Home Cinema Boris 4 | Renè Ferretti nella TV del 2022, a ca**o di cane [Recensione]

Boris 4 | Renè Ferretti nella TV del 2022, a ca**o di cane [Recensione]

La sigla (nuova) di Elio, la troupe, gli interpreti. Tutto è al proprio posto, tutto sembra essersi fermato a undici anni fa, a quel film che sembrava fosse l’ultima volta per Renè Ferretti. L’ultima volta per un certo tipo di TV che si prende in giro da sola, cosa rara di questi tempi. E invece non solo il burbero, scontroso, leggermente razzista e vagamente depresso regista interpretato da Francesco Pannofino ha fatto il suo ritorno, ma anche Boris 4 è tutto quello che ci si poteva aspettare. Non solo.

Sarebbe da folli negare che ci fosse un po’ di preoccupazione, quando nel 2021 venne annunciata la quarta stagione di Boris. La serie italiana, nella sua voluta imperfezione che decideva di raccontare, era un racconto perfetto, uno specchio di quello che era (o forse è ancora… ?) il mondo delle fiction italiane tra tagli al budget, qualità non proprio al top e nepotismo. Insomma, un settore al quale il buon Ferretti, un uomo spesso sfiduciato dal mondo nel quale lavora, si adattava con camaleontiche doti, nel suo inconfondibile stile “a ca**o di cane” che spesso, per portare a casa la pagnotta, ha dovuto adottare.

Un po’ di preoccupazione, dicevamo, c’era. Boris, nelle sue tre stagioni culminate poi con un film per il grande schermo, è stato un prodotto fondamentale per la TV italiana, una magnifica parodia che ha saputo mantenere sempre altissima l’asticella qualitativa. Tutto, in Boris, è sempre stato genuino, reale, ma volutamente esaltato, ingigantito. Il temperamento di Biascica (Paolo Calabresi), la poco brillante segretaria Itala (la compianta Roberta Fiorentini), il narcisismo senza fine di Stanis (Pietro Sermonti), i capricci e le assurde richieste di Corinna (Carolina Crescentini). Una formula che funzionava in ogni sua componente, plasmando una serie comedy che per ritmo, temi e struttura non si era mai vista prima in Italia, e non è invecchiata di un giorno. Può funzionare ancora oggi, nel 2022, soprattutto su Disney+?

La risposta, dai primi due episodi che abbiamo potuto vedere in anteprima, è sì. Dannazione, sì. Boris è tornato, tutti i personaggi che conoscevamo sono tornati, e tutto funziona come un tempo. Ma c’è qualcosa di più, c’è il frutto di tutti questi anni che sono trascorsi e che hanno lasciato dietro di loro cambiamenti che hanno segnato la vita dei protagonisti, alcuni dei quali inizialmente irriconoscibili – ma che in fondo, chiaramente, sono sempre loro. Il Renè di Pannofino, ad esempio, è meno disilluso. Ci aveva provato con Medical Dimension (Boris 3) a cambiare la TV in Italia, ci aveva provato con La Casta (Boris: Il film) a cambiare il cinema in Italia, ritrovandosi in entrambi i casi con un pugno di mosche in mano. E dunque rieccolo, ancora una volta, pronto a mettersi alla regia di un progetto ambizioso ma senza neppure troppe pretese, senza però aver fatto i conti con un elemento che non aveva considerato: il 2022. Un 2022 fatto di streaming, piattaforme, call conference con persone che pensano di saperne più di tutti, politically correct. E da qui, in effetti, partivano proprio le preoccupazioni della maggior parte dei fan.

Una serie come Boris, nel 2022, è possibile? Ed è possibile, soprattutto, su una piattaforma come Disney+? Il politicamente corretto ormai è ovunque, l’inclusione è la parola d’ordine, e la piattaforma di Topolino non è certo sempre esente dai “danni” che questa pericolosa corrente, talvolta vista come un problema per molte serie TV che si ritrovano a dover fare i conti con qualsiasi tipo di minoranza da dover forzatamente accontentare, porta con sé.

Boris 4 è la risposta a questi dubbi. Ed è una risposta positiva. Molto positiva.

I primi due episodi di questa quarta stagione funzionano, e funzionano alla grande. Non ci si perde in troppe chiacchiere, il buco temporale trascorso dagli eventi del film a oggi viene colmato mano a mano che passano gli episodi e impariamo a conoscere di più questi nuovi, vecchi personaggi. Si passa subito all’azione, sfruttando l’espediente della serie TV, come sempre, per raccontare ed estremizzare la realtà di oggi. Si parte da colui che ha avuto la maggior evoluzione, lo stagista Alessandro (Alessandro Tiberi), che oggi non è più uno stagista bensì il responsabile editoriale di una ben nota piattaforma streaming americana che ha deciso di investire anche nell’Italia. La scelta è ricaduta sul nostro instancabile team capitanato da Renè, che sta per dare il via alla produzione della fiction Vita di Gesù con Stanis La Rochelle ormai cinquantenne nei panni, ovviamente, del figlio di Dio. Un team che in realtà non si è mai fermato, ma che ora si ritrova a fare i conti con un mondo tutto nuovo.

Per certi versi, almeno in parte, Boris 4 si rifà a quello che fu il trappolone di Medical Dimension in Boris 3, con le dovute precisazioni. Vita di Gesù è il tentativo dell’Italia di farsi ammirare anche dall’America, patria del moderno concetto di serie TV. Una fiction frutto di tante voci, tanti produttori tra i quali figurano anche Lopez (Antonio Catania) con la sua casa QQQ (Qualità, qualità, qualità) e la SNIP – So Not Italian Production di Stanis e Corinna, oltre ovviamente al padrone assoluto, colui che deve approvare qualsiasi prodotto per la televisione e che domina su tutto. Parliamo della Rete? Parliamo forse del dr. Cane? A detenere il potere è l’America? O la piattaforma streaming sulla quale andrà in onda Vita di Gesù? No, ovviamente no. Il padrone assoluto, nel 2022, è l’algoritmo.

L’ordine, proveniente dall’altra parte dell’Atlantico, è chiaro: anche Vita di Gesù, come tutte le serie TV del 2022, deve sottostare alle direttive dell’algoritmo, e questo porta all’inclusione, al politicamente corretto e via discorrendo. Chiaramente, qui inizieranno i primi problemi di una produzione che già in partenza era tragicomica, con il cinquantenne Stanis nei panni di un trentenne e Renè dipendente dai soliti tre brillanti ma spesso svogliati sceneggiatori (Valerio Aprea, Massimo De Lorenzo, Andrea Sartoretti, che a proposito offrono un toccante ma riuscitissimo omaggio allo scomparso Mattia Torre, uno dei tre veri sceneggiatori della serie morto nel 2019) che stavolta devono arrivare a rielaborare la storia già vista e rivista di Gesù in un’altra chiave, quella della modernità, dove ogni personaggio ha i suoi fantasmi e le sue paure, tutto accade per un motivo, e chiaramente occorre dare spazio alle minoranze, di tutti i tipi.

Non possiamo pronunciarci su quella che è l’intera quarta stagione, ma l’esordio, dicevamo, è davvero incoraggiante. Una delle maggiori paure è che il tempo potesse far sentire eccessivamente il suo peso, o che la libertà creativa sempre concessa a Boris, il suo grande punto di forza e merito, potesse venire meno. Così non è, e anzi, nonostante sia passato più di un decennio, sembra quasi che Renè Ferretti e suoi siano sempre stati in nostra compagnia. C’è nostalgia, c’è autoreferenzialismo, c’è richiamo al passato e ai meme che hanno fatto di Boris un cult, ma nulla è forzato o obbligato. Tutto sta al punto giusto. Persino Biascica, il più schiacciato da questo obbligato codice di condotta sul set, è sempre lui. Ed è proprio questo che, immaginando come proseguirà questa nuova e inaspettata stagione, Boris appare come una sorta di bomba a orologeria, un impianto di produzione complesso e pronto a esplodere da un momento all’altro con la sua comicità, la sua irriverenza. Come del resto è sempre stato Boris.

La quarta stagione di Boris sarà disponibile interamente da mercoledì 26 ottobre su Disney+, come parte del catalogo Star.

Scritto da
Andrea "Geo" Peroni

Entra a contatto con uno strano oggetto chiamato "videogioco" alla tenera età di 5 anni, e da lì in poi la sua mente sarà focalizzata per sempre sul mondo videoludico. Fan sfegatato della serie Kingdom Hearts e della Marvel Comics, che mi divertono fin da bambino. Cacciatore di Trofei DOP.

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