Sì, tutti stiamo ormai aspettando Switch 2, ma c’è ancora spazio per la prima. E il 16 gennaio, in un periodo nel quale Nintendo sta cercando di rattoppare i buchi lasciati vuoti dall’attesa per la next gen che proseguirà ancora un po’, è tornato un grande classico di Wii, Donkey Kong Country Returns.
Il platform di Retro Studio, lanciato in origine nel 2010, arriva meno di un anno dopo un altro gradito ritorno basato sul personaggio, il curioso Mario vs. Donkey Kong che su Switch è stato riproposto con un grande e certosino lavoro di ricostruzione grafica. Per questa remastered HD, invece, il lavoro da svolgere è stato… beh, che ne dite se ne parliamo qui sotto?
Banana split
Donkey Kong Country Returns HD, come impatto generale sulla line up di Switch, ha gli stessi pregi e gli stessi difetti di Luigi’s Mansion 2 HD, riproposto la scorsa estate: un titolo che si pone in maniera eccellente, riportando alla luce quello che ormai possiamo considerare un grande classico di Wii (anche se è molto più vicino alla versione 3DS, e poi capirete perché), sfigurando però di fronte a chi gli è venuto dopo (il terzo capitolo nel caso di Luigi, Tropical Freeze per DK) anche e soprattutto nel prezzo di vendita.
Come per i più classici dei classici platform, la storia che dà il via a tutto è solo un piccolo pretesto per far sì che Donkey abbia voglia di prendere a pugni tutto quanto: la tribù Tiki Tak, emersa dopo una violenta eruzione vulcanica, ha rubato tutte le banane dell’isola di Donkey e Diddy Kong grazie agli animali, ipnotizzati con i loro poteri per raggiungere il malefico scopo. Può Donkey dormire sogni tranquilli pur sapendo che le sue banane sono tutte scomparse? Assolutamente no, e così parte per una nuova avventura insieme a Diddi e l’amico rinoceronte Rambi per ritrovare le banane, fermare il capo Tiki Tong, e ristabilire le gerarchie scimmiesche sull’isola.
Da qui parte un platform 2D che, se ben conoscete la serie Donkey Kong Country, non è proprio il solito platform 2D, perlomeno nei movimenti e nel modo di interpretarlo. DKCR è caratterizzato da una fisica un po’ particolare, così come il moveset di Donkey e gli intermezzi nei livelli, tra cui i continui salti qua e là sparando lo scimmione attraverso i barili posizionati in tutta l’isola. Si percepisce, ad esempio, l’eredità delle caratteristiche di Wii: sulla celebre console di ormai tre generazioni fa, il design del gameplay basava molta della sua importanza sull’interazione con il telecomando Wii e il Nunchuk, che poi vennero persi all’epoca della conversione per Nintendo 3DS. In realtà, anche su Switch è possibile sfruttare i comandi di movimento quando la console è nella dock station, ma l’esperienza migliore è probabilmente quella più tradizionale.
A differenza di un Super Mario bidimensionale qualsiasi, così, Donkey Kong Country Returns amalgama una serie di meccaniche che devono essere integrate con la progressione, più lenta e ragionata rispetto a quella dell’idraulico in quanto occorre anche capire in varie occasioni come procedere nel livello. Capita ad esempio di dover rompere casse o blocchi di pietra sul proprio cammino coi poderosi colpi del gorillone per eccellenza, o anche di dover soffiare via fiori o spegnere il fuoco abbassandosi – questo, in alcuni momenti, è un po’ fastidioso poiché il comando non sempre tende a partire correttamente, e forse è anche per questo che Tropical Freeze ne fece a meno.
Piccolezze a parte, ricordando pur sempre che parliamo di un titolo che ha sulle spalle ben 15 anni, Donkey Kong Country Returns era e resta ancora oggi un gioco divertentissimo, posizionandosi tra i migliori dell’intera serie ideata originariamente da Rare. Retro Studio si fece carico di una pesante eredità dovendo rilanciare un grande classico, ed ebbe successo grazie a un ottimo level design che spinge al backtracking (a meno che non sappiate come e dove muovervi a memoria, ovviamente) e tante, tantissime sorprese.
Se un difetto di Tropical Freeze era quello di spingere un po’ troppo sulla difficoltà, cosa che DKC ha in qualche modo reso un elemento centrale della serie, Returns era invece un punto di partenza ottimale per tutti – e la versione 3DS ne diminuiva ulteriormente l’impatto con alcuni accorgimenti come oggetti e nuove modalità. A patto, ancora una volta, di avere ben presente che questa serie nasce con l’intento di proporre un platform diverso dal solito e con un tasso di sfida tendenzialmente sopra la media Nintendo.
New mask, same task
Ripensando all’ultimo anno di Switch, salvo qualche bella sorpresa come Super Mario Party Jamboree ed Echoes of Wisdom di Zelda, DKCR HD segue esattamente l’iter che ormai è evidente: colmare l’assenza di grandi titoli di peso, per forza di cose in arrivo sulla next gen quest’anno, con alcune remastered.
Donkey Kong Country Returns HD risulta così essere perfettamente paragonabile a Luigi’s Mansion 2 HD, anche perché l’operazione svolta è la medesima: Nintendo si è preoccupata di prendere la versione 3DS del titolo, pulirla graficamente, adattare i comandi a Switch, e lanciarla con un prezzo che risulta essere, così come per Luigi’s Mansion 2, un po’ troppo pretenzioso a nostro avviso.
Ci sono alcune novità per chi lo aveva giocato su Wii, come i livelli aggiuntivi della versione 3DS che sono stati mantenuti, e in generale il lavoro svolto è quello di una pulizia grafica per portare più brillantezza e definizione. Donkey e Diddy, che può essere chiamato in causa nei livelli per aumentare la vita e così anche le possibilità di subire danni, hanno nuovi modelli con più poligoni, e gli ambienti, così come i nemici, sono maggiormente definiti. C’è un aspetto più luminoso in tutto questo, frutto della luce più accesa e dei maggiori dettagli ora più visibili.
Forever Entertainment si è preoccupata poi di alzare le prestazioni, con 60 fps abbastanza costanti lungo tutta la durata del gioco salvo qualche calo sporadico. Calo che, pensando che si tratta di un titolo di un decennio e mezzo di anni fa, risultano poco comprensibili a dire il vero, ma per fortuna nulla che comprometta la fruizione.
Difficile però dare ulteriori meriti a questa rimasterizzazione. Non c’è davvero nulla di eccezionale in questa versione HD di quello che continua a essere un grande classico, ma che se fosse stato ripubblicato 1:1 avrebbe avuto lo stesso impatto. Se vi aspettate un restauro grafico e profondo, siete lontanissimi dalla verità, o anche solo da un Paper Mario: Il portale millenario che ha tutto sommato dovuto compiere un lavoro più massiccio ed evidente. È una remastered che poteva andar bene poco più di un decennio fa (o anche due), quando si portavano per la prima volta i giochi nell’era dell’alta definizione.
Più che lamentarsi della riedizione HD per come è stata realizzata, a dire il vero, sarebbe il caso di spendere due parole per il prezzo di lancio di 60€, quando appena due anni fa Metroid Prime venne riproposto a un prezzo notevolmente inferiore e con un lavoro alle spalle enormemente migliore. Consigliamo di aspettare qualche sconto… ma comunque si parla di Nintendo, quindi non aspettatevi abbassamenti di prezzo esagerati.
Ringraziamo Nintendo per il codice review
Review Overview
Riassunto
Se non avete mai avuto l’occasione di giocare l’originale Donkey Kong Country Returns del 2010, questa riedizione HD è un’importante occasione, e consigliamo a tutti l’acquisto se proprio volete immergervi in questa saga - prima di passare a Tropical Freeze. Di contro, DKCR HD ha ben poco dell’HD, e il prezzo di lancio non viene giustificato dal lavoro svolto. Se quindi il voto per il gioco è abbastanza alto, questo viene inevitabilmente mitigato dall’assenza di novità davvero significative.
Pro
Diverte come un tempo Artisticamente ancora attualeContro
Il lavoro di restauro è quasi impercettibile in molti aspetti Sì, il prezzo è molto alto- Concept & Trama7.5
- Gameplay8
- Comparto Artistico8
- Comparto Tecnico7
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