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Wanderstop | Recensione

Quando si pensa ai titoli precedenti di Davey Wreden, il creatore di The Stanley Parable e di The Beginner’s Guide, è naturale aspettarsi qualcosa di fuori dagli schemi, un’esperienza che sfida le convenzioni e gioca con le aspettative del giocatore. Wanderstop non fa eccezione, ma lo fa in un modo sorprendentemente delicato, abbracciando il genere dei cozy games con un approccio tanto rilassante quanto profondo.

Né al denaro né all’amore né al cielo

In Wanderstop vestiamo i panni di Alta, una guerriera leggendaria che, dopo anni di battaglie e vittorie, si ritrova improvvisamente sconfitta e svuotata di energie. Incapace di riprendersi, cerca aiuto presso una leggendaria maestra d’armi, ma il destino la conduce altrove: il proprietario di un piccolo e accogliente negozio, Boro, la accoglie e le insegna l’arte della preparazione del tè. L’obiettivo di Alta rimane sempre quello di tornare in azione, ma con il passare del tempo la routine del negozio e l’incontro con personaggi unici iniziano a farle mettere in discussione il suo passato e il suo futuro.

A differenza di molte simulazioni di farming, Wanderstop non si concentra su obiettivi di efficienza e guadagno. Non ci sono monete da accumulare, né subiamo alcuna pressione per ottimizzare il raccolto. Coltivare il giardino, raccogliere ingredienti e preparare il tè sono azioni che si compiono per il puro piacere di farlo, senza il peso di una progressione forzata. Il sistema di coltivazione è semplice, ma introduce un’interessante meccanica basata sulla disposizione dei semi, che influenza la crescita delle piante.

L’assenza di un sistema economico tradizionale è una scelta che spiazza inizialmente, ma che rafforza il messaggio del gioco: non tutto deve avere un ritorno materiale per essere significativo. Servire il tè ai clienti non genera profitto, ma crea connessioni e momenti di introspezione, sia per Alta che per il giocatore.

Mai spingersi oltre il limite

Uno degli aspetti più riusciti di Wanderstop è la sua narrativa. Il gioco affronta tematiche come il burnout, l’identità e la difficoltà di accettare il cambiamento. Alta, inizialmente determinata a riprendersi per tornare a combattere, si trova a dover fare i conti con la sua fragilità e il bisogno di rallentare. Ogni tazza di tè che beve la porta a riflettere sul suo passato, permettendo al giocatore di scoprire frammenti della sua storia e della sua personalità.

Anche i personaggi secondari contribuiscono a rendere il mondo di Wanderstop vivo e coinvolgente. Uno degli incontri più memorabili è quello con Gerald, un cavaliere impacciato che cerca di dimostrare il suo valore al figlio, ma finisce per mettersi nei guai più di una volta. Le loro storie, raccontate attraverso dialoghi spesso umoristici ma anche toccanti, rendono l’esperienza ancora più immersiva.

L’evoluzione di Alta è un viaggio interiore che viviamo prima persona. I suoi dubbi, la sua incapacità di fermarsi e il bisogno di trovare un nuovo scopo sono emozioni con cui molti di noi possono identificarsi. Quante volte ci siamo trovati a spingere la nostra mente ed il nostro corpo fino all’estremo, per raggiungere obiettivi irrealistici? Wanderstop ci porta a riflettere sul nostro modo di vivere e sulle aspettative che imponiamo a noi stessi.

Elogio dell’effimero

Una delle lezioni più importanti che Wanderstop insegna è l’accettazione dell’effimero. Ogni capitolo della storia porta con sé un reset quasi totale degli oggetti accumulati, comprese le decorazioni del negozio. Questa scelta di design inizialmente può risultare frustrante, ma è parte del messaggio più ampio del gioco: la bellezza delle cose non sta nella loro permanenza, ma nel loro momento presente.

Molti giocatori di cozy games tendono a trasformare esperienze rilassanti in sfide di efficienza, ottimizzando al massimo ogni risorsa. Wanderstop rompe questa logica, invitando a rallentare e a godersi il viaggio senza la pressione di dover sempre migliorare o accumulare. Il messaggio del gioco è chiaro: non è necessario accumulare per essere felici, e a volte è meglio godersi l’attimo senza preoccuparsi del futuro.

L’incanto del relax

Dal punto di vista estetico, Wanderstop è una piccola gemma. Lo stile grafico richiama un libro illustrato, con colori caldi, tinte color pastello e dettagli curati che rendono ogni ambiente accogliente. Anche la colonna sonora contribuisce a creare un’atmosfera rilassante, con melodie leggere e suoni ambientali che accompagnano perfettamente il ritmo pacato del gioco.

L’unico neo potrebbe essere la mancanza di doppiaggio, che avrebbe potuto dare ancora più profondità ai personaggi. Solo nelle cutscene possiamo ascoltare la voce narrante di Alta. Tuttavia, la qualità della scrittura sopperisce a questa mancanza, rendendo comunque i dialoghi coinvolgenti e piacevoli da leggere. Segnaliamo inoltre che il gioco è completamente tradotto in italiano, anche se abbiamo trovato l’adattamento decisamente poco rifinito.

Un gioco da gustare senza fretta

La nuova opera di Davey Wreden è perfetta per chi ama i giochi narrativi e i cozy games con un tocco di profondità. Wanderstop saprà senz’altro conquistare i giocatori ai quali piacciono le esperienze pregne di significato con la sua atmosfera unica e la sua storia toccante. Tuttavia, chi cerca una sfida, un sistema di progressione articolato o un mondo aperto pieno di attività potrebbe rimanere deluso.

Wanderstop è anche una riflessione metanarrativa sul nostro modo di approcciarci ai videogiochi: siamo abituati a cercare ricompense tangibili, a voler sempre migliorare e accumulare. Wanderstop ci chiede di fermarci, respirare e apprezzare le piccole cose, proprio come una tazza di tè preparata con cura.

Wanderstop non è un gioco per chi cerca sfide o progressione continua, ma è un’esperienza perfetta per chi vuole prendersi una pausa dai ritmi frenetici e riflettere su ciò che davvero conta. La sua combinazione di gameplay rilassante, narrativa profonda e atmosfera accogliente lo rende un titolo unico nel panorama dei cozy games.

Non sempre abbiamo bisogno di ritmi frenetici e competitivi: talvolta anche un’avventura che ci permetta di staccare la spina, rilassarci e magari ripensare al nostro modo di affrontare i giochi (e la vita) potrebbe essere proprio ciò che fa per noi, come una calda tazza di tè da sorseggiare sotto una coperta.

Ringraziamo Annapurna per il codice review fornitoci

8
Riassunto
Riassunto

Se all’apparenza Wanderstop potrebbe apparire come una deviazione dalle riflessioni metavideoludiche di Davey Wreden, in realtà sotto la veste di un cozy game si cela un’avventura che ci invita all’introspezione e all’autoanalisi dei ritmi che imponiamo a noi stessi durante la vita di tutti i giorni. Produrre il tè in Wanderstop non è un’attività il cui fine è l’accumulo di denaro o risorse, ma ci serve soprattutto per staccare da i nostri irrealistici obiettivi quotidiani, e per goderci un momento di relax. Un discorso che parrebbe banale, ma che evidentemente non lo è poi così tanto, visto che perdiamo troppo spesso la consapevolezza della bellezza delle piccole cose.

Pro
Un'esperienza rilassante che ci permette di riflettere su noi stessi Ottimo stile grafico e colonna sonora ambientale Le storie dei personaggi che incontriamo sono pregne di significato
Contro
Adattamento italiano non impeccabile
  • Giudizio complessivo8
Scritto da
Silvia SiL Mannu

Nel lontano 1990 entro in una sala giochi e scopro i cabinati arcade. Da quel momento, la passione per i videogames non mi ha mai abbandonata. Oggi sono una PC Gamer legata soprattutto a titoli action, giochi di ruolo, stealth e picchiaduro.

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