Nel 2001, Silent Hill 2 è stato uno degli spartiacque della storia dei videogiochi. Accolto tra le critiche per le differenze rispetto al primo capitolo, di scarso successo commerciale, è riuscito comunque a radicarsi come gioco di culto.
L’horror psicologico per antonomasia, complessivamente superiore alla somma di tutti i suoi compenenti, in grado di trascendere i suoi stessi difetti. Un capolavoro, uno dei videogiochi più importanti di sempre.
La scelta di riproporre un’opera di questo calibro nel 2024 da parte di Konami ha gravato una responsabilità enorme su Bloober Team, sviluppatori polacchi già autori della serie Layers of Fear, Blair Witch, Observer e The Medium.
Accolti tra lo scetticismo generale a causa delle opere precedenti non brillanti (e complice una marketizzazione del progetto quantomeno discutibile), il team europeo si è cimentato in un remake la cui realizzazione avrebbe presentato un coefficente di difficoltà vicino all’impossibile.
Potendo scorrere in basso e vedendo la valutazione finale, avrete già capito che Bloober è stato in grado di superare oltremodo le nostre aspettative. Parliamo quindi dei meriti e difetti di Silent Hill 2 Remake, prendendolo in esame sia come gioco horror del 2024 che come rifacimento di un capolavoro estemporaneo.
“Nei miei sogni tormentati…”
Partiamo dicendo subito che la storia è rimasta invariata nella sua interezza. Assistiamo alla vicenda di James, un uomo ordinario che ha perso la moglie per malattia 3 anni prima. Dopo aver ricevuto una lettera postuma da parte della compagna, si reca nella cittadina di Silent Hill, dove la coniuge dice di starlo aspettando nel loro “posto speciale” che avevano visitato tempo addietro.
La città, avvolta da una nebbia innaturale, risulta completamente abbandonata e deserta, eccezion fatta per Angela ed Eddie, due estranei anch’essi misteriosamente attirati dal luogo.
James si troverà presto a scontrarsi con dei mostri che sembrano essere stati partoriti da una mente contorta, mentre le strade di Silent Hill paiono animarsi di vita propria, alternando guide e ostacoli al percorso del vedovo verso la verità. Mary può davvero essere ancora ancora in vita?
Dalle vie di South Vale fino al Lakeview Hotel, passando per gli appartamenti Wood Side, Rosewater Park, l’ospedale di Brookhaven e la prigione di Toluca, tutti i luoghi del gioco originale sono stati ricostruiti fedelmente ed enormemente ampliati in Unreal Engine 5.
Pur non rivivendo completamente l’atmosfera dell’opera del 2001, ci siamo trovati completamente immersi nel lavoro fatto da Bloober, che grazie a tecnologie moderne e una gran cura del dettaglio è riuscita a dare nuova vita al mondo di Silent Hill, con una sceneggiatura che rende pienamente giustizia al passato e riesce anche a limarne alcune sbavature.
Una vera esperienza survival horror
Le principali sorprese arrivano nell’ambito del gameplay. Primo fra tutti il passaggio alla telecamera a spalla, che permette ora di vivere la città in maniera ancora più immersiva e apprezzare l’enorme lavoro e cura del dettaglio nella ricostruzione delle location.
L’atmosfera generale non fa sicuramente rimpiangere l’unicità dell’originale, grazie soprattutto a un impatto visivo di notevole qualità. Altresì il sistema di combattimento ha virato fortemente sul survival horror. L’incombenza dei nemici nel capitolo del 2001 era sicuramente l’elemento più debole del gioco, con le creature ridotte al loro significato simbolico e mai veramente minacciose nel gameplay.
Il discorso è cambiato in questo remake, con un redesign dei nemici voluto da Masahiro Ito in persona (art director e creature designer della saga). Mantenendo il simbolismo e l’estetica originale dei nemici, è stato fatto un grande lavoro di ampliamento delle meccaniche di combattimento, con ogni mostro che ha la sua unicità di gameplay, come ad esempio i Manichini che ora si nasconderanno per tendere spaventose imboscate a James.
In particolare hanno beneficiato enormemente di questo aggiornamento gli scontri con i boss, espansi nelle meccaniche e nell’estetica, andando a colmare delle idee non realizzate al tempo a causa dei limiti tecnici della PS2.
Un cambiamento così forte, per quanto funzioni perfettamente nel creare un survival horror moderno, va purtroppo un po’ a minare le sensazioni (forse irreplicabili) di alcune zone del gioco originale quali la prigione, che in questo remake vira eccessivamente verso l’azione rispetto a quello che dovrebbe essere il mood pacato distintivo della serie.
Non è un difetto di per sè, perché come già detto il gioco in quanto survival horror funziona sempre molto bene, ma rimane un po’ il rammarico di non vedere più un certo coraggio di fare qualcosa di unico nelle scelte stilistiche delle produzioni contemporanee.
Un plauso in particolare va agli enigmi, da sempre un elemento cardine della saga. I classici rompicapo sono stati non solo preservati, ma anche espansi e migliorati nel livello di difficoltà più alto, e non sfigurano minimamente in rapporto al passato, riuscendo forse a posizionarsi anche tra i punti più alti della storia del franchise.
L’eccellenza artistica
Avendo lavorato a stretto contatto alcuni dei membri più noti del Team Silent (il compositore Akira Yamaoka e l’art director Masahiro Ito), Bloober è riuscita a replicare in modo meticoloso l’estetica originale.
Le ambientazioni sono state espanse e sono state ricreate strutture ancora più realistiche e oppressive (come nel caso degli appartamenti e dell’ospedale) o sono state ripensate e migliorate potenziandone l’aspetto onirico (come visto nella sezione del labirinto con la sua boss fight rivisitata ed enormemente approfondita).
Ambienti estremamente bui, claustrofobici e decadenti, curatissimi nel dettaglio e incredibilmente rispettosi del lavoro originale. Unica eccezione forse la prigione, che come accennato fa’ un ottimo lavoro nel costruire mattone per mattone un mondo horror quasi perfetto, ma che sale un po’ troppo sopra le righe ed evidenzia concetti che erano originariamente rappresentati con più finezza.
Se l’impatto visivo è stato a dir poco convincente, il fiore all’occhiello della produzione risiede nel comparto audio. Il lavoro svolto per il sonoro è monumentale, aggiungendo – se fosse possibile – nuova qualità al muro di suoni industriali creato da Yamaoka nel 2001.
Ogni mostro è riconoscibile da lontano, ogni musica memorabile. L’audio ambientale è composto da una quantità inverosimile di asset, e sarebbe zucchero per le orecchie da ascoltare in cuffia, se non fosse per l‘orrore viscerale causato dal girare per la città, si intende.
Aspetti tecnici
A fronte quindi di un sonoro praticamente perfetto anche sotto l’aspetto puramente tecnico, è presente qualche lacuna dal lato grafico. L’impatto visivo è notevole, tra raytracing e qualità dei modelli, ma ad accompagnare qualche imperfezione dell’immagine (alcuni problemi con anti-aliasing in particolare) troviamo dei difetti nelle performance.
Sia su PlayStation 5 che su PC, è presente uno dei problemi maggiori riscontrabili nei vari titoli prodotti in Unreal Engine 5, ovvero il traversal stuttering. Passando attraverso certi passaggi, e non troppo di rado, si verificano dei bruschi cali nel framerate a prescindere dalla configurazione (o nel caso di PS5 della modalità grafica).
Insieme a questo, soprende ancora una volta vedere cutscene bloccate a 30 frame per secondo anche su PC, oltre ad alcuni problemi col framerate di certe animazioni di James e con oggetti ambientali (quali tessuti mossi dal vento). La situazione è lungi dall’essere disastrosa, e nel complesso le performance sono più che accettabili, ma è un peccato che l’eccellente qualità artistica non sia stata accompagnata da prestazioni di pari livello.
Oltre le aspettative
In conclusione possiamo riconoscere che lo scetticismo per questo rifacimento era grande, ma che le aspettative sono state abbondantemente superate.
Non siamo di fronte a un remake perfetto, e purtroppo dovremo riconoscere che certe libertà creative nel mercato AAA contemporaneo (per questioni puramente economiche) probabilmente non sono più possibili.
Quello di cui siamo rincuorati, da grandi estimatori del lavoro originale, è che Bloober Team sia riuscito a consegnare un ottimo lavoro, pur facendo qualcosa di occasionalmente diverso, piuttosto che fallire nel tentativo di proporre un rifacimento immacolato.
Ringraziamo Konami per il codice review fornitoci.
Review Overview
Riassunto
Il rifacimento del capolavoro horror del 2001 è uno dei migliori giochi usciti quest'anno. Come survival horror siamo di fronte a un titolo eccellente, che risulta essere comunque buono (seppure non perfetto) nella sua natura di remake.
Pro
Atmosfera horror eccellente Combat system migliorato ed enigmi espansi Conserva in larga parte i pregi del capolavoro originaleContro
Performance migliorabili In alcune sezioni in particolare perde il confronto con il gioco originale- Concept & Trama10
- Gameplay9
- Comparto Artistico9.5
- Comparto Tecnico8
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