Ubisoft si trova nuovamente al centro della tempesta. Dopo le difficoltà con il flop di Star Wars Outlaws e il rinvio di Assassin’s Creed Shadows, l’azienda francese deve affrontare una crescente insoddisfazione tra i suoi dipendenti, che hanno deciso di alzare la voce contro il ritorno obbligatorio in ufficio. La tensione tra management e lavoratori si è trasformata in una protesta senza precedenti, con scioperi che coinvolgeranno diverse sedi in Francia. Questo clima di conflitto non solo mette a rischio la produttività, ma solleva anche interrogativi sul futuro dell’azienda, già alle prese con sfide significative.
La multinazionale francese è stata una delle prime a forzare i propri sviluppatori a tornare al lavoro in presenza dopo anni di smart working, una decisione che scatenò le ire dei lavoratori. Molti di loro avevano infatti riorganizzato le proprie vite, trasferendosi e adattando le proprie famiglie per continuare a lavorare da remoto. L’imposizione di ritornare in ufficio ha generato frustrazione, poiché i dipendenti si sono trovati a dover affrontare costi aggiuntivi legati ai trasporti, a una situazione lavorativa non ottimale e alla mancanza di attrezzature adeguate. Alcuni sviluppatori hanno persino accusato l’azienda di pratiche di mobbing, suggerendo che questa manovra potesse essere una strategia per favorire licenziamenti.
Secondo quanto riportato da Forbes FR, il ritorno in ufficio è ora ufficiale e i dipendenti di Ubisoft hanno deciso di scioperare. La protesta coinvolgerà gli studi di Parigi, Lione, Montpellier e Annecy, con i lavoratori che interromperanno le attività per tre giorni a partire da oggi. L’appello è stato sostenuto da diversi sindacati, che denunciano una decisione presa senza consultazione e dialogo con il personale.
Ubisoft richiede che i suoi 4.000 dipendenti francesi tornino in ufficio per almeno tre giorni a settimana. Marc Rutschlé, delegato del sindacato Solidaires Informatique, ha criticato questa decisione, affermando
È una decisione piuttosto ingiusta. Si torna indietro su un diritto che i dipendenti hanno acquisito di recente. Nel frattempo, abbiamo colleghi che si sono trasferiti, hanno comprato casa… Come faranno a tornare tre giorni alla settimana? Abbiamo anche colleghi che telelavorano per motivi di salute. Ci sono mille motivi, e sono tutti validi.
In un’e-mail inviata al personale, Ubisoft ha giustificato la sua scelta, sostenendo che «la creatività è stimolata dall’interazione interpersonale, dalle conversazioni informali e dalla collaborazione attorno allo stesso tavolo».
La situazione attuale tra l’azienda e i dipendenti è tesa e non si intravedono soluzioni imminenti. Con l’eco dello sciopero che risuona nelle sale riunioni e il futuro dell’azienda in bilico, il destino di Ubisoft potrebbe cambiare radicalmente. Sarà interessante osservare come questa crisi si svilupperà e se l’azienda riuscirà a trovare un modo per riconciliare le proprie politiche interne con le esigenze dei suoi lavoratori. In un settore già provato da sfide sempre più complesse, la risposta a queste tensioni potrebbe determinare non solo il futuro di Ubisoft, ma anche quello dell’intero panorama videoludico.
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