“Look up here, man, I’m in danger”. Guarda qui, amico, sono in pericolo. Bendato, sofferente, rinchiuso in un’inquietante e buia sala ospedaliera: David Bowie ci lascia così, con un presagio di morte, nel suo ultimo componimento dal titolo Lazarus.
A tre giorni dal suo sessantanovesimo compleanno, il cantautore britannico ha perso la sua battaglia contro il cancro, durata ben diciotto mesi.
Autentico testamento spirituale, l’atmosfera soffocante che si respira nel video di Lazarus è il compimento di una lunga e variopinta carriera, orientata alla continua ricerca di un perfezionamento musicale utile a rendere il rock ”globale”, cambiando volta per volta la sua immagine al fine di interpretare le correnti socio-culturali nel tempo. Pochi artisti sono riusciti, come lui, a cogliere ogni singolo passo della rapida evoluzione che ha interessato la musica, dagli anni ’60 fino ai giorni nostri.
Capace di conciliare teatro, arte, musica e letteratura, la sua influenza nello scenario artistico e culturale fu grande a tal punto da riguardare persino il mondo videoludico. Hideo Kojima non ha nascosto di essersi ispirato al volto di David Bowie per caratterizzare l’aspetto di alcuni personaggi della serie Metal Gear Solid: da Ocelot a Raiden, da Eva a Miller, fino allo stesso Big Boss, il quale esercito, oltretutto, prende il nome di un concept album della star britannica, Diamond Dogs. Desideriamo ricordare inoltre il suo contributo alla realizzazione di Omikron: The Nomad Soul, titolo sviluppato da Quantic Dream, uscito a cavallo tra il 1999 ed il 2000 per le piattaforme Windows e Dreamcast. Un progetto che, pur non avendo mai visto il successo, vanta una colonna sonora scritta da David Bowie in persona.
Il suo penetrante carisma ha dato nuova linfa al significato di dandy, una figura difficilmente reperibile nel panorama musicale. Eppure il Duca Bianco è riuscito a fare della propria vita un arte. È difficile stabilire quale fosse la sua passione più grande, o meglio, la sua ossessione: al fianco della musica, infatti, i suoi pensieri hanno sempre camminato sul filo delle mode, dell’apparizione, del trasformismo. E proprio per questo The White Duke rimarrà nell’immaginario collettivo come una personalità, umana e musicale, controversa ma rivoluzionaria.
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