Katia Follesa, Elettra Lamborghini e Miriam Leone. Oggi Carlo Conti si è circondato di donne per un tocco diverso al festival, che ha anche visto la partecipazione straordinaria dei Duran Duran e la solita carrellata di cantanti che si susseguono a una velocità tale che manco fossimo al McDrive.
Non sono mancate le risate. Katia che si presenta in abito da sposa per provarci con Simon Le Bon. Di tutta risposta, dopo la proposta di matrimonio, il frontman dei Duran Duran la bacia e lei esulta con la già iconica reaction “Mi si è aperto il body contenitivo”. Poesia. In tutto questo, Conti reggeva il moccolo – pardon, il cartello.
Scherzi a parte, l’esperto direttore artistico dell’Ariston conferma di aver trovato la quadratura del cerchio che lui voleva: un festival molto più serio di quello a cui siamo stati abituati negli ultimi anni. La formula del festival di Conti è semplice: tante canzoni, pochissimi momenti morti, ritmo incalzante, pochi ma ragionati ospiti, una serie di co-conduttori che si alternano di continuo per dare vivacità al tutto. Il pubblico, tranne forse chi aveva amato alla follia lo stile molto più goliardico dell’accoppiata Amadeus/Fiorello, è contento, e noi con loro. Quasi.
È un mid-season intrigante, ma meno appagante di quanto sperassimo. Sanremo così, con ritmi incalzanti, può funzionare, ma occorre anche dare al pubblico un motivo per restare attivo e vigile fino alla fine. Anche perché le canzoni in gara sì sono belle (non tutte eh), ma le abbiamo già sentite. E non siamo più negli anni in cui Sanremo era uno show radiofonico. Oggi è un altro tipo di show, una produzione imponente. Carlo, devi fare qualcosa. La strada tracciata è buona, ora occorre dare un tocco in più che non possono essere solo bambini prodigio che ricordano anche i vincitori della Mitropa Cup del ’66.
E ridateci Frassica.
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