Abbiamo lasciato Marcus, o Retr0, in un negozio di abbigliamento, al termine del nostro primo giorno di gioco su Watch Dogs 2, disponibile da pochi giorni su PS4, Xbox One e PC. Come sempre, per la rubrica Diario di un hacker, esploreremo a piccoli passi tutte le prime ore di gioco, in attesa di una recensione definitiva che arriverà nel corso dei prossimi giorni. E allora, dopo aver assaporato alcune delle novità legate all’hacking molto più approfondito rispetto al primo gioco, quale migliore occasione potrebbe esserci se non rubare una bella auto e provare a guidare?
Il sistema di guida, sul primo Watch Dogs, ce lo ricordiamo tutti. Abbastanza legnoso, con mezzi difficili da governare e molto poco realistici. Con i migliori auspici, mi metto a bordo di una moto che trovo poco fuori il negozio di abbigliamento, e… No, non ci siamo. Non ci siamo proprio. Il miglioramento rispetto a Watch Dogs si è notato, ma la fisica del movimento delle auto, della guidabilità, e ancor di più delle collisioni rimane una componente completamente fuori dagli schemi realistici che il gioco cerca di promuovere. Se Watch Dogs, con altri eventuali sequel, cercherà di entrare in diretta concorrenza con Grand Theft Auto, l’aspetto forse più fondamentale da migliorare, incontrato finora, è sicuramente la fisica dei veicoli. Da rivedere da cima a fondo, così come appunto le collisioni, come dimostrano i pali della luce che si frantumano davanti ai nostri occhi anche se leggermente toccati, o le scintille ad ogni minimo contatto con altri mezzi o edifici.
Tralasciamo la guida, almeno per il momento, che non ci ha soddisfatto (troppo arcade, per quello che si è visto), e sulla via del nostro obiettivo da raggiungere (la base del Dedsec), si palesa di fronte a Marcus un’area vietata e sorvegliata da guardie. Che cosa potrebbe fare, secondo voi, un patito di missioni e compiti secondari, che non vede altro che la possibilità di aumentare le proprie statistiche anticipatamente sfruttando appunto queste “sfide”? Ma è ovvio: frenare, scendere dalla moto e correre di soppiatto verso l’area. Risalgo dunque la collinetta, notando anche una buona attenzione ai dettagli che è stata riservata agli ambienti naturali, e mi preparo ad una missione secondaria che si prospetta come molto impegnativa: nessun equipaggiamento, troppe guardie, telecamere che non aiutano particolarmente a sviluppare una strategia, e una capacità di hacking pari praticamente a 0. Dopo aver valutato per circa 5 minuti tutte le possibili alternative, ecco la decisione: torno sulla moto e vado alla base operativa. Sì, è stato un paragrafo inutile e che ha raccontato di una decisione sbagliata, ma perlomeno avete capito che a differenza di tanti altri open world non potrete sin da subito gettarvi nella mischia.
Il Dedsec, in effetti, aumenta notevolmente l’oggettistica in nostro possesso. Un albero delle abilità del quale sblocchiamo le prime ramificazioni (tra cui la possibilità di utilizzare in remoto dispositivi elettronici), e una stampante 3D per armi. Sì, avete capito bene, una stampante 3D, con la quale, spendendo dollari, creeremo dal nulla armi e anche droni, sia da terra che aerei. La cosa mi ha sorpreso non poco, considerando la notevole velocità con la quale la stampante sforna l’equipaggiamento (poco credibile, ma comunque aderente al contesto ultragiovanile della situazione e del gruppo). Decido però di non farmi troppe domande, in sostanza si tratta semplicemente di un modo simpatico per progredire nell’azione, e ne approfitto per ascoltare qualche audio di gioco nella base segreta del gruppo, che svelano qualche retroscena sulla situazione che si è venuta a creare a Chicago dopo gli avvenimenti del primo Watch Dogs e anche sull’espansione del programma di sorveglianza, che sta abbracciando tutti gli USA. Lo scopo del Dedsec? Presto detto: impedire che società come la Blume possano sfruttare incondizionatamente i dati di chiunque, nel bene e nel male. La privacy di ognuno è un prezzo troppo alto, e il Dedsec non ci sta.
Svolgo dunque alcune missioni, che mi portano in un parco, in una villa ad hackerare un importante autorità dell’industria farmaceutica (decisamente lenta come ritmo, tra l’altro), e anche gli studi cinematografici, una nuova missione principale che mette a dura prova la mia abilità stealth (e la mia pazienza, ma questo è un altro discorso). Nonostante il drone e tutti gli accorgimenti, vengo scoperto: decido di portare a termine tutto con sparatorie e nascondendomi ulteriormente, fuggo e la missione viene completata. Un metodo poco ortodosso, ma siamo solo all’inizio, e c’è tempo per imparare. Domani è un altro giorno.
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