Home Cinema Agatha All Along… e dopo tre anni è sempre colpa sua | La recensione dei primi quattro episodi

Agatha All Along… e dopo tre anni è sempre colpa sua | La recensione dei primi quattro episodi

Cosa c’è dopo la morte? Non lo sappiamo, ma se non altro dopo 3 anni possiamo scoprire cosa resta di Westview e degli sconcertanti eventi di WandaVision, nella serie sequel Agatha All Along che, parola della sua ideatrice Jac Schaeffer, si pone come il capitolo d’intermezzo di una trilogia che dovrebbe concludersi con Vision Quest. E proprio come la serie da cui trae origine, anche Agatha All Along è… strana. Sì, davvero molto strana.

Quando nel 2021 i Marvel Studios diedero il via all’operazione serie tv del MCU, il primo impatto fu a dir poco curioso. WandaVision, miniserie che ancora oggi risulta tra i prodotti televisivi più riusciti dalla fabbrica di Kevin Feige (che col tempo è peggiorata a vista d’occhio fino a toccare il fondo con l’abominevole Secret Invasion), era un esperimento a dir poco unico. Una storia che necessitava della tv per essere raccontata, anche per il fatto che Wanda, nel suo delirio, aveva deciso di riscrivere la realtà e la sua vita basandosi su alcune delle più note sitcom dagli anni ’50 in avanti.

Un progetto sperimentale inaspettatamente riuscito. WandaVision aveva dalla sua non solo una potenza di fuoco tecnica impressionante per un prodotto televisivo, cosa che poi è sfuggita di mano ai Marvel Studios impiegando budget faraonici per prodotti scadenti, ma anche l’ardore di stupire lo spettatore, di lasciarlo con mille domande al termine di ogni singola puntata – perlomeno fino a quando non sono iniziate le vere risposte, tra colpi di scena e qualche imprevedibile trollata come quella del Ralph Boner di Evan Peters. Ciò che teneva incollati i fan era la voglia di scoprire cosa stesse succedendo a Westview, e come questa storia sarebbe andata avanti di fronte a una realtà che progressivamente si stava sgretolando.

Agatha All Along ripete questo piccolo miracolo? No. Però è presto per dare un giudizio.

La mano di Jac Schaeffer si percepisce dai primi istanti di Agatha All Along. La serie non intende essere una riproposizione di situazioni à la WandaVision, un dramma mascherato da commedia per volere della sua interprete principale, ma da questi primi quattro episodi emergono alcuni parallelismi molto interessanti, quasi a ribadire che la nostra Agatha (la sempre bravissima Kathryn Hahn, calata perfettamente nella parte) ci aveva messo lo zampino negli eventi di Westview. Le cose, per lei, sono andate male. Ma ora che Wanda, dopo Doctor Strange nel Multiverso della Follia, non ha fatto una gran fine, la sua prigione mentale nella quale la Strega Scarlatta l’aveva rinchiusa si sta rapidamente sgretolando.

Ed è così quindi che dopo un inizio à la True Detective tra giallo e quel tocco di elementi sovrannaturali ma non troppo, la vera Agatha torna in sé. Siamo ancora nella cittadina di Westview dove l’avevamo lasciata (sono passati tre anni, proprio come il tempo trascorso dalla messa in onda di WandaVision), ci sono ancora alcuni volti familiari come i vicini Norm, Herb e Dottie, persino la simpatica signora Hart (Debra Jo Rupp), eppure la strega che un tempo era il terrore delle congreghe del Nord America ora si ritrova spiazzata, senza poteri e soprattutto di fronte a un misterioso ragazzino (Joe Locke) che non può rivelare le proprie origini. Davvero, non può. O meglio, non riesce. Un incantesimo di sigillo gli impedisce di parlare del suo passato, o semplicemente pronunciare il suo nome. Da dove arriva e chi sia, non viene detto. Qualche sospetto c’è, ma senza dubbio resterà uno dei grandi misteri della serie. E speriamo, a dire il vero, che sia anche un bel colpo di scena ben costruito.

Ecco, a tal proposito, quello che finora è mancato davvero in Agatha All Along, dopo questi primi quattro episodi, è l’elemento sorpresa, ciò che invece aveva sempre contraddistinto la più volte citata WandaVision. Schaeffer fa un buon lavoro nel rimettere in carreggiata Agatha senza snaturarla – è pur sempre una strega malvagia che ruba i poteri delle sue simili, e la prigionia mentale di Wanda non l’ha certo resa più mansueta – e portare insieme a lei una nuova congrega di streghe per cercare la Strada, un mistico cammino di rinascita per i poteri. Bello anche l’impatto che il personaggio ha sulla storia e sulle co-protagoniste, ognuna delle quali con un passato di dolore e rinunce alle spalle ma pronte a rimettersi in gioco, anche a costo di credere a una traditrice come Agatha.

In tutto questo, c’è poi l’interessantissima incognita Rio, interpretata dalla sempre tenebrosa e affascinante Aubrey Plaza. Possiamo dire che si tratti della grande sorpresa dello show finora? Sì, anche se le sue doti da regina del goth erano già note nella splendida Parks & Recreations, dove faceva coppia con il buon Chris Pratt all’apice della sua carriera da personaggio comico prima di passare in Marvel. Ma sebbene la sua presenza scenica sia importante, tra sguardi penetranti e movenze da perfetta strega del terrore, dopo i primi quattro episodi è ancora ignoto il suo reale scopo. O comunque, quel poco che ci viene detto è molto poco, scusate la ripetizione, convincente.

La struttura è abbastanza semplice, oltre che condita da una canzone nel secondo episodio che è davvero orecchiabile: Agatha, le altre streghe della sua congrega (con un’ospite) e il misterioso ragazzino sono sulla Strada, per compiere un cammino di formazione che potrebbe riportare la magia nelle mani di queste donne. A ogni prova, una nuova abitazione da visitare, nuovi abiti, nuovi mobili, nuove acconciature. Sì, un po’ come accadeva in WandaVision, e da qui l’interessante parallelismo tra la ricerca di felicità di Wanda nella vita terrena e quella invece del potere in un mondo al di là del nostro da parte di Agatha. Questo porta anche a sorprendenti momenti che davvero rientrano nel campo dell’horror, facendo di Agatha All Along un prodotto imprevedibilmente innovativo per l’MCU. Forse non troppo coraggioso, e forse proprio qui potrebbe perdere parte del suo fascino, ma comunque importante.

A voler però fare un resoconto di ciò che si è visto dopo quattro episodi, la domanda più importante è: lo show convince? Ha il potenziale per raccontare una bella e stramba storia? Cattura l’attenzione? Sul potenziale possiamo dire di sì, considerando che la magia, specie per quanto riguarda le streghe, è un aspetto che l’MCU ha toccato pochissimo nella sua lunga storia. Agatha All Along convince, per ora, grazie anche a questo. Ma sul catturare l’attenzione, al momento, abbiamo qualche remora.

Forse servirà davvero finire la serie per capire quanto sia o meno riuscita, proprio come nel caso di WandaVision quando il quadro completo era l’unica alternativa valida per valutare lo show. Se non altro, potrebbe essere un precedente interessante: serie come Moon Knight, Secret Invasion e Ms. Marvel sono sempre partite alla grande per poi distruggersi con le proprie mani. Magari con Agatha All Along accadrà il contrario, chissà…

3.25
Review Overview
Riassunto

Agatha All Along è uno show televisivo che nasconde un certo potenziale, ma in questo momento, dopo aver visto i primi quattro episodi, il potenziale è davvero nascosto molto bene. Brava Kathryn Hahn a far emergere lo spirito sporco e fastidioso di Agatha, così come ottima Aubrey Plaza nel ruolo dell'enigmatica Rio. Il resto, però, appare come un contorno poco chiaro di una storia poco chiara con alcune idee interessanti. Basteranno, per la seconda metà di stagione?

  • Giudizio complessivo3.25
Scritto da
Andrea "Geo" Peroni

Entra a contatto con uno strano oggetto chiamato "videogioco" alla tenera età di 5 anni, e da lì in poi la sua mente sarà focalizzata per sempre sul mondo videoludico. Fan sfegatato della serie Kingdom Hearts e della Marvel Comics, che mi divertono fin da bambino. Cacciatore di Trofei DOP.

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