Dopo aver posto fine alla setta di Seed che terrorizzava Hope County, dopo essere fuggiti dal pericoloso Vietnam, ecco che su Far Cry 5 arriva il momento non solo di un nuovo DLC ma anche di un nuovo pianeta da esplorare! A spasso su Marte, la seconda delle tre esperienze aggiuntive di Far Cry 5, ci porta infatti sul pianeta rosso in compagnia di Nick Rye, vecchia conoscenza di chi ha già giocato il titolo Ubisoft. Proprio come Blood Dragon in Far Cry 3 e in Hours of Darkness il mese scorso, la nuova avventura si discosta notevolmente dall’ambientazione del gioco principale ma allo stesso tempo contiene riferimenti all’universo narrativo della serie, a partire naturalmente dal già citato protagonista. Godiamoci quindi insieme la cutscene iniziale di A spasso su Marte e diamo il via alla nostra recensione.
Versione provata: PlayStation 4
MARS ATTACK!
Prendete un po’ di DOOM, mescolatelo con un pizzico di The Martian e aggiungete infine un tocco di Borderlands: ecco che avrete creato A spasso su Marte, nuova esperienza di Ubisoft Shangai che ci trasporta sul Pianeta Rosso. Ci trasporta letteralmente, perché il nostro alter ego, Nick Rye, viene infatti teletrasportato in una stazione di ricerca marziana da Hurk, il cui corpo è stato fatto a pezzi e che parla con noi solamente tramite la testa (à la Mimir di God of War, ma molto più logorroico e trash), e ANNE, una IA che ha bisogno di aiuto. Dopo alcuni secondi di smarrimento, veniamo infatti a conoscenza del motivo per cui siamo stati chiamati lì: gli aracnidi marziani, che vivono su tutta la superficie del pianeta, sono pronti ad attaccare la Terra e a divorare tutti i suoi abitanti, e dunque Nick e Hurk devono riuscire a riattivare tutte le difese di ANNE per porre fine alla minaccia.
Fine delle premesse. Nick e Hurk, la cui inutile testa viene presto sostituita da un robot chiamato Brobot con la sua coscienza che offre supporto militare alla causa e che fa battute a raffica come il buon Claptrap, vengono inviati da ANNE nel desolato pianeta a caccia di aracnidi e di nuclei energetici per alimentare le difese planetarie, senza bisogno di troppe spiegazioni o altre premesse narrative da fare. Come da tradizione, l’accento viene posto totalmente sulla parte giocata dell’esperienza, senza il desiderio di proporre una storia interessante o con risvolti da ricordare. Anzi, la storia del DLC è quanto di più lontano dal memorabile. Dopo le 5/6 ore necessarie per raggiungere e completare l’ultima missione, ci troviamo di fronte ad un finale molto prevedibile che non riserva sorprese e una boss fight finale davvero poco ispirata. Del resto, trovando sempre nei villain le carismatiche figure sulle quali impostare la storia dei vari capitoli e mancandone uno reale in questo nuovo pacchetto aggiuntivo, forse gli sviluppatori si sono trovati spaesati dalla cosa e presi in controtempo.
RITORNO AL FUTURO
Ed è difficile capire perché i ragazzi di Ubisoft Shangai abbiano tralasciato così tanti aspetti della storia, quando il comparto strutturale del gioco è un, gradito a chi più e a chi meno, ritorno al passato della serie Far Cry. La storia, come detto, ha come unico scopo quello di introdurre la missione di Nick e Hurk: riattivare al 100% le funzionalità di ANNE, e per farlo occorre attivare i terminali sparsi in tutta l’area di gioco. Questi punti di interesse vedono il ritorno delle tanto amate (o odiate) torri da scalare – o per meglio dire da raggiungere saltando vista la gravità marziana che modifica i movimenti e l’idea stessa delle strutture aliene – di aree da ripulire dagli aracnidi e simulazioni di aree terrestri che evidentemente gli scarafaggi marziani stanno sfruttando per prepararsi alla grande battaglia. O almeno questo è quello che sappiamo, dalle prime battute del gioco.
Insomma, c’è ben poco di nuovo sotto il sole di Marte in questa seconda esperienza targata Far Cry 5. Un concept di gioco già ampiamente conosciuto, il che però non significa che si tratti di una pessima scelta o di una realizzazione sotto tono. Al contrario, A spasso su Marte è estremamente godibile e intrattiene quanto basta, offrendo anche un livello di sfida adeguato e che anzi può darvi filo da torcere in alcuni frangenti, come nei momenti in cui vi ritrovate a fronteggiare più Regine – gli aracnidi marziani più potenti, come potrete immaginare – quando vi ritrovate con pochi strumenti. In qui momenti, è altamente consigliabile non passare sopra alla sabbia di Marte, in quanto accorreranno in massa gli aracnidi che percepiscono i vostri passi. Se siete già in difficoltà con le Regine, la scelta più ovvia è rintanarsi in alto e scegliere una buona strategia per eliminare il potente nemico.
A tal proposito, un aprezzato sforzo è stato fatto proprio sugli equipaggiamenti e sulle armi, completamente inediti per la serie anche se il design non brilla certo per novità. Tra blaster, armi laser e fucili dal nome ben poco amichevole come Cazzi A Mazzi e Sfrangianervi, e nuovi oggetti speciali come cuori di aracnidi che scatenano le creature le une contro le altre, c’è di che divertirsi, menzionando inoltre la cintura gravitazionale che funge da simil-jetpack. Creare il proprio arsenale non è complicato ma procede insieme alla missione stessa, perché sbloccando terminali e attivando torri varie vengono anche resi disponibili, nelle stampanti 3D, nuovi oggetti e armi da creare pagando Emoleum, una valuta marziana recuperabile dai contenitori sparsi su tutto il pianeta o direttamente dai corpi degli aracnidi abbattuti.
Tralasciando qualche cutscene inspiegabilmente renderizzata in bassa risoluzione, graficamente il gioco si mantiene sugli stessi livelli di Far Cry 5 (e grazie, direte voi). Il deserto del Pianeta Rosso è così come ce lo immaginiamo ma molto ripetitivo dopo poco, lasciando spazio solamente ad un’area differente dalle altre e alle strutture aliene fantascientifiche, che anche in questo caso si ripetono continuamente. Qualche inconveniente, infine, sulle hitbox dei nemici e dello stesso Nick: di tanto in tanto, nonostante saltassimo per evitare la zampata di un’aracnide, siamo stati clamorosamente colpiti a metri di distanza. Un po’ frustrante.
PUNTI DI FORZA
- Far Cry sbarca su un altro pianeta
- Le armi
- Brobot
PUNTI DEBOLI
- Un passo indietro da Far Cry 5
- Molto ripetitivo
- Storia prevedibile e battaglia finale poco ispirata
Con A spasso su Marte, la serie Far Cry sbarca per la prima volta su un altro pianeta, e il tentativo è da apprezzare. La desolazione del Pianeta Rosso fa da sfondo alla nuova avventura di Nick e del robotico Hurk, una stramba coppia di folli combattenti che riescono a divertire con i loro battibecchi e le loro continue considerazioni su ciò che sta accadendo. Il game design del DLC è abbastanza semplice, e va a riprendere di pari peso le meccaniche che Ubisoft, con Far Cry 5, aveva abbandonato: un certo quantitativo di compiti da esplorare che finiscono col ripetersi continuamente, e il ritorno delle ormai famigerate torri da attivare. Se forse gli sviluppatori avessero deciso di puntare un po’ di più sulla storia, che cade nel cliché sul prevedibilissimo finale, e sul creare un coinvolgimento maggiore soprattutto sul finale, il giudizio sul DLC avrebbe potuto essere più alto. Ciononostante, A spasso su Marte, venduto a circa 10€, garantisce circa 5-6 ore di nuovo intrattenimento targato Ubisoft, nel classico bene e male, e per i fan di Far Cry è un add-on sicuramente da provare.
Un ringraziamento a Ubisoft Italia per il codice review del DLC A spasso su Marte.
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