David Yates, regista di ben quattro film della saga cinematografica di Harry Potter e dei tre film prequel Animali Fantastici, ha raccontato quello che secondo lui è stato il più grande problema affrontato durante la lavorazione del settimo film del franchise.
Warner Bros. e Max hanno annunciato nei mesi scorsi lo sviluppo di una serie tv reboot di Harry Potter, in cui ogni stagione si occuperà di mettere in scena uno dei libri della saga letteraria di JK Rowling. I dettagli in questo momento sono minimi (l’autrice si occuperà direttamente del casting), anche perché lo sciopero di attori e sceneggiatori ha inevitabilmente bloccato l’inizio dei lavori.
In attesa che la situazione si risolva al meglio, ci ha pensato David Yates a far parlare del franchise di Harry Potter, ricordando anche un curioso aneddoto sulla lavorazione di un film in particolare.
Parlando con Collider durante la promozione di Pain Hustlers, Yates ha aggiornato innanzitutto sul franchise. Dopo essersi dichiarato interessato a prendere parte alla serie tv di Max, il regista ha inoltre ammesso che la pentalogia di Animali Fantastici è stata messa in pausa in comune accordo con Warner Bros. Alla luce dei deludenti risultati del terzo film, la saga difficilmente andrà avanti, come già aveva suggerito l’attore protagonista Eddie Redmayne.
Il grande problema di Harry Potter 7
Nel suo ricordare la saga, Yates ha poi ricordato un grande problema incontrato con la lavorazione di Harry Potter e i Doni della Morte: Parte 1. Il settimo libro della saga venne infatti diviso in due lungometraggi, per permettere all’epopea del maghetto con gli occhiali di concludere la sua corsa al cinema con un grande racconto. Questo però, ammette Yates, ha creato parecchi grattacapi durante la lavorazione del settimo film.
Il regista ricorda infatti che per come era stato suddiviso il romanzo I Doni della Morte, il settimo film di Harry Potter non aveva un vero e proprio terzo atto finale, cosa che avrebbe portato gli spettatori a una conclusione molto spenta e lenta del film:
La grande sfida di quel film era che in realtà non aveva un terzo atto. In un certo senso si è esaurito a metà, e Mark [Day – il montatore degli ultimi quattro film di Potter] e io spesso ci sedevamo lì in un certo senso cercando di capirlo e dicendo: “Questo film non ha un terzo atto. Come faremo…? Aspetta, è pazzesco. Non ha un terzo atto.
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Yates e il suo team di produzione sono poi riusciti ad aggirare il problema lavorando a fondo sul montaggio. La sequenza di Villa Malfoy, che di fatto rappresenta il terzo atto della pellicola insieme alla distruzione del medaglione di Voldemort, è stata resa più avvincente e tesa, cosa che ha aiutato il film a raggiungere il livello che il regista sperava:
In quei due film, Parte 1 e Parte 2, l’idea era che il primo fosse un road movie, bisognava portare i ragazzi fuori dalla scuola, metterli in pericolo fuori da quel posto sicuro, e vedere come crescono e la loro relazione viene messa alla prova. Ma poi si passa direttamente al climax e ai fuochi d’artificio fino al finale. Quindi, abbiamo ridotto a pezzetti Parte 1 per cercare di sentire che la fine del film aveva un’escalation quando, in realtà , è Jazz Hands. [Ride] Non c’è molto da fare alla fine della seconda metà del film, e lo dico con grande rammarico…
L’operazione, a detta di Yates, è riuscita perfettamente: a suo dire, Harry Potter e i Doni della Morte: Parte 1 è il film più stimolante e gratificante a cui ha lavorato nella serie cinematografica con Daniel Radcliffe, Rupert Grint ed Emma Watson.
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