Pokémon GO fa parlare moltissimo di sé, nel bene e nel male. Ma, come sempre, soggetti che percepiscono come malvagio o inutile tutto ciò che concerne l’ambito videoludico non possono fare altro che inveire e scagliarsi contro un prodotto. In questo caso, ovviamente, non parliamo di terroristi di Oslo spinti alla violenza da Call of Duty, o ragazzini che in preda alla febbre da GTA V (esisterà tale malattia? Secondo i media, sì) fanno del male ai familiari. No, stavolta il nocciolo dell’accanimento dei media è Pokémon GO, l’app del momento, che rende, citiamo testualmente, “pirla” chi ci gioca.
Il pezzo apparso su Libero.it e che potete trovare al link in fondo alla pagina, scritto da F. Biasin, è un grosso agglomerato di luoghi comuni e di dichiarazioni fatte da qualcuno che, come potete giudicare voi stessi, non è certamente legato né ai Pokémon né ad alcun tipo di intrattenimento videoludico. Non solo, perché il pezzo di Biasin non si limita a cercare di dissuadere i ragazzi dal giocare alla nuova app di Niantic, ma usa anche dei termini abbastanza forti per etichettare i giocatori. Vi riportiamo alcuni estratti:
- anche in Italia è arrivato il giochino cretino denominato Pokemon Go
- Uscite dal tunnel prima che sia troppo tardi, smettetela di fare i minchioni, chini sul vostro cellulare per catturare pupazzetti con facce da culo
- anche voi entrate a far parte dei club degli sciroccati
Biasin ricorda anche che la Poké-mania ha portato anche a diversi inconvenienti, come incidenti. In questo caso, bisogna ricordare che come sempre occorre porre la massima attenzione a tutto ciò che ci circonda, e ricordare che si tratta pur sempre di un gioco. Certamente, però, i toni utilizzati dal giornalista sembrano puntare verso una visione terribilmente generalista e poco tollerante di quello che è, in fin dei conti, un semplice passatempo.
Bah… anche studio aperto è un noto telegiornale italiano, ma non valgono un cazzo… cioè… vi mettete pure a fare un post su una cosa che scrive libero.it… boh
E’ sempre triste veder parlare di cose che non conoscono.