Oggi siamo qui per parlarvi di Contrast, un gioco Indie di recente uscita sviluppato dal team Compulsion Games, disponibile per console e PC.
La parola che abbiamo scelto per descrivere Contrast è “Poesia“, questo perchè il gioco sebbene non sia perfetto e neppure un capolavoro, ha saputo colpire per alcuni suoi dettagli, entrando nel cuore e rimanendoci.
Aspettiamo i vostri commenti e le vostre opinioni sul gioco se vi piace o se l’avete provato; fateci sapere qual’è per voi la parola che può descrivere al meglio Contrast.
L’AMICA SEGRETA DI DIDI
La storia parte con premesse molto semplici; siamo in un mondo che richiama l’America degli anni ‘20; Didi è una bambina di 9 anni e, come per le bambine della sua età, la sua immensa fantasia gli permette di avere un’amica immaginaria con poteri speciali. Capelli neri, corpo mozzafiato e labbra rosse, Dawn è un’ acrobata che può passare attraverso le ombre a suo piacimento.
In un mondo fatto esclusivamente di luci e ombre, i genitori di Didi appartengono allo spettacolo; spesso assenti e con un rapporto in piena crisi, non sono di certo un punto saldo per la bambina, abituata alle fughe notturne pur di vedere i genitori sul palco.
Dawn, amica immaginaria e compagna di avventure, la seguirà dappertutto proprio come un’ombra, aprendole la strada attraverso i passaggi segreti creati dalle luci e dalle ombre stesse.
Contrast ci racconta la storia di una famiglia; il punto di forza del gioco è proprio la narrazione e la contestualizzazione, i personaggi hanno un look unico e, circondati da pianoforti, sassofoni, microfoni, luci della ribalta e musiche jazz, si inseriscono perfettamente in questa atmosfera dalle tinte noir.
Impersonificare Dawn ci permette inoltre di poter seguire più da vicino le storie della famiglia di Didi, facendoci aumentare l’interesse verso quelli che sono i loro problemi e i loro segreti.
UNA SFIDA TRA LE OMBRE
Il giocatore si approccia al gameplay attraverso la risoluzione di enigmi e puzzle in quello che è un platform che passa dal 2D al 3D attraverso l’uso sapiente dell’illuminazione ambientale o di quella artificiale. I puzzle sono complicati ma non troppo, è necessario comunque avere un po’ di pazienza per capire come utilizzare gli strumenti messi a disposizione. Inoltre la capacità di Dawn di passare dal mondo 3D delle luci al mondo 2D delle ombre servirà al giocatore come ulteriore spunto per ragionare sulla risoluzione dei puzzle stessi.
Nonostante questi puzzle possono sembrare banali e le capacità di Dawn poco sfruttate, bisogna andare oltre quelle che sono le semplici meccaniche di gameplay e vedere come i puzzle non siano fini a se stessi, ma anzi siano ben amalgamati con l’ambientazione come se fossero un’estensione della storia stessa.
Anche raccogliere i collezionabili del gioco, sempre attraverso la risoluzione di puzzle, ci permetterà di esplorare più a fondo il fiore del gioco e il rapporto tra i genitori di Didi, potendone capire i loro pensieri, desideri e problematiche; la storia raccontata è matura dal punto di vista degli argomenti trattati, ma allo stesso tempo semplice per potersi facilmente immedesimare.
LA MIA BANDA SUONA IL JAZZ
Le musiche jazz ci accompagnano fin dalla schermata iniziale del menù del gioco. In questa America degli anni ‘20 troveremo maestosi edifici come cinema e teatri e al loro interno musicisti, attori di cabaret e illusionisti; tutte ombre in un universo che sembra immaginario, probabilmente creato dalla stessa mente di Didi.
Sta proprio in questo la poesia e il mistero del gioco: nell’inconsapevolezza se ciò che vediamo sia un universo parallelo fatto di luci ed ombre oppure sia tutto frutto dell’immaginazione della bambina, spesso lasciata da sola dai genitori.
Genitori assenti, tradimenti, favole della buonanotte mancate, fanno da contorno ad una storia che senza troppe pretese, ci guida per mano alla scoperta di questo gioco, caratterizzato dagli elementi tipici dell’infanzia di ogni bambino come la giostra, il circo o la nave dei pirati, permettendoci di riscoprirci e di affezionarci a Didi e alla sua famiglia.
ALL’OMBRA DELLA PERFEZIONE
Le uniche pecche riscontrate sono state nei modelli poligonali dei personaggi, a volte un po’ troppo statici e qualche bug che faceva rimanere incastrato Dawn all’interno della texture dovendoci far ricominciare da capo gran parte del livello a causa dei pochi salvataggi presenti nel gioco.
Contrast non è un gioco per tutti, poichè a primo impatto può sembrare semplice e banale, sia nella storia che nel gameplay, messo a confronto a titoli di grande spessore di recente uscita, come per esempio il DLC di Bioshock Infinite “Burial at Sea”, che a tratti lo ricorda. Tutto sommato, per essere un gioco Indie, fa il suo lavoro, e nonostante i suoi problemi anche in termini di durata (si termina in un pomeriggio) sa catturare ed emozionare per la sua poesia.
Videorecensione
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