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Dragon Age: The Veilguard | Recensione

È passato ormai più di un anno dall’uscita di Baldur’s Gate 3, e come sappiamo è stato un grande successo, che ha letteralmente sconvolto il panorama dei giochi di ruolo occidentali, anche se non corrisponde all’immagine classica di un prodotto mainstream. Non è di facile accesso, è complicato ed estremamente lungo. Tuttavia, i dati di vendita parlano chiaro: Baldur’s Gate 3 ha venduto oltre 20 milioni di copie. Tutti i futuri rappresentanti del genere dovranno misurarsi con esso, compreso Dragon Age: The Veilguard di Bioware. L’intenzione della casa canadese è di riscattarsi dai fallimenti del passato con il quarto Dragon Age. Ci sarà riuscita? Scopriamolo insieme nella nostra recensione!

Versione provata: PC

Alle prese col Terribile Lupo

Bioware presenta Dragon Age: The Veilguard dopo gli ultimi flop di Mass Effect: Andromeda e Anthem: una situazione non facile, ed è per questo che la casa canadese ha adottato un approccio molto cautelativo con il quarto capitolo della saga di Dragon Age. Ciò che sa ogni fan degli RPG è che questa tipologia di giochi, per essere apprezzata in modo universale dalla comunità deve offrire un buon mix composto dalla trama, dai compagni e dai combattimenti. Dragon Age: The Veilguard è un cocktail dal gusto non perfettamente equilibrato, perché la trama principale è il sapore che si avverte di meno. Sebbene costituisca il centro del gioco, si sviluppa in modo poco approfondito.

Il gioco era stato originariamente chiamato Dreadwolf, perché al centro della vicenda vi è Solas, il compagno elfico di Dragon Age: Inquisition detto anche Il Terribile Lupo. Questi vuole usare un pugnale magico per strappare il “Velo” che separa il regno di Thedas dal mondo dei demoni.

Il rituale fallisce e due potenti divinità elfiche vengono liberate, e indovinate un po’ chi dovrà domarli nel corso del gioco? Come se non bastasse, anche la Prole Oscura demoniaca e la misteriosa piaga del Flagello minacciano nuovamente il mondo. Non mancano scene epiche o battaglie con i boss e contro draghi a tre teste, ma la storia principale offre poco in termini di contenuti.

Questo è dovuto anche ai dialoghi: non sono abbastanza eloquenti e spesso mancano di sostanza. Sono anche piuttosto brevi: Dragon Age: The Veilguard avrebbe potuto avere una mole di testo maggiore di quella di Baldur’s Gate 3, ma sceglie scientemente di rendere la sua narrazione più agile, ma priva di mordente. È evidente che i dialoghi di Veilguard non reggano il confronto con l’epicità di quelli del capolavoro dei Larian.

Soprattutto quando ci troviamo a rispondere con il nostro personaggio avvertiamo la sensazione di essere limitati dal menù a cerchio a delle risposte monodimensionali. Questo sistema, come ricorderete, era stato introdotto in Mass Effect, con un grado di moralità da Paragon e Renegade che dava comunque l’illusione di una certa costruzione del personaggio. Il nostro protagonista fornisce qualsiasi risposta con una neutralità che ci rende del tutto privi di entusiasmo. Non riusciamo a creare un personaggio con una nostra personalità, ma ci sembra sempre di viaggiare su dei binari impostati a monte da Bioware.

Il nostro nome è Rook. È un eroe liberamente configurabile che, nel classico stile Bioware, riunisce intorno a sé una squadra per salvare il mondo. Possiamo scegliere tra le quattro razze, Elfi, Qunari, Umani e Nani. Ci sono anche sei fazioni. Entrambe queste scelte influenzano la storia e le opzioni di dialogo di Rook. Tuttavia, questo aspetto non è fortemente espresso in Veilguard.

La classe del nostro personaggio ha chiaramente ripercussioni più importanti. Ce ne sono tre: guerriero, mago e ladro. Non sembra molto, tuttavia, l’ampio albero delle abilità ci offre tre specializzazioni tra le quali scegliere. Noi abbiamo optato per il mago, specializzato nel combattimento a distanza con gli incantesimi.

Al termine dell’introduzione ci ritroviamo nella nostra nuova base, il Faro. Si tratta di una piccola isola galleggiante che si riempie gradualmente con i nostri compagni. Una vecchia conoscenza è il nano Varric, che è con noi dal secondo capitolo di Dragon Age. È anche colui che riassume gli eventi in corso in bellissime sequenze d’intermezzo animate.

Dal Faro, viaggiamo verso le varie regioni del Thedas attraverso il Crocevia: questo è un regno magico costituito da giganteschi specchi attraverso i quali possiamo navigare verso le nostre destinazioni. Un misterioso traghettatore, che guida una barca galleggiante, è ovviamente indispensabile.

Poca tattica, ma tanto divertimento

Non appena il gioco ci lascia liberi di esplorare, ci lanciamo nell’avventura, che prevede molti combattimenti. Anche in questo caso, il gioco ricorda Mass Effect. Proprio come nell’epopea fantascientifica di Bioware, possiamo portare con noi un massimo di due compagni, ma li controlliamo solo indirettamente: possiamo mettere in pausa l’azione in qualsiasi momento e impartire loro una manciata di comandi. Di solito ci limitiamo a puntare a un bersaglio e a selezionare un attacco speciale, ma possiamo usare le abilità dei compagni per scatenare potenti attacchi combo.

Gli attacchi pronti per una combinazione si illuminano, compresa la descrizione “Possibilità di combo”. Veilguard non si avvicina alla profondità tattica del primo Dragon Age, ma è anche immediatamente comprensibile per i nuovi arrivati.

A causa delle varie sinergie, alcuni compagni si adattano meglio ad altri. Tuttavia, possiamo influenzare il loro allineamento in una certa misura attraverso i loro alberi delle abilità.

Le battaglie sono senza dubbio uno dei punti forti di Veilguard. Sono spettacolari, veloci e più immediate che mai nella serie. Siamo a tutti gli effetti alle prese con un action RPG. Usando il mago attacchiamo dalla distanza, lanciando incantesimi via via sempre più potenti. Abbiamo a disposizione attacchi leggeri e pesanti, e se li adoperiamo in combinazione possiamo moltiplicare i nostri danni. Sta a noi schivare gli attacchi non parabili, e se il tempismo è giusto, con l’apposita abilità il tempo rallenta brevemente. Le battaglie non sono mai troppo difficili o troppo facili. Non dobbiamo preoccuparmi dei nostri compagni, che ovviamente non possono essere feriti.

Poiché gli avversari si proteggono con barriere o armature magiche, dobbiamo indebolirli con gli attacchi giusti. Abbiamo giocato con il controller, che probabilmente è il metodo di controllo più adatto per The Veilguard. Dalla nostra, abbiamo degli incantesimi che ghiacciano il terreno e i nostri nemici, oppure possiamo evocare dei raggi potentissimi con la nostra ultimate. Tutto ciò rende le battaglie uno spettacolo esplosivo, decisamente divertenti e belle da vedere.

È un peccato che i nostri compagni possano usare solo un’abilità alla volta, dopodiché ci tocca aspettare il termine del cooldown.

Il nostro ultimo strumento è il pugnale di Solas, che abbiamo “ereditato” all’inizio del gioco. Possiamo equipaggiarlo con tre rune che ci conferiscono vari potenziamenti. Come per le abilità, è possibile attivare solo una runa alla volta.

Una squadra che ha bisogno di tempo

Come sappiamo, uno dei pilastri di ogni gioco di ruolo che si rispetti sono i compagni. In Dragon Age: The Veilguard è necessaria un po’ di pazienza. Solo dopo circa 15 ore i membri della nostra squadra iniziano a sviluppare la loro personalità e a divenire finalmente interessanti. Ad esempio, ci è capitato di trovarci nella stanza dell’amabile ma un po’ pasticciona Acrobata del Velo Bellara, per sorprenderla in una conversazione con un negromante e un fantasma mascherato. Dopo un paio di battute, usciamo senza aver imparato nulla o aver detto qualcosa di veramente importante.

Anche il killer su commissione Lucanis Dellamorte è all’inizio un po’ stereotipato. Certo la sua presentazione è fenomenale: ha questo delizioso accento italiano ed è posseduto da un demone!

Dando loro abbastanza tempo, tutti i companion sviluppano gradualmente sfaccettature entusiasmanti. C’è il Gray Warden Davrin, che lavora come cacciatore di mostri insieme al suo grifone. Il benessere delle magiche creature volanti gli sta particolarmente a cuore e cerca il proprio destino.

Emmrich, un simpatico negromante porta con sé nelle sue missioni uno scheletro di nome Manfred come aiutante, è il numero uno. E Taash, la cacciatrice di draghi Qunari sputafuoco, che è ai ferri corti con la severa madre e deve combattere i demoni più grandi che ha dentro di sé, è un personaggio che non può non piacervi. Naturalmente, le romance sono disponibili anche in Dragon Age: The Veilguard. Sfortunatamente, solo con una persona alla volta, il che deluderà amaramente tutti i poligami!

Un eroe dall’agenda fittissima

Il diario delle missioni in Dragon Age: The Veilguard si riempie più velocemente del boccale di Varric alla locanda del posto. Nonostante l’imminente fine del mondo per mano di divinità vendicative, possiamo seguire innumerevoli missioni secondarie invece della storia principale. Le missioni dei nostri compagni sono almeno in parte intrecciate con la storia principale, quindi ha perfettamente senso distrarsi con loro. Come nella maggior parte dei giochi Bioware, sono tra i punti di forza.

Con i sette compagni, possiamo intraprendere delle serie di missioni in più parti. A differenza della storia principale, sono quasi sempre emozionanti e ci spingono a giocarle tutte. Come bonus, riceviamo oggetti unici di equipaggiamento. Allo stesso tempo, rafforziamo il nostro legame con la squadra: quando possiamo accompagnare Taash in un’avventurosa caccia al drago o liberare rapaci con Davrin, siamo toccati dal loro destino perché conosciamo meglio il loro background narrativo.

Oltre alle missioni principali e di accompagnamento, ci sono molte missioni dedicate alle aree di gioco. A volte dobbiamo rintracciare gli esploratori scomparsi, a volte ci tocca sconfiggere i demoni e sta sempre a noi ripulire il mondo dalle infestazioni del Flagello. Durante le missioni attive, un indicatore di percorso ci mostra sempre dove dobbiamo andare.

Le regioni sono meno estese rispetto a Inquisition, ma estremamente dense di attività, bottini, enigmi e nemici che aspettano di essere sconfitti.

A intervalli regolari troviamo scrigni dorati e luccicanti. Ci sono anche statue di lupi che puntano in una certa direzione quando vengono attivate, dove troviamo una mini statua che ci danno punti abilità. Per molti tesori, porte o piattaforme, dobbiamo risolvere piccoli enigmi.

Ogni compagno ha un’abilità unica: la nana Harding può spostare alcune rocce, il grifone di Davrin può distruggere le fortificazioni ed Emmrich può parlare con gli spiriti. Non appena queste abilità vengono introdotte, possiamo adoperarle noi stessi con il pugnale magico di Solas, e diciamo che questa soluzione è decisamente preferibile al dover sempre scambiare prima il compagno giusto.

Il bottino dei tesori consiste in armi, armature, anelli o risorse per migliorare l’equipaggiamento. Se troviamo una nuova spada, ci viene mostrata direttamente e confrontata con quella che abbiamo equipaggiato, e possiamo equipaggiarla con un clic. Non potrebbe essere più comodo! Se troviamo lo stesso oggetto più volte, il livello di rarità migliora. Così il grigio diventa verde, il verde diventa blu e così via.

Nell’officina del guardiano del Faro possiamo migliorare il nostro equipaggiamento in cambio di risorse. Possiamo anche incantare gli oggetti, tuttavia, ogni incantesimo può essere usato solo su un pezzo dell’equipaggiamento. Per ottenere livelli di potenziamento e incantesimi più elevati, dobbiamo migliorare l’officina, e per farlo, abbiamo bisogno di ricordi, che sono sparsi in tutto il mondo.

Uno spettacolo per gli occhi e le orecchie

Dal punto di vista visivo, Dragon Age: The Veilguard è uno spettacolo. Il design dei personaggi è davvero iconico, e l’editor del nostro personaggio è particolarmente ben sviluppato.

Il mondo è ancora più impressionante. La Costa del Rivain offre panorami pittoreschi con acque blu turchese e navi arenate. Treviso, la città natale di Lucanis, è stupenda da vedere, e i suoi orizzonti ricordano un sognante borgo medievale.

La colonna sonora, ad opera di Hans Zimmer e Lorne Balfe, è epica, e i suoi temi ben si adattano al mondo di gioco.

Tecnicamente, non c’è nulla da criticare. Abbiamo provato la versione per PC, che ha funzionato perfettamente sul nostro sistema che monta un processore Ryzen 7 1700, 32gb di ram, una 3070ti e un NVME. Abbiamo adottato un mix di opzioni che vanno da ultra ad alto, e Dragon Age: The Veilguard mantiene i 60 fps ala risoluzione di 2560×1080, in formato ultrawide. Segnaliamo inoltre che Dragon Age: The Veilguard risulta verificato anche su Steam Deck.

Un’avventura a fuoco lento

Possiamo dire senza dubbio che Dragon Age: The Veilguard sia un gioco di ruolo davvero divertente. È innegabile che il gioco ci prenda per mano, e ci tenga più saldamente di quanto i genitori prendano i loro figli sulle strisce pedonali: è evidente che il proposito di Bioware sia stato di adattare il gioco per far sì che raggiungesse il più vasto pubblico possibile. Soprattutto all’inizio, i dialoghi sono poco profondi, e ogni enigma è spiegato con testo, audio e immagini, e la progressione del gioco, quando siamo alle prese con la trama principale, è lineare.

Ciò che è davvero divertente fin dai primi minuti è il combattimento. È immediato, esaltante e spettacolare grazie ad attacchi e incantesimi insoliti. Questo vale anche per la componente grafica: le regioni di Dragon Age: The Veilguard sono una festa per gli occhi.

A mano a mano che si dipana la trama di Dragon Age: The Veilguard, la superficialità iniziale lascia gradualmente il posto a un gioco di ruolo stratificato e avvincente. Sebbene non raggiunga la complessità di Baldur’s Gate 3 in termini di contenuti, offre un gameplay dal quale è difficile staccarsi, e il registro delle missioni è molto fitto.

Ringraziamo EA per il codice review fornitoci

8.4
Riassunto
Riassunto

Dragon Age: The Veilguard è un action rpg dal gameplay estremamente divertente, soprattutto in fase di combattimento. La trama principale e i personaggi non riescono a catturare il giocatore fin dall'inizio, ma se concediamo alla narrazione il giusto tempo, ci troveremo fra le mani una sceneggiatura avvincente e dei compagni di squadra interessanti. Visivamente The Veilguard è uno spettacolo, con le sue abilità cariche di effetti e un design del mondo da cartolina fantasy. Si ha purtroppo la sensazione di essere un po' troppo guidati per mano dagli sviluppatori, ma a conti fatti ci troviamo di fronte ad un ottimo prodotto.

Pro
Combat system esaltante Mondo di gioco stupendo Ottime le missioni secondarie I compagni di squadra sono ben tratteggiati
Contro
La trama principale fatica ad ingranare I dialoghi avrebbero meritato una maggiore profondità
  • Concept & Trama7.5
  • Gameplay8
  • Comparto Artistico9
  • Comparto Tecnico9
Scritto da
Silvia SiL Mannu

Nel lontano 1990 entro in una sala giochi e scopro i cabinati arcade. Da quel momento, la passione per i videogames non mi ha mai abbandonata. Oggi sono una PC Gamer legata soprattutto a titoli action, giochi di ruolo, stealth e picchiaduro.

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