Partiamo con un presupposto fondamentale: Resident Evil è in gran forma. Anzi, potrebbe essere nel momento migliore della sua storia.
Per quasi un decennio, il franchise non ha infatti mai compiuto alcun passo falso, il che gli ha permesso di inanellare svariati capitoli che non solo hanno ricevuto un ampio plauso della critica (spesso a livelli che la maggior parte dei giochi può solo sognare), ma hanno anche ottenuto un successo commerciale altrettanto significativo. La serie survival horror continua a essere una delle maggiori fonti di guadagno di Capcom anno dopo anno, insieme a Monster Hunter. Eppure, nonostante stia vivendo un’epoca d’oro senza precedenti, non può sfuggire a un fatto inconfutabile: Resident Evil è disastroso quando viene inserito forzatamente nel mondo del multiplayer. Questa affermazione non è priva di eccezioni, ovviamente. Il franchise ha avuto qualche successo con la componente online in passato, ma quasi sempre si è trattato di modalità cooperative.
Re: (Pollice) Verse
Alcuni dei più grandi fallimenti della serie, invece, si sono verificati con i tentativi di PvP. Il caso più recente è stato Resident Evil Re:Verse. Dopo numerosi rinvii e presentazioni deludenti, il gioco in terza persona è stato finalmente rilasciato nel 2022, ed ha ricevuto immediatamente critiche pesantissime. Il risultato è stato un pasticcio messo insieme in fretta e furia, privo di tutto ciò che i fan amano del brand, e realizzato con l’unico obiettivo di una monetizzazione aggressiva e forzata.
Non sorprende che Resident Evil Re:Verse sia stato un fallimento. Anzi, era praticamente scontato. Già al lancio, l’interesse e l’hype erano inesistenti, e i numeri dei giocatori erano davvero ridotti ai minimi termini. Inoltre, nulla lasciava intendere che il gioco avrebbe ricevuto un supporto post-lancio significativo, tantomeno aggiornamenti capaci di risollevarne le sorti. Così, quando Capcom ha recentemente annunciato la chiusura definitiva dei server per giugno, nessuno è rimasto sorpreso (e sicuramente nessuno ne sentirà la mancanza).
Eppure, questo è solo l’ultimo di una lunga serie di fallimenti multiplayer per il franchise survival horror di Capcom. Proprio come Re:Verse è stato lanciato come un’aggiunta a Resident Evil Village, prima di esso la casa di Osaka aveva pubblicato un altro gioco PvP: Resident Evil Resistance, il quale era concepito come modalità extra del remake di Resident Evil 3 del 2020. Per essere onesti, la formula asimmetrica di Resistance era almeno più interessante a livello concettuale, ma alla fine anche quel gioco si rivelò un prodotto troppo grezzo per essere qualcosa di più di una semplice distrazione passeggera.
Ancora prima, nel 2016, si è toccato probabilmente il punto più basso dell’intero studio, e questo risponde al nome di Umbrella Corps. Il gioco uscì in un momento in cui Resident Evil non aveva ancora ritrovato la sua forma, quindi la tolleranza dei fan per i titoli mediocri era ai minimi storici. Ma anche se fosse uscito in un periodo migliore, difficilmente avrebbe avuto più successo. È uno dei prodotti peggio recensiti di sempre, e chi ha avuto la sfortuna di giocarci sa bene che ogni critica ricevuta era più che meritata. L’esperienza era mal progettata, poco divertente e, soprattutto, pareva un tentativo spudorato di imitare altri sparatutto multiplayer, tanto da far arrabbiare ancora di più i fan per il semplice fatto che fosse pubblicizzato come un titolo di Resident Evil.
Resident Evil e il multiplayer PvP: un problema senza fine?
Tutto questo dimostra che la serie continua a inciampare nei suoi stessi errori quando si tratta di multiplayer PvP. Il miglior tentativo, Resistance, aveva almeno delle idee intriganti, ma anche quello ha fallito. Questo dice molto sulla pessima reputazione della serie in questo ambito. Capcom dovrebbe smettere di inseguire le mode PvP e concentrarsi invece su ciò che sa fare bene.
Perché, come detto prima, il franchise ha avuto alcuni successi nel multiplayer, ma sempre e solo nel comparto cooperativo. Le modalità co-op di Resident Evil 5 e Revelations 2 sono state esperienze di grande impatto, anche se molto diverse dalle classiche campagne single-player per cui la serie è famosa. Persino Resident Evil 6 può risultare divertente in cooperativa.
E poi ci sono gli Outbreak, i due titoli usciti nel 2003 e nel 2004, che nel tempo hanno conquistato una fanbase dedicata. E non è difficile capire perché: univano il classico survival horror a telecamera fissa con un gameplay cooperativo intelligente e bilanciato, offrendo un’esperienza multiplayer che i fan della saga potevano apprezzare davvero. Outbreak e Outbreak: File 2 hanno tracciato una strada chiara per come dovrebbe essere un Resident Evil multiplayer, ma Capcom si ostina a ignorarla.
I fan chiedono a gran voce il ritorno di Resident Evil Outbreak da anni, ma Capcom non sembra intenzionata a soddisfare questa richiesta. Il che è frustrante, soprattutto perché un titolo del genere potrebbe adattarsi perfettamente a un modello live service ben fatto. L’editore giapponese potrebbe espandere un eventuale gioco co-op con aggiornamenti regolari che aggiungano nuove location, personaggi e nemici tratti dai vari capitoli, garantendo un flusso costante di contenuti con un impegno relativamente ridotto.
Non è chiaro se ciò accadrà mai, ma almeno possiamo sperare che la casa della grande C smetta di sprecare tempo e risorse in multiplayer PvP raffazzonati, inutili e palesemente fatti per spillare soldi. Prima lo farà, prima potrà concentrarsi su progetti migliori. Naturalmente, la serie continua a eccellere nelle sue esperienze single-player, con diversi titoli sicuramente in fase di sviluppo in questo momento. Ma, sul fronte multiplayer, speriamo che Resident Evil smetta di inseguire idee fallimentari e inizi a dare ai fan ciò che vogliono davvero.
Allo stesso tempo, forse l’azienda di Osaka dovrebbe prendersi una pausa da questi pensieri, e decidersi a presentare al mondo il nono capitolo di franchise, che stando alle indiscrezioni dovrebbe essere il titolo più ambizioso di sempre. Mai lasciare la strada vecchia per quella nuova, soprattutto durante questi anni.
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