Paolo Sorrentino vince, con “La Grande Bellezza“, l’Oscar (e tantissimi altri premi) per “miglior film straniero” dopo anni di mancate premiazioni per i titoli italiani. Era dai tempi di “La vita è bella” che l’Italia non portava a casa un Oscar, d’altronde è altresì lontanissima l’era delle grandi produzioni italiane; da Fellini a De Sica, da Visconti a Leone. L’Italia ha avuto grandi meriti nella produzione di qualità del cinema. Da sempre in contrapposizione con la “macchina di Hollywood” che, spesso e volentieri, ha premiato più la quantità e la superficialità.
Forte di questo risultato ieri la rete Mediaset ha inserito (con una manovra di marketing eccezionale) nel palinsesto in prima serata, di canale 5, il film di Sorrentino. Sui social per tutta la serata sono fioccate critiche e commenti sul film, nella maggior parte dei casi a giudicare la pellicola troviamo persone cresciute a base di supereroi e patatine. L’ignoranza qualche volta accompagnata da arroganza bella e buona ha portato fra i trend di Twitter, citazioni come “la grande bruttezza”, affermazioni che dovremmo risparmiarci se non altro per spirito patriottico.
Ma partiamo dall’inizio..
“Scettici, si può essere solo scettici di fronte ad un film di produzione italiana. Da tempo, infatti, abbiamo perso l’arte del saper emozionare oltre che produrre pellicole. Con scetticismo e un pizzico di coraggio bisogna osservare “La Grande Bellezza“, dopotutto ieri l’ha visto mezza Italia e l’altra metà ha commentato la propria versione sulla bontà o meno del film.
Si può dire che è, senza alcun dubbio, un film da non prendere alla leggera, ritmicamente lento ma carico di racconti finemente intrecciati da una regia che non perde occasione per emergere come finemente curata. Il film non va guardato, “va vissuto”..
Ogni dialogo, ogni scena racchiude un dualismo che solo un autentico osservatore può cogliere… ”
Questo è il sunto del mio pensiero da umile appassionato di cinema.
Il film è comunque ben strutturato dal lato della regia tuttavia la narrativa può risultare leggermente macchinosa (e noiosa) anche per i frequenti “salti della pellicola” che raramente corrispondono a salti temporali e che, quindi, lasciano di volta in volta qualche secondo di “spiazzo” davanti allo schermo. Molto interessanti i “momenti” che Sorrentino evidenzia, talvolta rallentando l’esecuzione del film, altre volte facendo notare allo spettatore particolari audiovisivi che non solo arricchiscono il film, ma gli conferiscono spessore narrativo (particolari sonori che riproducono il vivere quotidiano). Gli attori sono tutti molto capaci e la scelta del cast è stata a mio avviso straordinaria. Toni Servillo, un maestro dell’interpretazione nei panni del protagonista Jep Gambardella. Ad affiancare il protagonista le figure che più emergono sono: una sempre affascinante Sabrina Ferilli, che risulta, in una scena, volutamente volgare e un Verdone che non finisce mai di stupirci nella sua versatilità interpretativa.
Interessante l’utilizzo della luce, che accompagna la trama del film nel migliore dei modi. Altrettanto degno di nota è il cambio dell’inquadratura a seconda delle scene; spesso non si fa caso a questi dettagli ma in questo film si nota che l’inquadratura è sempre appropriata; Sorrentino è riuscito a fare una primissima quando c’era bisogno di dar rilievo ai dettagli e ad allargare quando la necessità era quella di mostrare una realtà vuota e superficiale. Il comparto sonoro anch’esso curato non mi ha, tuttavia, entusiasmato.
Di che cosa parla “La Grande Bellezza”
Dal film si dovrebbe percepire la contrapposizione che viene creata nelle prime scene, caratterizzate da una Roma (sede di quasi tutte le riprese, tranne che per alcune sprazzi di riprese sull’isola del Giglio) superficiale, falsa, priva di ogni regime morale e che via via si esaurisce come si esaurisce l’entusiasmo negli anni passati dietro a feste e svaghi mondani. Nel susseguirsi degli eventi, che vedono protagonisti alcuni personaggi che sono completamente disconnessi dalla realtà di tutti i giorni, Jop Gambardella sembra quasi trovare una ventata di aria fresca. Aria che lo riporta indietro negli anni fino all’adolescenza, quando, forse, aveva in qualche modo percepito “La Grande Bellezza”. Tuttavia la vita oltre a concedere momenti felici può anche privarne. E’ così che il nostro protagonista ritorna alla vita superficiale che però lo appaga sempre meno. La regia poi ci porta al culmine; quando l’introduzione di una figura “sacra” o forse semplicemente, autenticamente religiosa, introduce un elemento di frattura che serve a ricreare il contatto con la realtà. Una realtà scomoda, talvolta insapore, ma che ci sorprende con le cose più semplici.
L’abilità con cui Sorrentino si sofferma sulla chiesa e le sue sfaccettature, che attraverso le figure canoniche amalgama tutto il film, è qualcosa di veramente eccezionale.
Non so se abbiate copiato questa recensione o scritta di mano vostra, comunque è fantastica. È vero questo film va visto in un certo modo e probabilmente non è alla portata di tutti ( lo dico perchè la prima volta non cio capito niente) comunque è una grande opera questo film.
With love R
Ti ringrazio! La recensione è scritta di mio pugno!
Da questa recensione si capisce come tu sia vissuto a Pane e Film, davvero ben scritta, bravissimo White!
<3