Home Cinema Only Murders in the Building (Stagione 4) | Recensione

Only Murders in the Building (Stagione 4) | Recensione

C’è qualcosa di unico in Only Murders in the Building. Qualcosa di magico. No, non parliamo del fatto che in ogni singola stagione della serie tv l’Arconia, l’edificio di New York che fa da sfondo a questa bizzarra storia, qualcuno ci lascia le penne. Anche perché, altrimenti, il titolo non avrebbe più senso. E mandare avanti una serie solo per il suo nome e la sua fama, non è mai un buon segno.

Invece, partita quasi in sordina nonostante un cast d’eccezione per i tre comprimari, Only Murders in the Building si è fatta strada tra le serie più amate degli ultimi anni, ma soprattutto riuscite. La capacità di costruire le intricate trame che coinvolgono Charles, Oliver e Mabel si affina, la matassa si ingarbuglia sempre di più ma in modo intelligente, e la quarta stagione in particolare, dopo una terza tornata di episodi sempre eccellenti ma forse meno incisivi, riporta tutto lo show a una qualità altissima. Dalla regia alla sceneggiatura, dal montaggio ai nuovi e illustri partecipanti, la serie di Steve Martin e John Hoffman si conferma come una divertentissima commedia gialla, capace di coinvolgere chiunque in ogni istante con ribaltamenti continui.

La terza stagione, come tutte le precedenti, si era conclusa col botto. Ma stavolta un botto vero, un colpo, uno sparo nel buio (un riferimento al grande Peter Sellers, che diede vita a una commedia storica con questo escamotage?): Sazz Pataki (Jane Lynch) è stata assassinata all’interno dell’appartamento di Charles (il sempre brillantissimo Steve Martin, come tutti i protagonisti), e il trio è costretto a inseguire di nuovo una scia di sangue che li porta a conoscere angoli remoti dell’Arconia, strani inquilini che sembrano nascondere un segreto come il particolare Rudy Thurber (Kumail Nanjiani), influencer del Natale che odia il Natale, e Vince Fish (il divertentissimo Richard Kind, che molti ricorderanno come il paziente ipocondriaco di Scrubs e per la sitcom Innamorati pazzi). Cosa nascondono queste persone? Perché sono così uniti pur essendo completamente diversi? Perché c’è un dannato appartamento minuscolo sul loro stesso piano la cui finestra si affaccia proprio sull’appartamento di Charles? E chi è questo Milton Dudenoff che ha tormentato la mente degli spettatori per l’intera durata dello show?

Come se non bastasse, però, Hollywood è però arrivata nelle vite dei tre malcapitati. La Paramount si è interessata a girare un adattamento cinematografico del podcast di Charles, Oliver e Mabel, e così ecco che sulla scena si intromettono una serie di personaggi ricorrenti che nel metacinema di Only Murders in the Building si incastrano perfettamente. Mentre i produttori e gli sceneggiatori del film appaiono come entità che sembrano dissociate dalla realtà, con i loro vizi e le virtù che rispecchiano quelle di un’industria, quella del cinema, sempre più incapace di capire il grande pubblico, ecco anche gli attori. Sì, gli attori che impersonano Charles, Oliver e Mabel, vale a dire Eugene Levy, Zach Galifianakis ed Eva Longoria. Sì, le star che interpretano se stessi e che si apprestano a interpretare i tre protagonisti dello show in un film che si ispira al podcast della serie tv. Che magnifico ingarbugliamento.

La quarta stagione di Only Murders in the Building gioca in continuazione con questo legame a filo strettissimo con Hollywood, quasi come i tre protagonisti fossero consapevoli di essere parte di uno show televisivo. Accade realmente, in uno degli episodi. Ma non anticiperemo nulla, anche perché ognuno dei 10 episodi porta con sé un carico di storie, di risate, di teorie più o meno folli su chi possa essere il maledetto killer di Sazz e cosa stia accadendo intorno ai tre protagonisti.

Sembra quasi che Steve Martin si stia divertendo a ripercorrere la sua intera storia attoriale, insieme ad amici e colleghi. La parata di guest star è sempre più clamorosa, ma la cosa bella è che non si tratta di espedienti per tirare su il morale degli spettatori e impantanare la narrazione. Ogni singolo seme piantato nella trama globale della quarta stagione fa crescere storie e risvolti, alcuni dei quali assolutamente imprevedibili, per giungere alla risoluzione di un caso che stavolta è molto più intimo e personale per i protagonisti, in particolare per Charles che si ritrova privato dell’amica di una vita.

E allora, cosa resta da raccontare a Only Murders in the Building? Cosa potrà dare di nuovo questo show, già rinnovato per una quinta stagione? C’è il rischio di diventare ridondante? Questa quarta stagione è un poderoso pugno in faccia a chi temeva il peggio per questa magnifica serie, e fa capire che il potenziale per tante, belle altre storie c’è ancora tutto. La chimica tra Charles, Oliver e Mabel è ancora intatta e al tempo stesso è fresca e rinvigorita, e i tre sono pronti a spaccare il mondo. O più semplicemente a risolvere il prossimo enigma. E badate bene che non abbiamo parlato di delitti… forse…

4.25
Review Overview
  • Giudizio complessivo4.25
Scritto da
Andrea "Geo" Peroni

Entra a contatto con uno strano oggetto chiamato "videogioco" alla tenera età di 5 anni, e da lì in poi la sua mente sarà focalizzata per sempre sul mondo videoludico. Fan sfegatato della serie Kingdom Hearts e della Marvel Comics, che mi divertono fin da bambino. Cacciatore di Trofei DOP.

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