Nonostante il periodo attuale non renda assolutamente giustizia a BioWare, è fuori dubbio che alcune opere del passato sono riuscite a diventare delle vere e proprie pietre miliari dell’industria videoludica. Da Mass Effect ai primi capitoli di Dragon Age, la creatività e la capacità narrativa degli sviluppatori hanno segnato un vero e proprio metro di paragone per tutte le produzioni successivamente pubblicate.
Tra questi, uno dei volti più noti è quello di Mike Laidlaw, creatore dell’IP draconica targata BioWare. Laidlaw, dopo aver lasciato lo studio sotto l’egida di Electronic Arts, ha formato uno studio indipendente insieme ad altri artisti provenienti da Ubisoft, denominato Yellow Brick Games. Conseguentemente a questa operazione, il neonato team ha iniziato immediatamente i lavori sul primo progetto, che risponde al nome di Eternal Strands.
Sarà quindi riuscita questa nuova impresa realizzata dai migliori veterani dell’industria dell’intrattenimento? Scopriamolo insieme nella nostra recensione!
Versione provata: PlayStation 5
A kind of Magic
Un tempo, l’Enclave era il fulcro pulsante della magia nelle terre di Mayda Basin, un luogo prospero e venerato, dove le arti arcane venivano studiate, affinate e intrecciate alla vita quotidiana. I suoi abitanti, i Tessitori, erano deputati a guidare l’umanità in un’era di splendore e armonia. Tuttavia, quel periodo d’oro si infranse all’improvviso: un’ondata di disastri arcani si abbatté sul mondo senza alcuna spiegazione.
A seguito di tali vicissitudini, l’Enclave si chiuse in sé stessa, erigendo un’impenetrabile barriera magica nota come il Velo. Al di fuori di essa, Mayda Basin precipitò in un’epoca di guerra e declino, con la magia accusata di essere la causa di ogni rovina. I Tessitori rimasti esclusi dal rifugio dell’Enclave divennero quindi nomadi, perseguitati e relegati ai margini della società.
Durante un’esplorazione lungo il confine del Velo, la protagonista Brynn e il suo gruppo errante si ritrova inaspettatamente a oltrepassare la barriera. Intrappolata all’interno, senza possibilità di fuga, la giovane Tessitrice dovrà affrontare i segreti sepolti dell’Enclave, risvegliando verità dimenticate e pericoli insondabili.
Indubbiamente l’esperienza dei veterani sopracitati si assapora fin dai primi momenti di interazione, capaci di immedesimare l’utente nel mondo di gioco senza alcun tipo di artificio o difficoltà.
Azione magica colossale
Dal punto di vista del gameplay, l’opera prima di Yellow Brick Games si colloca perfettamente nell’ormai fitto genere del gioco di ruolo d’azione in terza persona. La protagonista, come è facile intuire, utilizza le proprie arti magiche per affrontare i numerosi nemici posti sul cammino, e lo fa in modo originale e coerente.
Le abilità attivabili in Eternal Strands interagiscono infatti perfettamente tra loro, permettendo approcci creativi al combattimento e all’esplorazione. Ad esempio, una degli incantesimi principali genera un getto di ghiaccio che può essere usato per congelare i nemici sul posto, ma allo stesso tempo può essere sfruttato per spegnere incendi, creare percorsi o addirittura congelare un pezzo di armatura di un nemico, rendendolo così fragile al punto da poter essere frantumato con l’arma bianca.
Da menzionare anche la telecinesi, la quale permette ovviamente di sollevare e lanciare oggetti, ma anche di disarmare determinati avversari muniti di scudi resistenti alla magia. Insomma, le molteplici stregonerie inserite dagli sviluppatori nel titolo, godono di una profondità di tutto rispetto, instillando quella vena strategica che consente al gameplay di non annoiare mai, viste appunto le numerose sinergie e carte da poter giocare.
Completano il quadro offensivo i sempreverdi spada, spadone, scudo ed arco, strumenti indispensabili per poter affrontare le creature più vicine o comunque inizialmente indebolite con gli incantamenti. Proseguendo poi nell’avventura sarà inoltre disponibile un sistema di forgiatura, che garantirà a Brynn l’accesso ad armi infuse con diversi elementi, in grado di stratificare ulteriormente la tattica di combattimento.
La sezione tuttavia in cui Eternal Strands riesce ad emergere prepotentemente dall’affollato panorama degli action RPG, è nello scontro contro i boss. Inutile nasconderlo, sotto questo punto di vista Laidlaw e compagni hanno attinto a piene mani da un certo Shadow of the Colossus. Le enormi creature richiedono difatti un corretto studio per identificarne le debolezze, in modo da poterle successivamente scalare ed abbattere. In questo il titolo Yellow Brick Games eccelle senza troppe difficoltà, proponendo duelli emozionanti, complessi ed appaganti, a maggior ragione vista la bontà della componente magica sopra descritta.
In Eternal Strands, la progressione del personaggio non è basata sull’esperienza, ma dipende interamente dai materiali con cui vengono create armi, armature e dal livello degli incantesimi appresi. Le risorse si ottengono sconfiggendo nemici, aprendo forzieri o distruggendo elementi dell’ambiente. Un aspetto interessante è che il modo in cui si raccolgono gli elementi influisce sulle loro proprietà: ad esempio, riscaldare o congelare rocce metalliche può cambiarne la composizione al momento della raccolta. Lo stesso vale anche per i nemici: colpire con il fuoco lupi glaciali li indebolisce, ma brucia la loro pelliccia, rendendo impossibile ottenerla. Ciononostante, proseguendo nella trama il grinding diviene sempre più opprimente, rendendo necessarie vere e proprie sessioni dedicate per preparare al meglio il proprio equipaggiamento.
Il sistema di crafting permette di combinare fino a quattro materiali per creare armi e armature, ognuno con statistiche uniche. I metalli offrono protezione fisica elevata, mentre le pelli sono più leggere e isolanti. Tuttavia, il gioco non fornisce informazioni chiare sui valori di resistenza elementale o sugli effetti specifici del potenziamento degli incantesimi, il che può risultare frustrante per chi non è avvezzo ai GDR.
Mondo (troppo) aperto?
Se da un lato l’entusiasmo generato dalle bossifght è raramente riscontrabile in un videogioco, dall’altra faccia della medaglia la produzione mostra il fianco ad una ripetitività presto tangibile. Il tutto molto spesso si riassume infatti nell’esplorazione di un’ampia area aperta, nella raccolta di risorse utili per potenziare gli strumenti a disposizione di Brynn, eliminare il colosso di turno, sbloccare nuove risorse ed incantesimi, per poi andare su una nuova zona e rifare il procedimento.
Da questo punto di vista le missioni risultano ben presto mere fetch quest indispensabili per poter proseguire nell’avventura. Un vero peccato, se consideriamo la cura messa nel creare un gameplay vario e profondo. Non bastano nemmeno i numerosi collezionabili densi di lore disseminati nel mondo per generare interesse nel raccoglierli, rendendo quindi l’esplorazione drammaticamente fine a sé stessa.
Review Overview
Riassunto
Eternal Strands è un'esperienza agrodolce. Se da un lato abbiamo un'ottima e coerente gestione delle abilità magiche della protagonista, dall'altro la ripetitività di fondo e l'eccessivo grinding di risorse richiesto per poter proseguire spegne l'entusiasmo generato dalle bellissime e colossali bossifight presenti.
Pro
Abilità magiche profonde e stratificate I boss colossali funzionano bene anche quiContro
Eccessivamente derivativo e ripetitivo Grinding quasi opprimente Purtroppo solo in inglese- Concept & Trama7
- Gameplay7.5
- Comparto Artistico7.5
- Comparto Tecnico7
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