In DCEU Rewind, ripercorriamo la storia del primo universo cinematografico tratto dai fumetti DC, iniziato con Man of Steel e concluso da Aquaman e il Regno Perduto. Ecco i precedenti appuntamenti:
Dopo molti mesi di stop dall’ultimo appuntamento (chiediamo perdono: l’estate è stata troppo calda, poi settembre, il lavoro, gli impegni… ma ora ci siamo!), è ora di rimettere mano a DCEU Rewind, retrospettiva dedicata all’ormai vecchio universo cinematografico dei supereroi DC. Potrebbe non esserci momento migliore: entro fine anno arriverà il primo trailer di Superman, film scritto e diretto da James Gunn, e a breve il nuovo DCU debutterà ufficialmente con la serie animata Creature Commandos. Quindi, è il momento giusto per ripartire. Ma soprattutto, è il momento giusto per discutere del film che più di tutti ha rappresentato il crollo del progetto di universo condiviso.
Dunque. Siamo nel 2014. Zack Snyder, già impegnato con Batman V Superman: Dawn of Justice (che all’epoca ancora non si chiamava così), viene confermato da Warner per guidare il maestoso e importantissimo crossover che avrebbe riunito i più grandi supereroi DC sotto un’unica bandiera. Con la Marvel che aveva sfondato il miliardo e mezzo al botteghino con i suoi Avengers, era tempo per la Justice League di conquistare il grande schermo. Solo che i piani erano ancora più grandi. Il film divenne una grande epopea divisa in due film, e successivamente in tre. Snyder stava scrivendo insieme a Terrio un racconto epocale, non con l’intento di costruire un universo per la DC ma raccontare le gesta più divine dei suoi grandi nomi, senza limiti, al contrario della Marvel. Si parlava ancora di Doomsday, di Darkseid, di come e quando introdurre Lanterna Verde e così via.
Poi, come spesso è accaduto per il DCEU, è arrivata la realtà dei fatti.
Proprio mentre le riprese di Justice League: Part One (questo il titolo originale) erano in corso, con un cast ancora in formazione che ad esempio aveva appena accolto JK Simmons nei panni del commissario Gordon in vista anche dello spin-off standalone di Batman (che non è mai arrivato), accade qualcosa che la major non aveva previsto. Batman V Superman esce al cinema e floppa. Non tanto per l’aspetto economico. A fine corsa, la pellicola diretta da Snyder incasserà 874 milioni di dollari, meno delle previsioni iniziali (un film con questi due supereroi, a dirla tutta, puntava dritto al miliardo) ma comunque una buona partenza. Il problema vero fu la ricezione.
Soprattutto i membri della stampa, a cui poi fece seguito anche una grande fetta di pubblico tra fan DC e non, lamentarono la debole e confusa storia di Batman V Superman, con alcuni (non tutti) difetti che poi Snyder sistemò in occasione della Ultimate Edition pubblicata in home video. I problemi principali, tuttavia, restavano: il film sembrava incapace di dare forma a visioni genuine e rispettose dei grandi eroi dei fumetti, intrappolati tra toni dark e una divinizzazione che non andava giù a molti – oltre a buchi di trama grandi quanto crateri. Ben Affleck e Gal Gadot vennero lodati come nuovi Bruce Wayne e Wonder Woman, ma tutto il resto della pellicola appariva confuso, schiacciato tra mille pretese, come se il suo unico scopo fosse quello di iniziare mille storie senza finirne bene neanche una.
Paradossalmente, un film come Avengers: Age of Ultron della Marvel, inizialmente criticato per gli stessi motivi, si dimostrò essere molto più solido della release cinematografica di Batman V Superman, che stilisticamente faceva peraltro seguito a un film, Man of Steel, che a sua volta aveva ricevuto non poche critiche per lo stampo snyderiano applicato al racconto, alla fotografia e a tutto il resto.
Oddio, 847 milioni di dollari facevano comunque comodo, ma bisognava puntare ad altro. All’interno di Warner e DC Films, però, qualcuno iniziava ad avere da ridire. Troppe critiche erano state rivolte all’autorialità di questa pellicola, forse inadatta al grande pubblico – al netto di tutti i difetti, sia chiaro. Un nome, piano piano, iniziava a diventare il simbolo di un progetto che si stava contorcendo con le sue stesse mani, un universo condiviso che non stava dando i suoi frutti. Un solo nome.
Zack Snyder.
C’era però un altro problema: le riprese di Justice League erano già partite, e quindi fermare una macchina come quella dei cinecomic, all’epoca punto di riferimento assoluto del cinema, era impossibile. Rimuovere Snyder dalla regia avrebbe comportato ritardi estremi, e la finestra di uscita del film, fissata all’autunno 2017 (probabilmente per evitare di scontrarsi direttamente con Avengers: Infinity War, il culmine del MCU), sarebbe stata impossibile da rispettare. Così, Warner e DC Films restarono in silenzio, almeno per un po’, osservando e pensando, nella speranza che la direttiva di dare un tono più solare al film, come riferito anche da Ben Affleck (oltre che attore, produttore di Justice League), desse i frutti sperati.
Ma come nelle grandi storie, c’è sempre qualcosa che deve andare storto. Un colpo di scena, un imprevisto. In questo caso, un tragico avvenimento. Le riprese di Justice League si conclusero nell’ottobre 2016, lasciando quasi un anno per il processo di post-produzione. Nel maggio del 2017, tuttavia, Snyder e sua moglie Deborah, altra produttrice del film, annunciarono di non poter completare il processo di lavorazione della pellicola a causa della prematura scomparsa di una delle loro figlie, avvenuta nel marzo precedente.
Ora, non è chiaro quanto questa visione sia stata romanzata o corrispondente alla realtà. Fatto sta che Warner e DC Films, tra le cui fila dirigenziali si annidavano diversi detrattori di Snyder, colgono la palla al balzo per sostituire il regista e dargli il benservito, salutandolo per il lavoro svolto insieme e chiedendogli di dedicarsi alla famiglia e non più al DCEU.
Al suo posto ecco che viene ingaggiato l’usato sicuro, in quella che per molti ha l’aria di essere una mossa disperata per salvare una situazione che, ancor prima di vedere qualcosa del film, si preannuncia pericolante: Joss Whedon, l’uomo che negli ultimi anni aveva lavorato per la concorrenza lanciando al cinema i Vendicatori. Il suo compito è semplice: completare la la post-produzione del film e dirigere le ultime scene restanti, per chiudere Justice League – nel frattempo, l’appellativo Part One si era perso, proprio perché Warner non voleva distribuire un altro film che appariva troncato a metà e mancante di tanti tasselli narrativi.
Ma c’era un problema. Anzi, tanti problemi. Il tono del film era troppo dark, l’esatto contrario di quello che la Warner voleva; il Superman di Henry Cavill sembrava più un dio oscuro che il simbolo di speranza, come sempre viene inteso il personaggio; il minutaggio era troppo elevato per una release cinematografica; essendo poi parte di una trilogia che avrebbe poi connesso vari altri spin-off, c’erano troppe cose non spiegate, abbozzate o anche solo suggerite, senza un reale seguito. Tutto questo era un problema. Un grosso problema. Whedon, che intanto aveva stretto anche un accordo per dirigere un giorno Batgirl (altro film che non vedrà mai la luce), si ritrovava di fronte a un’impresa disperata: in sei mesi avrebbe dovuto riscrivere, rigirare e rimontare una quantità esagerata di materiale.
Un’impresa apparentemente disperata, anche perché le riprese aggiuntive, costate ben 25 milioni di dollari per due mesi di lavoro extra, furono caratterizzate da uno dei casi più incredibili degli ultimi anni: il baffo-gate.
Henry Cavill, nell’estate del 2017, era impegnato sul set di Mission: Impossible – Fallout, film con Tom Cruise che sarebbe poi uscito l’anno dopo. Per il ruolo, Cavill si era fatto crescere folti baffi, in linea con il suo personaggio e le richieste di Paramount per il cast. In questo momento, accade l’impensabile: Warner chiede a Paramount di concedere a Cavill il taglio dei baffi, e avrebbe poi pagato di tasca sua gli effetti speciali aggiuntivi di Mission Impossible per aggiungerli in post-produzione. Risposta di Paramount: no. Così, Cavill torna nei panni di Kal-El per le riprese aggiuntive con i suoi baffi, che poi saranno rimossi digitalmente con risultati in certi casi quasi esilaranti – la sequenza d’apertura di Justice League è ancora oggi oggetto di meme.
Tutto il film viene rivisto, tagliato e compressato, togliendo spazio ad alcuni personaggi come il Cyborg di Ray Fisher che poi, negli anni successivi, intraprenderà una lunghissima battaglia contro Whedon e Geoff Johns – e non solo per il suo ridimensionamento: secondo Fisher e altri attori, il clima sul set era devastante, specie per colpa di Whedon che poi, a sua volta, dirà a Fisher che semplicemente è un pessimo attore. Si cerca poi di dare organicità e semplicità a una storia che voleva essere la prima di tre parti (se siete curiosi, ecco cosa avrebbero raccontato i due film che non vedremo mai), abbandonando storyline superflue e tagliando le parti inutili ai fini di un racconto che sembrava non funzionare.
In un clima di caos e sfiducia, si arriva così alla release di Justice League, nel novembre 2017. Un disastro. I pareri della critica smontano la Josstice League (appellativo riferito appunto al montaggio di Whedon), tanto che su Rotten Tomatoes il film si schianta con un 39% di pareri positivi, mentre su Metacritic la media è uno spaventoso 45 su 100. Il botteghino, di riflesso, segna un flop commerciale pesantissimo per Warner: a fronte di un budget di $ 300 milioni, Justice League incassa a malapena 661 milioni di dollari, quando la major mirava, senza neppure dirlo, al miliardo e oltre.
A parte Ezra Miller nel ruolo di Flash, quasi tutto di Justice League viene demolito dalla critica e dai fan: la sceneggiatura è scialba, gli effetti speciali non funzionano, il villain è piatto, manca vivacità, e quelle domande rimaste aperte da Batman V Superman, che rimandavano appunto al crossover, sono ancora irrisolte. In confronto ai Marvel Studios, i DC Films si trovavano ora tra le mani il loro prodotto di punta distrutto sotto ogni fronte, incapaci di guardare con ottimismo al futuro. E dentro Warner già si sapeva che non ci sarebbe stato un futuro.
Con Snyder allontanato, il progetto del DCEU era ormai naufragato. Da Justice League in avanti, le cose andranno quasi sempre peggio per l’universo condiviso: i film standalone già annunciati vengono rinviati e/o rimodulati e/o addirittura cancellati, come il The Batman con Ben Affleck e Joe Manganiello nei panni di Deathstroke. Nascono poi progetti completamente senza senso come Birds of Prey, nel tentativo di dare risalto al personaggio di Harley Quinn che era stato tra i più apprezzati in Suicide Squad. Ray Fisher viene invece completamente eclissato dal DCEU, mentre Flash dovrà attendere ben 6 anni prima di vedere realizzato il suo (brutto) film. Le cose andranno meglio ad Aquaman e Wonder Woman, ma neppure troppo.
Se insomma fino a quel momento il DCEU aveva saputo navigare in acque relativamente tranquille, il disastro di Justice League cambiò tutto. Se non altro, è durato più del Dark Universe di Universal, autodistruttosi al primo film…
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