Sta per concludersi una rubrica che, se fosse per il mio status di clamoroso fanboy della serie, sarebbe potuta andare avanti per anni. Lezioni di Storia ci ha accompagnati, nelle ultime settimane, a ripercorrere l’intera travagliata storia della serie Kingdom Hearts, nata dalla curiosa collaborazione tra Disney e Square-Enix e dalla geniale mente di Tetsuya Nomura. Restano da scoprire gli ultimi tre giochi usciti sinora, dopo aver parlato di capitoli ufficiali (Kingdom Hearts, KH: Chain of Memories, KH II, KH: 358/2 Days, KH: coded) e non (KH: V Cast, KH mobile). Ma, come già avvenuto in occasione della seconda parte della nostra retrospettiva, ci attende un riassunto della trama raccontata in precedenza nel nostro speciale, per meglio comprendere alcuni risvolti narrativi che seguiranno.
Risvegliatosi dal sonno, voluto da DiZ per permettere a Naminè di ricostruire i suoi ricordi perduti nel Castello dell’Oblio, Sora ricomincia il suo viaggio alla ricerca di Riku e Topolino. Questa volta però i nemici non sono solo gli Heartless, ma anche i Nessuno, e in particolar modo l’Organizzazione XIII. L’oscuro gruppo è capitanato da Xemnas, che Sora scoprirà non solo essere connesso al Cercatore dell’Oscurità ucciso l’anno prima (Xemnas è il Nessuno, Ansem era l’Heartless), ma anche un’altra persona diversa da quella che credevamo: Xemnas è infatti legato a Xehanort, un apprendista molto dotato di Ansem il Saggio al quale rubò il nome dopo averlo esiliato dal Giardino Radioso. La missione di Sora non riguarderà solo la distruzione dell’Organizzazione, intenta a creare un Kingdom Hearts artificiale con il quale accrescere il proprio potere, ma anche continuare il suo percorso di crescita da prescelto del Keyblade. Dopo la conclusione della guerra contro l’Organizzazione, Sora, Kairi e il redivivo Riku, recuperato dalle tenebre nelle quali si era perso, tornano nel loro mondo d’origine, ma Topolino non resta con le mani in mano e decide di controllare il perché di alcune anomalie nel Grillario causate da Naminè, il Nessuno di Kairi che ricostruì i ricordi di Sora. Topolino scopre infatti che Sora, nel suo Cuore, ha tante connessioni sconosciute con altri personaggi, in particolare Roxas (il suo Nessuno), Xion (un clone creato da Vexen e che si unì per un breve periodo all’Organizzazione), Ventus e Aqua. La missione di Topolino ora è “semplice”: ritrovare tutti i perduti custodi Keyblade e addestrare pienamente Sora. Come il maestro Yen Sid spiegherà, infatti, la guerra tra luce e oscurità è appena iniziata…
NATO DAL SONNO
Nel gennaio del 2010 tocca a PSP, la prima console casalinga di casa Sony, accogliere un nuovo spin-off della serie. L’onere del debutto tocca a Kingdom Hearts: Birth by Sleep, sottotitolo familiare ai fan che lo udirono già nell’edizione Final Mix del secondo capitolo principale. Il secret ending del gioco ci portava infatti in un luogo mai visto, ad assistere ad una feroce battaglia tra personaggi dei quali non avevamo mai sentito parlare prima, oltre a Topolino. Le prime informazioni sul gioco, rilasciate tra il 2008 e il 2009, fecero finalmente luce su alcuni dei misteri di Birth by Sleep. Il gioco è ambientato 10 anni prima dei fatti del primo Kingdom Hearts, quando Sora e Riku erano ancora dei giovani bambini, e narra una storia ormai dimenticata. 3 ragazzi, 3 giovani eroi che fecero di tutto per fermare uno degli esseri più malvagi di sempre, intenzionato a dominare il Kingdom Hearts e il suo potere. La storia di Birth by Sleep, che riassumiamo di seguito, nonostante fosse apparentemente slegata dagli avvenimenti vissuti fino a quel momento, si rivelò invece essere un tassello a dir poco fondamentale della cosiddetta Saga Xehanort.
Terra, Aqua e Ventus sono tre giovani custodi del Keyblade, abitanti della Terra di Partenza e sotto la protezione del loro maestro, Eraqus. L’esame per diventare Maestri è alle porte, e nel mondo, per assistere alla prova, arriva anche un vecchio amico di Eraqus, Xehanort. L’esame si conclude però in un nulla di fatto a causa di un avviso, da parte del Maestro Yen Sid, che avvisa Eraqus di oscuri esseri, i Nesciens, che stanno imperversando per tutti i mondi. Terra decide di partire a caccia dei mostri, Ven lo insegue, e Aqua fa lo stesso sperando di poter riportare i suoi amici a casa. Dietro a tutto, si nascondeva il vecchio Xehanort, un potentissimo maestro Keyblade interessato all’oscurità, alla leggendaria Guerra dei Keyblade e alla creazione dell’arma definitiva, il χ-Blade. Per fare ciò, a Xehanort servono due cuori, uno fatto di pura luce e uno di pura oscurità. La risposta al suo piano è Ventus, suo ex allievo che aveva perso la memoria e al quale Xehanort aveva prelevato l’intera oscurità, finendo col creare un nuovo essere, Vanitas, ragazzo in maschera che più volte si palesa di fronte ai tre cavalieri (che è anche identico, fisicamente, a Sora). Non solo questo, perché Xehanort, per concludere il suo piano, aveva bisogno di reincarnarsi in un corpo più giovane, e il designato diventa Terra. Il ragazzo, ormai condizionato da Xehanort, uccide Eraqus dopo che questi aveva scoperto il complotto dietro a Ventus, ma dopo aver compreso il suo grande errore parte per il luogo della battaglia finale, dove si ritrova con i suoi compagni. Da un lato i tre personaggi, dall’altro Xehanort, Vanitas e Braig, un abitante del Giardino Radioso che si è ormai assoggettato al controllo di Xehanort. Al termine della battaglia, il cuore di Ventus (nel quale si sono riunite le due parti), ormai sottoposto a shock, abbandona il ragazzo, che finisce in uno stato di sonno profondo; il cuore di Xehanort finisce nel corpo di Terra, dal quale si separa il suo Sentimento Persistente sotto forma di una vuota armatura; Aqua riesce a salvarsi, e dopo aver trasformato, grazie al potere del Keyblade di Eraqus, la Terra di Partenza nel Castello dell’Oblio e averci rinchiuso Ventus, parte per il Giardino Radioso per far rinsavire Terra. La missione non termina nel migliore dei modi: Aqua finisce con l’essere richiusa nel regno oscuro, Terra-Xehanort si salva ma perde completamente la memoria, anche a causa di una continua lotta interna tra i due cuori che vogliono avere il sopravvento l’uno sull’altro. Xehanort viene ritrovato da Ansem il Saggio, che lo accudisce e lo farà diventare uno dei suoi discepoli. Il cuore di Ventus, intanto, ha trovato un corpo ospite per riposare: quello del giovanissimo Sora.
Non senza alcune incongruenze, Birth by Sleep è un importantissimo titolo dell’intera epopea di Kingdom Hearts. Molto più maturo, nei toni e nei temi, rispetto ad altri titoli della serie, il gioco racchiude in sé un finale che definire tragico sarebbe dire poco, una novità assoluta per una serie che è sempre stata vista come un prodotto adatto ad un pubblico giovane, almeno all’apparenza. I destini dei tre protagonisti vengono esplorati a fondo dalle tre storie che Nomura mette a disposizione del giocatore, libero di scegliere personalmente quale personaggio seguire da vicino: Ventus, Aqua e Terra. Non è certamente una novità, quella delle varie storyline da seguire (anche Chain of Memories ne aveva usufruito), ma con Birth by Sleep l’autore decide di mettersi duramente alla prova per proporre un gioco di proporzioni bibliche, se pensiamo che il titolo è uscito solamente su PSP, hardware che nel 2010 aveva già raggiunto il suo massimo potenziale. Anche il gameplay, inaspettatamente, subisce una grossa rivoluzione, introducendo feature che stando al papà di Kindgom Hearts potrebbero essere riproposte in parte anche nel terzo capitolo. Ven, Aqua e Terra sono infatti in grado non solo di utilizzare il Keyblade, ma di avere dalla propria una vasta gamma di combinazioni di poteri, abilità e magie che si tramutano nel sistema dei Comandi, sostituendo gli ormai antiquati Attacchi e Magie. L’attivazione di diverse combinazioni di Comandi dà anche origine ai vari Stili, che potenziano temporaneamente il personaggio prima di scatenare un devastante attacco finale.
Al termine di Birth by Sleep, le questioni irrisolte sono molte di più di quelle che hanno avuto una risposta
Il Keyblade, nel frattempo, assume un ruolo molto più importante. Utilizzato come arma e come oggetto magico da Sora, Riku e Topolino, il Keyblade si scopre essere possessore di abilità ben più grandi, come quella di tramutarsi in un veicolo per muoversi nello spazio o di diventare una sorta di cecchino implacabile per sfruttare potenti attacchi magici contro i nemici. L’arma sarà anche protagonista di importanti sezioni della storia, come ad esempio il rituale di passaggio tra Terra e Riku che donerà al bambino la possibilità, un giorno, di utilizzarlo. In generale, con una trama molto profonda, un gameplay rivisitato e ambientazioni sì spoglie rispetto ad alcune viste su PS2 ma molto ispirate, Birth by Sleep venne premiato dalla critica e dalle vendite, facendo registrare ottimi incassi sin dai primi giorni di vita. Complice di questo successo fu anche il finalmente ben realizzato multiplayer, che metteva alla prova i giocatori sia in cooperazione nell’Arena del Miraggio sia in competizione, l’uno contro l’altro. Tetsuya Nomura aveva fatto centro ancora una volta, dopo il debolissimo Kingdom Hearts coded, ma il mondo ancora non è pronto per Kingdom Hearts III. Essendo ancora al lavoro su Final Fantasy Versus XIII (solo nel 2013 rinominato Final Fantasy XV), Nomura continuò a pianificare altri spin-off della serie per rinviare ulteriormente lo sviluppo del capitolo conclusivo, e infatti dal 2011 in poi si sono susseguiti una lunga lista di prequel, spin-off e sequel che stanno, da molti anni, preparando la guerra finale tra la Luce e l’oscurità. Anche perché, al termine di Birth by Sleep, le questioni irrisolte sono molte di più di quelle che hanno avuto una risposta, così come dimostra anche l’emblematico filmato finale Blank Points. Xehanort (lo ricordiamo, fusione del vero Maestro Xehanort e Terra) vive al suo interno una lotta tra i due Cuori per il controllo, e nel frattempo custodisce un segreto con Braig nel suo apprendistato presso Ansem; Ven riposa da qualche parte all’interno del Castello dell’Oblio, una stanza che anche Xemnas cercherà anni dopo; Aqua, invece, rimane per chissà quanto tempo nel regno oscuro, incontrando anche un personaggio inaspettato: Ansem il Saggio.
TRA FINAL MIX E REMAKE
Tra la fine del 2010 e l’inizio del 2011, in tutto il mondo, esce una versione remake di un titolo di cui abbiamo già discusso nel corso della seconda parte della nostra retrospettiva. Kingdom Hearts Re:coded, dopo aver già assaggiato il pubblico dei cellulari in Giappone, sbarca su Nintendo DS con una grafica leggermente migliorata, un sistema di comandi differente (ripreso dai capitoli principali) e come titolo completo, non dunque sotto forma di episodi come il suo progenitore. Alcune novità, come specifiche aree di combattimento, ma la sostanza resta sempre la stessa: il gioco è un prodotto superfluo ai fini della narrazione della serie, e anche il remake finisce con l’essere un’esperienza non fondamentale. Viene aggiunta, però, anche una importante sequenza conclusiva, che vede protagonisti Topolino e Yen Sid. Il Re dice all’ex maestro di aver finalmente trovato Ven e che ora ne manca solo uno da trovare (dunque sapeva dove si trovasse Aqua), e Yen Sid gli confida un clamoroso segreto. Con la sconfitta dell’Heartless e del Nessuno dell’essere originale, Xehanort è stato rigenerato, e sta già preparando l’offensiva finale per portare a termine il suo piano. I custodi del Keyblade sono avvisati, la guerra definitiva sta per iniziare.
Sempre nel 2011, ecco che su PSP arriva la consueta versione Final Mix di Kingdom Hearts: Birth by Sleep. Molto amato dal pubblico e dalla critica, era quasi ovvio che il gioco ottenesse un upgrade come fu per i capitoli principali. Nell’edizione estesa del gioco vennero inseriti nuovi Nesciens, nuove sfide, alcuni nuovi boss da sconfiggere, e il Secret Episode, un episodio extra della storia che si pone cronologicamente dopo l’epilogo e che ha come protagonista Aqua. Per la prima volta, comandando la ragazza, esplorammo in prima persona il regno dell’Oscurità, fino a quel momento intravisto solamente nei filmati. Al termine di un’estenuante boss fight contro un potente essere dagli occhi rossi, ancora oggi indefinito, Aqua si ritrova di fronte ad una visione che la lascia di stucco: il Castello di Cenerentola, che lei stessa aveva visitato chissà quanto tempo prima nel corso degli avvenimenti di Birth by Sleep. Il mondo è stato assorbito dalle tenebre, ma ancora non è chiaro cosa sia successo veramente. Per una risposta, dovremo attendere il 24 gennaio, quando Kingdom Hearts 0.2 Birth by Sleep: A fragmentary passage sarà finalmente disponibile nella collection 2.8.
MONDI DORMIENTI
Per Kingdom Hearts è un anno importante, si tratta infatti del decimo anniversario della serie. Con il 2012 arriva anche il momento della sua settima incarnazione ufficiale, la nona complessiva, e per l’occasione Nomura decide di portare il nuovo gioco su un’altra console (è la sesta piattaforma differente ad avere a che fare con la serie), Nintendo 3DS, la nuova portatile della grande N partita a rilento ma che con i mesi ha saputo raggiungere una popolarità quasi senza precedenti. Pensato inizialmente come un titolo molto differente, quasi una rivisitazione del primo capitolo, Kingdom Hearts 3D: Dream Drop Distance rappresentò invece una graditissima sorpresa. Un sequel di Kingdom Hearts II e coded, e un preludio definitivo a Kingdom Hearts III, ancora all’epoca nell’oblio più totale per il pubblico, dove Sora e Riku affrontavano la loro prima vera prova per diventare dei Maestri del Keyblade: l’Esame di Qualificazione.
Richiamati da Topolino per ordine di Yen Sid, dopo aver predetto il ritorno dell’originale Xehanort, Sora e Riku vengono sottoposti ad un esame per diventare Maestri molto particolare. Il loro compito sarà addentrarsi nel Regno del Sonno (o dei Sogni), un regno al di là di quello della Luce e dell’Oscurità, per poter letteralmente risvegliare i Mondi che, liberati dal dominio degli Heartless, non sono stati in grado di “tornare in vita”. Sia Sora che Riku compiono un lungo viaggio, negli stessi Mondi dormienti, ma c’è qualcosa che non li farà mai incontrare, una sorta di barriera invisibile che impedisce all’uno di entrare in contatto con l’altro, per evitare che l’esame venga contaminato da aiuti esterni. Sette saranno le serrature che ognuno di loro dovrà sbloccare per risvegliare i Mondi, minacciate da una tipologia particolare di Dream Eaters, gli Incubi. Allo stesso tempo, sia Sora che Riku riescono ad apprendere l’abilità di addestrare e sfruttare in battaglia gli Spiriti, dei Dream Eaters benigni che prendono il posto dei classici comprimari. Gli Incubi non saranno però le uniche forze del male che si opporranno all’esame di Sora e Riku. Vecchie conoscenze del duo tramano infatti nell’ombra. Nel vecchio laboratorio di Ansem il Saggio, al Giardino Radioso, si risvegliano gran parte dei vecchi membri dell’Organizzazione, ora di nuovo in forma umana (come spiegato da Yen Sid in Kingdom Hearts Re:coded). I primi a rinvenire sono Xehanort (l’apprendista, ossia il corpo di Terra contenente il suo cuore e quello del Maestro Xehanort) e Braig. Il primo, Xehanort, sembra aver riacquisito le sue antiche abilità, tra cui quella di evocare il potentissimo Keyblade del vecchio maestro. Lea, invece, ossia la versione umana di Axel, riesce a fuggire dai due, che pianificano qualcosa di losco, e si dirige alla Torre Misteriosa insieme a Minni dopo averla aiutata in un momento di difficoltà contro Malefica. Il ragazzo, si scoprirà, ha acquisito in qualche modo la possibilità di evocare un Keyblade, cose che sorprende tutti i presenti. Cosa ancor più sorprendente saranno i nemici che si intrometteranno nel Regno dei Mondi Dormienti. Dopo che Sora e Riku sono costretti a sconfiggere nuovamente le versioni Heartless e Nessuno dell’apprendista Xehanort, un altro losco figuro, un giovane ragazzo dai capelli argentati, si rivela ai due: si tratta del giovane Maestro Xehanort. Con l’avvento del giovane Xehanort, con nuovi retroscena, nuovi cliffhanger e nuovi villain, la trama di Kingdom Hearts diventa ancora più travagliata di quanto già non lo fosse prima. Cercheremo di riassumere in quante meno righe possibili, ma il consiglio è quello di giocare in qualche modo al gioco. Spiegarlo a parole, credeteci, è fin troppo difficile.
Apprendista Xehanort si divise in Nessuno (Xemnas) e Heartless, quest’ultimo senza un corpo ma con un potere: viaggiare nel tempo. È così che l’Heartless torna dalla versione giovane del Maestro Xehanort, e gli dona, oltre al potere di viaggiare nel tempo, anche una serie di importanti indicazioni sul futuro, e istruzioni sui prossimi contenitori del suo cuore. L’obiettivo di Xehanort inizia a delinearsi: creare altri dodici contenitori per il suo oscuro cuore, in modo da avere la possibilità di dominare la Luce e l’Oscurità. Tra i dodici contenitori ci saranno ad esempio Braig, già caduto in suo possesso all’epoca di Birth by Sleep, ma anche Isa (l’originale di Saix) e altri membri della vecchia Organizzazione XIII, gruppo creato per cercare di trovare validi contenitori allo scopo di Xehanort. Un altro custode per il cuore del Maestro, ormai scartato, fu Riku, divenuto però repellente all’Oscurità dopo tutti i suoi trascorsi. Sora viene fatto cadere in un lungo sonno da Xehanort, intenzionato ad avere il corpo del ragazzo, ma per sua fortuna è pronto a intervenire Riku, che si scoprirà essere divenuto una sorta di Spirito di Sora che lo ha aiutato nel Regno del Sonno impedendo all’Oscurità di possederlo (è anche per questo che i due non si sono mai incontrati nel corso del gioco). Ma perché proprio 13 contenitori? La leggendaria Guerra del Keyblade, una sorta di ossessione per Xehanort, distrusse l’originale χ-Blade in 20 parti totali, 7 di luce e 13 di oscurità. Il suo scopo, ora, dovrebbe essere dunque chiaro: ricostruire l’arma per aprire il Kingdom Hearts, cosa che Xehanort aveva già tentato anni prima (con Ventus e Vanitas) ma senza successo. Con l’aiuto di Topolino, Riku riesce però a interrompere il rituale di corruzione di Sora, e a salvare il ragazzo. Non è però tempo di riposarsi, gli eventi sono ormai stati messi in moto. La Vera Organizzazione XIII, con i contenitori di Xehanort, è in movimento per portare a termine il suo piano, e i guardiani della Luce devono ora organizzarsi. Il finale non è piacevole per tutti i protagonisti: Riku viene nominato Maestro, cosa che non tocca a Sora che decide di restare ad allenarsi nel Regno del Sonno; Lea decide di continuare il suo addestramento con il Keyblade; Yen Sid richiama invece un’altra inaspettata custode dell’arma, Kairi.
Con la trama del gioco la chiudiamo qui, che è meglio. Come avrete capito, la confusione mentale per chi è stato costretto da forze maggiori a perdersi questo gioco è divenuta tale da quasi precludere la comprensione del futuro terzo capitolo, ed è per questo che la collection in arrivo il 24 gennaio è un’occasione fondamentale per riuscire a restare al passo con la serie. Anche perché, nel nostro Paese, Kingdom Hearts 3D: Dream Drop Distance non ha subito un trattamento come ci si poteva attendere. La discutibile scelta di Square-Enix di non tradurre il gioco nella nostra lingua (oltre che in spagnolo) fu accompagnata anche da una distribuzione quasi minimale delle copie del gioco, limitate in molti negozi alle sole prenotazioni. Coloro che però riuscirono a metterci le mani sopra si ritrovarono però un buon titolo, con diversi elementi ereditati da Birth by Sleep (come i Comandi) e alcune novità come il flowmotion, che permetteva scatti e acrobazie a Sora e Riku prima impossibili. Particolarmente di disturbo fu la Barra Drop, una barra visualizzata a schermo che quando si riduceva a 0 coincideva con il cambio di personaggio e dunque di storyline da seguire. Fastidioso, in molti frangenti. Capitolo finito nel dimenticatoio nel nostro Paese, KH3D è la chiara dimostrazione di due concetti: il primo è che la storia sta giungendo al termine, e che questo è un prologo definitivo per il terzo capitolo; il secondo è che Tetsuya Nomura, in questo caso, ha forse osato troppo. Troppi colpi di scena e troppe novità da spiegare, che rovinarono a molti l’esperienza di una storia da poter seguire in tranquillità. Poco da dire, infine, sui Mondi: sempre belli e molto fedeli ai vari film e lungometraggi Disney, in particolar modo le ambientazioni ispirate a Il Gobbo di Notre Dame e TRON: Legacy.
TANTO TEMPO FA…
Tutto ciò che concerne la misteriosa Guerra del Keyblade viene esplorato in Kingdom Hearts χ, un browser game del 2013 che così come Kingdom Hearts coded non è mai uscito dal Giappone in questa forma. Ambientato 1000 anni prima della storia che tutti noi abbiamo vissuto nel corso della serie, Kingdom Hearts χ ci pone di fronte ad un mondo dove il Keyblade non era una leggenda, ma una solida realtà. Un antico Maestro dei Maestri aveva dato il via ad un vero e proprio culto del Keyblade, con cinque adepti al comando di altrettante fazioni che regolavano la pace nell’universo respingendo gli Heartless invasori. Come era prevedibile, la trama assume dei risvolti particolarmente inaspettati, con le fazioni messe l’una contro l’altra e con attriti che porteranno alla fatidica Guerra del Keyblade. Una storia che, essendo stata raccontata per il momento solo in Giappone, è ancora in gran parte oscura persino a noi. Quel che importa è che tutti i custodi finiranno col fare una brutta fine. Daybreak Town, un giorno gloriosa dimora delle 5 fazioni, fu teatro di una devastante guerra che sterminò la stragrande maggioranza dei Custodi. Finendo col diventare un desolato e inospitale luogo fatto di soli ricordi: il Cimitero dei Keyblade, che abbiamo già visto in KH2 e KHBBS.
Sul gameplay di Kingdom Hearts χ poco da dire, essendo un sistema che noi non vedremo mai. Il gioco si basava su una sorta di variante del combat system di Chain of Memories, sfruttando sempre le carte e avendo stavolta a che fare con eventi casuali e temporanei che permettono di migliorare l’equipaggiamento a propria disposizione. L’assenza di un protagonista, che siamo noi stessi, ha anche permesso a Nomura di inserire una grossa personalizzazione su abiti e aspetto, per creare il proprio avatar digitale. Non c’è però nulla di più da dire, se non che il gioco, dopo soli 3 anni dall’apertura dei server, verrà presto chiuso, cosa che ha accelerato il rilascio dei capitoli conclusivi della storia da parte di Square-Enix.
4 ANNI DI REMASTERED
Possiamo affermare, finalmente, di essere giunti alla conclusione del nostro lungo ed estenuante viaggio. Dopo Kingdom Hearts χ, infatti, Square-Enix non ha più rilasciato nuovi titoli della serie, ma si è adoperata in un compito che ci sentiamo di elogiare: rimasterizzare totalmente la serie, portando prima su PlayStation 3 e poi su PlayStation 4 tutti i titoli per permettere a chiunque di recuperare, ripassare o approcciarsi senza troppa fatica alla serie e facendo anche un piccolo regalo ai fan: le tanto agognate edizioni Final Mix uscirono finalmente dai confini nipponici. Nel dicembre 2014 fu infatti la volta di Kingdom Hearts HD 1.5 ReMIX, contente le rimasterizzazioni in alta definizione di KHFM, KH Re:Chain of Memories e con le cinematiche di KH358/2D, quasi a comporre un film. Stessa identica struttura che seguirà anche Kingdom Hearts HD 2.5 ReMIX l’anno successivo: riedizione in HD di KH2 e KHBBS, e “film” dedicato a KH Re:coded.
Unchained χ, gioco che tutt’ora è scaricabile e giocabile sia su Android che su iOS
Una nuova “remastered”, se così possiamo chiamarla, arriva nel 2015 (solo l’anno successivo in Europa). Conscio del buon potenziale del gioco, se tramutato in mobile, Nomura porta Kingdom Hearts χ su smartphone con il nome di Unchained χ, gioco che tutt’ora è scaricabile e giocabile sia su Android che su iOS. Vengono eseguiti alcuni ritocchi non solo per renderlo appetibile ad un giovane pubblico, ma anche per un migliore utilizzo su mobile. Le carte fanno posto ad un sistema di medaglie da portare con sé, in quello che potrebbe quasi definirsi un action-RPG a turni, termine ambiguo ma che nasconde un pizzico di verità. Ancora oggi la trama di Kingdom Hearts: Unchained χ non è completa, Square-Enix sta supportando costantemente il titolo.
Chi però acquisterà, il prossimo 24 gennaio, Kingdom Hearts HD 2.8 Final Chapter Prologue sarà già in grado di conoscere l’intera storia delle cinque fazioni, del Maestro dei Maestri e della Guerra del Keyblade. Il film contenuto all’interno della collection sarà infatti Kingdom Hearts χ: Back Cover, che sarà realizzato interamente in Unreal Engine 4, nuovo motore grafico sfruttato anche nel terzo attesissimo capitolo. Rimasterizzato anche Kingdom Hearts 3D, mentre il terzo gioco è tutt’ora una incognita e allo stesso tempo un mini-titolo molto atteso. A completare la raccolta sarà Kingdom Hearts 0.2 Birth by Sleep: A fragmentary passage, che esplorerà il tempo passato da Aqua all’interno del Regno dell’Oscurità. Se siete curiosi di sapere qualcosa di più sulla collection, qui trovate la nostra anteprima. Per quanto riguarda Lezioni di Storia, invece, il viaggio si conclude qui. Sono stato particolarmente prolisso, lo riconosco, anche sicuramente confuso in certi porzioni. Ma sono sicuro che mi possiate capire: raccontare di Kingdom Hearts, per complessità e storia, non è mai semplice.
Ottima analisi
Non vedo l’ora di avere la 2.8 e la 1.5 e 2.5 su PS4 e l’attesissimo Kingdom Hearts 3 che quasi sicuramente uscirà a fine 2017- marzo 2018.