Protagonista dell’E3 di Sony è stato Hideo Kojima. Il maestro e papà Metal Gear Solid, come saprete, si è completamente allontanato da Konami a seguito di una situazione ormai intollerabile da una parte e dall’altra, e della quale ne ha risentito anche la direzione artistica di Metal Gear Solid V: The Phantom Pain. E mentre l’IP resterà saldamente in mano a Konami, Kojima è costretto a guardare avanti e a guardare ad un titolo completamente nuovo, che tra l’altro verrà sviluppato a stretto contatto con Sony che da sempre è legata al game designer giapponese. Kojima ha sì guardato avanti, e Death Stranding ne è la prova, ma a nostro avviso ciò che finora abbiamo visto del gioco, un teaser trailer emotivo e spettacolare, è la dimostrazione che il papà di Snake ha tagliato tutto con il passato. Perché? Ecco quello che secondo noi è il significato nascosto del teaser mostrato all’E3.
Il trailer si apre su una spiaggia oscura, con resti di animali marini morti, e soprattutto con alcune frasi del poeta William Blake.
Per vedere un mondo in un granello di sabbia
e un paradiso in una foresta selvaggia
stringi l’infinito nel palmo della tua mano
e l’eternità in un’ora.
Un messaggio ricco di significato, e che introduce ad un trailer profondo e intenso. Le impronte delle mani sulla sabbia oscura, che al passaggio della telecamera si riempiono di un liquido nero. E qui arriva il momento di Norman Reedus, nudo sulla spiaggia, spogliato di tutto quello che aveva, e soprattutto legato. Legato con manette iper-tecnologiche, e con un cordone ombelicale, che lo connette con un bambino. Il momento è arrivato, quello che per noi rappresenta il segreto dietro a Death Stranding e ciò che Kojima ha voluto comunicare anche con la sua frase sul palco “I’m back.”. Norman Reedus non è infatti nessun’altro se non proprio Hideo Kojima. Lo sviluppatore, legato storicamente a Konami, si è ritrovato solo e abbandonato dopo anni e anni di legame con il colosso giapponese, e non solo. Kojima è stato infatti spogliato e privato di tutto quello che era suo, di quello che considerava come un figlio: Metal Gear Solid. Il cordone ombelicale che lega Reedus al bambino, infatti, non può che essere interpretato come il legame tra un padre, Kojima, e la sua creazione, Metal Gear, dalla quale non riesce a distaccarsene (emblematica la scena in cui Reedus abbraccia piangendo il figlio).
Scena altrettanto emblematica è quella appena successiva, quando improvvisamente Reedus/Kojima si ritrova senza il cordone ombelicale e senza il bambino. In quel momento il protagonista si rende conto di tutto ciò che lo circonda, di tutto ciò del quale non si era mai accorto: ciò che sta intorno a lui è morto, in decadenza, e non ci sarà un futuro se qualcuno non deciderà di fare qualcosa. Da qui una significativa spiegazione del titolo “Death Stranding” (Morte spiaggiata, oppure morte legata ad un filo). La determinazione negli occhi di Reedus è la stessa che immaginiamo nella mente di Kojima quando il suo divorzio da Konami è divenuto ufficiale, un colosso che ha deciso che col tempo si separerà sempre di più dal mondo del gaming verso altri lidi più prolifici per le sue tasche. Ma Kojima non rimane a guardare la desolazione che si è venuta a creare, e anzi decide di rialzarsi, di guardare più in là, di scorgere il futuro che si trova di fronte a lui. A confermarlo è la stessa canzone scelta per questo trailer che recita
buried underground, but i’ll keep coming
che tradotto diventa un messaggio inequivocabile, forse indirizzato alla stessa Konami
sono stato seppellito sotto terra, ma continuo a tornare
Dopo questo viaggio mentale che naturalmente rispecchia quello che il teaser di Death Stranding ci ha comunicato, non possiamo fare altro che sperare in un nuovo grande capolavoro di Kojima, un uomo che da decenni ci delizia con titoli dal valore artistico e sentimentale esagerato. Hideo è tornato, e invece che restare ancorato al passato ha deciso di guardare con occhi diversi il futuro, in un mondo che deve essere ripulito da tutto ciò che lo corrompe.
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