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Stygian: Outer Gods | Recensione

Dopo la prima esperienza con l’orrore tinto dalle atmosfere lovecraftiane di Stygian: Reign of the Old Ones, torna la saga di Fulqrum Publishing con Stygian: Outer Gods. A sorpresa, il franchise passa da un gioco di ruolo bidimensionale ad un vero e proprio immersive sim con la visuale in prima persona. Ma se volete scoprire cosa aspettarvi dalla versione in accesso anticipato di Stygian: Outer Gods proseguite col leggere la nostra recensione!

Un inizio inquietante

Dal primo istante in cui si mette piede a Kingsport, Stygian: Outer Gods ci fa sentire fuori posto, vulnerabili, come se qualcosa, o qualcuno, ci stesse osservando. L’atmosfera è opprimente, un misto di decadenza e mistero che avvolge le strade nebbiose e le capanne in rovina della città portuale. Qui, il pericolo non è sempre visibile, ma è costantemente percepibile, insinuandosi nei suoni distorti del vento e nei sussurri lontani di una presenza innominabile. Il gioco riesce a evocare una tensione crescente, fatta di attesa e incertezza, più che di paura immediata e diretta.

Sin dal primo momento, il gioco stabilisce le sue regole: il mondo di Stygian: Outer Gods è ostile, enigmatico e inesorabile. Il protagonista, Jack, si ritrova coinvolto in un mistero che riguarda suo padre, scomparso da tempo, e la città stessa, che sembra avvolta da un segreto oscuro e insondabile. Il suo unico indizio arriva da Victoria, una vecchia conoscenza che bussa alla sua porta portando con sé rivelazioni inquietanti. Ma la ricerca di risposte lo porterà a confrontarsi con orrori che vanno ben oltre la sua comprensione.

L’inizio dell’avventura non lascia spazio a illusioni di sicurezza: il primo ritrovamento utile al giocatore non è un’arma affidabile o un aiuto concreto, ma un coltello conficcato nella gola di un uomo. È con quello che Jack dovrà affrontare il mondo di Stygian: Outer Gods, e ben presto diventa chiaro che l’affrontare le minacce frontalmente è una pessima idea.

Il peso delle scelte e il ruolo dell’esplorazione

Una delle caratteristiche più intriganti del gioco è la sua enfasi sulla scelta del giocatore e sull’esplorazione. Nonostante il genere survival horror, che spesso tende a limitare le opzioni per aumentare la tensione, Stygian: Outer Gods introduce elementi da immersive sim che permettono diversi approcci alla risoluzione delle situazioni. L’ambiente stesso diventa un’arma nelle mani del giocatore: percorsi alternativi, casse da spostare per creare nuove vie di accesso e la possibilità di evitare molti scontri diretti.

La città di Kingsport non è un semplice sfondo, ma un vero e proprio labirinto di strade abbandonate, edifici decadenti e misteri da svelare. L’assenza di una direzione esplicita amplifica il senso di smarrimento e isolamento, costringendo i giocatori a ragionare attentamente su ogni passo. La scelta di privilegiare la risoluzione di enigmi e la sopravvivenza rispetto al combattimento puro conferisce al titolo un’identità ben precisa, che lo distingue da altri esponenti del genere, ma lo avvicina ad altre esperienze videoludiche lovecraftiane, come il mitico Call of Cthulhu: Dark Corners of the Earth.

Un sistema di combattimento punitivo

Uno degli aspetti più controversi di Stygian: Outer Gods è il suo combattimento. Se da un lato la difficoltà elevata contribuisce a creare un senso di tensione costante, dall’altro rischia di risultare eccessivamente punitiva e frustrante. La barra della stamina si esaurisce in pochi colpi, rendendo ogni scontro un azzardo. Anche il più banale degli avversari può trasformarsi in una minaccia mortale, soprattutto quando il sistema di blocco non sembra essere altrettanto affidabile quanto dovrebbe.

Un esempio lampante è lo scontro con un cane rabbioso nei primi momenti di gioco: armati solo di un coltello poco efficace e di una stamina che si esaurisce rapidamente, i giocatori si troveranno subito sopraffatti se non studiano attentamente l’ambiente circostante per trovare alternative. Questa impostazione può essere vista in due modi: da un lato, un’aggiunta alla tensione del gioco e alla necessità di scegliere con attenzione quando e come combattere; dall’altro, un elemento che rischia di frustrare i giocatori meno pazienti.

Se questa meccanica rimarrà invariata nella versione finale, potrebbe rappresentare un punto di discussione tra i fan del genere, e sarà interessante vedere se Misterial Games deciderà di bilanciare ulteriormente il sistema di combattimento prima del rilascio ufficiale.

Non possiamo poi trascurare qualche problema di troppo circa le performance tecniche, nelle quali abbiamo riscontrato cali consistenti di frame rate, soprattutto nel momento in cui abbiamo modificato alcuni settaggi nel menù delle opzioni. In quei frangenti abbiamo visto il gioco precipitare anche a una media di 10fps, segno di un codice ancora molto acerbo e che necessità di più di qualche rifinitura.

Un horror più psicologico che visivo

Uno degli aspetti più riusciti di Stygian: Outer Gods è senza dubbio la sua gestione dell’horror. A differenza di molti titoli che puntano su jump scare e scene splatter, qui la paura nasce dalla costruzione dell’atmosfera e dalla costante sensazione di pericolo imminente. Kingsport è una città viva, ma in un modo che sembra sbagliato, corrotto. Il silenzio è assordante, interrotto solo da rumori lontani, bisbigli indistinti e canti rituali che sembrano provenire da un’altra dimensione.

L’ispirazione lovecraftiana è evidente non solo nei temi e nella narrazione, ma anche nel modo in cui il gioco tratta la percezione della realtà. Ciò che si vede non è sempre ciò che è reale, e spesso le cose più spaventose non sono quelle che appaiono davanti agli occhi, ma quelle che si intuiscono nell’ombra. Questo tipo di horror, più sottile e psicologico, riesce a essere molto più efficace di qualsiasi spavento improvviso.

Una storia che promette molto

Oltre all’atmosfera e al gameplay, Stygian: Outer Gods sembra puntare su una narrazione profonda e avvincente. La storia di Jack, del suo passato misterioso e della sua connessione con Kingsport, si intreccia con un intreccio più ampio che coinvolge culti segreti, entità ultraterrene e un destino che sembra già segnato. La scrittura suggerisce un mondo ricco di dettagli e segreti, e se il gioco riuscirà a mantenere questo livello di coinvolgimento per tutta la sua durata, potrebbe offrire una delle esperienze horror più immersive degli ultimi anni.

L’orrore… l’orrore!

Stygian: Outer Gods ha tutte le carte in regola per diventare un survival horror degno di nota. La sua atmosfera opprimente, il senso di vulnerabilità costante e la libertà di esplorazione lo distinguono dalla massa, offrendo un’esperienza che sembra un perfetto connubio tra horror psicologico e strategia di sopravvivenza. Tuttavia, il sistema di combattimento potrebbe necessitare di qualche ritocco per evitare di risultare eccessivamente frustrante.

La versione completa del gioco dovrebbe essere lunga circa il doppio rispetto alla versione iniziale dell’Early Access e presentare una storia completa, con un tempo di gioco totale di oltre 10 ore. Durante il periodo di accesso anticipato, gli sviluppatori hanno il proposito di aggiungere molti nuovi contenuti, come luoghi aggiuntivi, personaggi e missioni, armi, abilità, tipi di nemici e scontri con i boss. Misterial Games prevede di rilasciare la versione definitiva di Stygian nella prima metà del 2026, ma potrebbero esserci degli ulteriori rinvii se il gioco necessiterà di ulteriori revisioni.

Se Misterial Games riuscirà a bilanciare al meglio le sue meccaniche prima del lancio ufficiale, Stygian: Outer Gods potrebbe affermarsi come un titolo interessante nel panorama horror. L’ambientazione, la storia e il level design mostrano un potenziale enorme, e se tutto verrà rifinito al meglio, potremmo trovarci davanti a un’esperienza molto intrigante per gli appassionati del genere.

7
Riassunto
Riassunto

Stygian : Outer Gods è un progetto interessante, che si colloca tra l'immersive sim e il gioco di ruolo in prima persona. L'atmosfera lovecraftiana è resa al meglio, ma il gioco richiede ancora un'importante rifinitura. Il periodo di early access servirà proprio a questo, e siamo convinti che i ragazzi di Misterial sapranno sfruttarlo al meglio.

Pro
Ottima atmosfera Trama intrigante
Contro
Performance tecniche ancora non all'altezza Il combat system va profondamente rivisto
  • Giudizio complessivo7
Scritto da
Silvia SiL Mannu

Nel lontano 1990 entro in una sala giochi e scopro i cabinati arcade. Da quel momento, la passione per i videogames non mi ha mai abbandonata. Oggi sono una PC Gamer legata soprattutto a titoli action, giochi di ruolo, stealth e picchiaduro.

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