerla, dato che portare con sé un simile artefatto non ha mai portato bene a nessuno a Sanctuary.

Dopo pochi incarichi ci troveremo a Kurast, la città verdeggiante nella quale era ambientato l’atto 3 di Diablo II. A volte, la giungla emana un’aura idilliaca, rafforzata dalla musica e da temi un po’ più leggeri, che non paiono proprio coerenti con lo spirito oscuro di Diablo IV.

La storia ha un ritmo abbastanza decente, offre missioni ben congegnate che richiedono la giusta concentrazione dal punto di vista del gameplay. Contiene una giustapposizione tematica piuttosto interessante, che però stride un po’ con l’essenza del gameplay e della storia quasi horror al centro di Diablo, ovvero l’accostamento tra la cooperazione, l’amicizia e la fiducia e l’odio e la solitudine.

Molte delle missioni principali ci vedono correre in giro con i compagni della storia e un mercenario, e ci sono persino scene che mostrano il potere del lavoro di squadra e le conseguenze dell’ignorare i bisogni altrui.

Tuttavia, più ci avviciniamo al confronto con il cattivo principale, più la vera atmosfera di Diablo ritorna nel gioco anche grazie ad una potente colonna sonora. Le ultime ore, in generale, sono un capolavoro di trama, in cui i colpi di scena si fanno strada prepotentemente, come è giusto che sia. E questi sorprendono proprio grazie all’inizio in sordina dell’espansione.

Ci sono due aspetti molto positivi nella trama: il buon design delle missioni e Mephisto. Ogni volta che appare, ruba lo schermo. È inquietante, a volte disgustoso e affascinante allo stesso tempo. È un antagonista che ci tenta e ci inganna, anche se può farci saltare in aria con uno schiocco di dita.

Gli intermezzi cinematografici sono, come al solito, di prima classe nella loro capacità di creare atmosfera, grazie alla regia e alla sceneggiatura. Ma non c’è da essere sorpresi, conoscendo l’esperienza di Blizzard nelle cut-scene.

Rieccoci a Kurast

Le missioni principali durano circa 8 ore di gioco, e il design varia da decente a molto buono. Le quest secondarie raccontano una buona storia, piuttosto cupa e amara, e anche i dungeon che le accompagnano sono ben assemblati, tenendo conto della casualità dei corridoi sotterranei. Si biforcano ulteriormente nel modo in cui Diablo IV ci ha abituato, ma sono un po’ più vasti.

Nahantu è stato progettata in modo molto meticoloso: è un luogo in cui perdersi, i punti di riferimento sono memorabili grazie alla disposizione dei passaggi e degli oggetti, inoltre il design aiuta l’atmosfera. Visiteremo persino il porto, al quale i giocatori di Diablo II sono sicuramente affezionati. Il viaggio nella nostalgia è garantito, soprattutto perché le ambientazioni del grande predecessore sono mostrate con rispetto e in modo impressionante.

Le tre nuove fortezze sono fantastiche. Per gli amanti di un gioco esplorativo con meccaniche variegate, si tratta di un elemento imprescindibile. Sbloccano l’accesso a un paio di Dungeon Incubo e a missioni secondarie, ma soprattutto dimostrano che i designer possono permettersi di essere inventivi.

Vale la pena aggiungere che il boss principale della campagna è stato progettato in modo eccellente. Si tratta di una battaglia in più fasi, che forse non è proprio insormontabile (a seconda del livello di difficoltà), ma che richiede una certa destrezza.

A proposito di mostri, sono stati introdotti molti nuovi mob ordinari, alcuni semplicemente più interessanti, mentre altri faranno sentire la loro presenza con attacchi insoliti.

È interessante notare che la campagna non termina immediatamente dopo aver sconfitto il boss finale. Ormus ci commissiona ancora una serie di missioni che ci guidano attraverso il territorio e, soprattutto, attività endgame nuove e rielaborate.

Prima di addentrarci negli “ingranaggi” che fanno funzionare il gioco, vale la pena notare che le missioni che introducono mercenari o nuovi tipi di malavita si rivelano sorprendentemente ben scritte, dirette e coinvolgenti dal punto di vista del gameplay. Un paio di esse hanno un’atmosfera ancora più brillante di quella che si respira nel gioco principale.

La nuova classe: lo Spiritista

Il punto più luminoso dell’espansione è sicuramente la nuova classe di personaggi, lo Spiritista. Si adatta a Diablo in termini di atmosfera e nel gameplay ricorda un po’ il monaco del terzo capitolo, ma è senz’altro un enorme punto a favore all’interno di Vessel of Hatred.

La maggior parte delle abilità dello spiritista sono spettacolari, e il nostro eroe ha animazioni di attacco impressionanti. Soprattutto, però, è una classe estremamente malleabile in termini di build e meccaniche. Lo Spiritista basa le sue abilità sull’influenza di uno dei quattro spiriti: gorilla, aquila, giaguaro e centopiedi (bleah!). Ognuno di essi favorisce diversi archetipi e varianti di danno (ad esempio, l’aquila è il fulmine, il centopiedi è il veleno e i colpi critici).

Tuttavia, le abilità e le specializzazioni (quelle proprietà extra che sblocchiamo con una missione di classe) sono disposte in modo tale da permetterci di destreggiarci tra le varie build in maniera piuttosto libera e varia. Quando selezioniamo uno “spirito guardiano” di base – ogni abilità attiva viene assegnata a questo animale totemico. Questo permette di combinare in modo molto vario l’accumulo di bonus.

È interessante notare che lo Spiritista ha alcune limitazioni, la più grave delle quali è che si può usare solo un’arma a due mani. Tuttavia, le meccaniche a nostra disposizione permettono combinazioni in direzioni davvero diverse. E questa varietà, unita alle nostre idee alle belle animazioni, rende il gioco molto divertente.

Mercenari, si può dare di più

I mercenari sono un’aggiunta gradita, che ci riporta ai tempi di Diablo II e III. Le loro missioni di reclutamento sono fondamentali e integrate nella trama, e anche questi personaggi hanno un certo carattere. Sono anche molto diversi tra loro per ciò che riguarda le classi: abbiamo a disposizione un arciere, un mago, un tank e un berserker. Ognuno di questi ha un proprio mini-albero di abilità piuttosto interessante, che ci permette di configurarli in base alle nostre esigenze.

Le abilità dei nostri mercenari sono pensate per supportare il potenziale del nostro personaggio, ad esempio, aumentano il numero di occasioni in cui infliggiamo danni critici. Abbiamo apprezzato molto le meccaniche di supporto. Oltre al mercenario attivo, possiamo reclutarne un secondo, che non camminerà dietro di noi, ma si unirà al combattimento per un po’, attivando una skill preimpostata se usiamo un’abilità del personaggio principale. È un’opzione piuttosto valida per creare combo aggiuntive e amplificare la nostra efficacia.

Ciò che ci ha deluso è che il potenziale delle meccaniche dei mercenari è stato sprecato, dato che non possiamo cambiare il loro equipaggiamento. Questa sarebbe stata un’opportunità per implementare l’uso di oggetti unici per i mercenari o la possibilità di avere che trasporta parte del nostro inventario.

Che ci fa un MMO nel mio hack ‘n slash?

La Cittadella Oscura è una questione spinosa. Si tratta di un raid progettato in modo molto buono dal punto di vista meccanico, da affrontare in due, tre o quattro persone. L’intensità degli attacchi dei mostri e gli “enigmi” (cambio di tessere, sblocco di passaggi, combattimenti contro i boss su due piani di realtà e estrazione dei compagni da determinati luoghi al momento giusto) sono molto divertenti da completare e sono ben progettati. Non ci si annoia neanche per un attimo e cercare di capire insieme le meccaniche e superarle dà soddisfazione.

Solo che sono delle meccaniche che a nostro parere mal si adattano per un hack ‘n slash. Per quale motivo Blizzard ha deciso di portare Diablo IV sulla strada degli MMORPG? Combattere da soli, creare una build potente e affrontare le sfide in solitaria e poi eventualmente in cooperativa con gli amici o con i soliti per divertirsi: questo è Diablo. Niente ci convincerà che dovrebbe essere altrimenti.

Il genere ha bisogno di evolversi, ma inserire meccaniche da MMO è la strada sbagliata, e toglie carattere al gioco. Ci sono altri modi: la concorrenza prende in prestito vari elementi dai giochi soulslike, come ad esempio, battaglie basate più sulla schivata e sull’apprendimento degli attacchi dei boss

È chiaro che Blizzard vuole cambiare il pubblico al quale indirizzare Diablo. Questo, a nostro avviso, è un peccato. Si può costruire una comunità fedele e di ritorno con un gameplay di alta qualità e fornendo loro attività coinvolgenti.

Blizzard deve poi aggiustare qualcosa riguardo all’ottimizzazione. È molto peggiore rispetto al giorno di uscita del gioco base. All’epoca, sulla nostra configurazione che monta un processore Ryzen 7 1700, 32gb di ram, una 3070ti e un NVME, Diablo IV girava a oltre 90fps a impostazioni elevate; ora, il frame rate cala spesso sotto i 60fps. Cos’è successo? Possiamo solo sperare che questo aspetto venga corretto nelle prossime patch.

Verso nuovi orizzonti oscuri

Diablo IV Vessel of Hatred, nonostante qualche problematica di troppo, rimane un’espansione molto buona, e che ci ha rapiti per tutte le ore che gli abbiamo dedicato e continueremo a dedicargli, alla ricerca di una build sempre più perfezionata. Ora non ci resta che attendere i piani di Blizzard per la prossima espansione del suo storico franchise, ma, se non fosse per qualche intoppo qua e là, la strada che si sta tracciando va nella giusta direzione.

Ringraziamo Blizzard per il codice review fornitoci.

7.8
Riassunto
Riassunto

Diablo IV: Vessel of Hatred è un'espansione che porta più di una ventata fresca all'interno dell'hack 'n slash di Blizzard. Certo, molte delle novità arrivano dagli aggiornamenti delle precedenti stagioni, ma alla solida base sono state implementate delle novità ben realizzate, la più importante delle quali è lo Spiritista. La nuova classe gode di un gameplay e di animazioni entusiasmanti, ed è molto divertente da usare. Ci rimangono alcune perplessità sulla direzione che vuole prendere Blizzard: cos'è Diablo IV per la casa di sviluppo statunitense? Un hack 'n slash o un MMO? È ora di prendere una decisione chiara.

Pro
La trama della nuova campagna è ricca di colpi di scena Ambientazione ricca di atmosfera Lo Spiritista è molto divertente da usare Ottima colonna sonora
Contro
I mercenari potevano essere implementati meglio Elementi MMO in contrasto con lo spirito di un hack 'n slash Le prestazioni sono decisamente peggiorate rispetto al gioco base
  • Concept & Trama8
  • Gameplay7
  • Comparto Artistico9
  • Comparto Tecnico7
Scritto da
Silvia SiL Mannu

Nel lontano 1990 entro in una sala giochi e scopro i cabinati arcade. Da quel momento, la passione per i videogames non mi ha mai abbandonata. Oggi sono una PC Gamer legata soprattutto a titoli action, giochi di ruolo, stealth e picchiaduro.

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