Home Cinema Echo, la recensione: la Marvel forte e brutale, ma non perfetta

Echo, la recensione: la Marvel forte e brutale, ma non perfetta

Che la Marvel sia in una fase di riorganizzazione, perlomeno parlando di cinema e tv, è chiaro. Non solo è chiaro, ma anche necessario: il tonfo di Ant-Man and the Wasp: Quantumania, il disastro commerciale di The Marvels, la ricezione generalmente negativa per Thor: Love and Thunder, la pessima Secret Invasion, sono tutti segnali di un 2022/23 che non è andato come i fan del MCU speravano. E paradossalmente questo arriva nel momento in cui gli studios hanno cercato di diversificare maggiormente i propri prodotti, con scelte tuttavia che non hanno sempre funzionato.

In questo clima ancora incerto, con numerosi progetti in fase di riorganizzazione (quest’anno al cinema arriverà il solo Deadpool 3), arriva Echo, una serie limitata di cinque episodi pubblicati in un’unica soluzione e nata come ponte di collegamento tra Hawkeye, dove tornava Kingpin, e la futura sfera urbana del MCU, dove confluiranno sicuramente Daredevil: Born Again e probabilmente anche Spider-Man 4. Visti i deludenti report in merito, e l’inedita modalità di pubblicazione, gli spettatori hanno da subito visto la serie con grande cautela. Fortunatamente per la Maya Lopez di Alaqua Cox, le cose sono andate per il verso giusto: Echo è una serie forte, decisa e brutale, un prodotto che porta la Marvel a un pubblico più adulto senza dimenticare le sue radici, e intenzionalmente perfetta come prosecuzione dei toni e delle atmosfere della serie Netflix di Daredevil da poco ufficialmente canonica con il MCU.

Echo è una prima volta per i Marvel Studios sotto tanti aspetti. È il primo prodotto vietato ai minori dello studio (il citato Deadpool 3 sarà il prossimo, in continuità con la saga di Wade Wilson), a dimostrazione che la casa di produzione è disposta a distribuire film e spettacoli che non devono per forza attirare il pubblico di massa e le famiglie. È anche la prima serie dell’etichetta Marvel Spotlight dello studio, che proporrà storie non collegate alla narrazione globale del MCU – prodotti quindi che non avranno un peso enorme nella macrotrama. Una scelta azzeccata: l’idea di rendere Maya protagonista di un racconto più intimo, senza andare a scomodare alieni mutaforma che diventano bersagli dell’umanità e divinità egizie a grandezza di kaiju che si pestano contro le piramidi al Cairo, è stata la mossa più azzeccata per questo prodotto.

La serie è principalmente ambientata nel presente del MCU (che è proiettato di qualche anno nel futuro, rispetto ai giorni nostri), ma offre in più occasioni un quadro degli eventi più importanti che hanno caratterizzato la vita di Maya. Gran parte del primo episodio, ad esempio, è un lungo flashback che racconta la struggente storia famigliare della ragazza, la sua educazione sotto l’ala protettiva di Fisk (Vincent d’Onofrio), la consapevolezza acquisita dopo il suo incontro/scontro con Clint Barton (Jeremy Renner) nella serie del 2021. Il montaggio del primo episodio è ricco, balza da un momento all’altro della vita di Maya, e pur dando l’impressione di qualcosa che è stato pensato solo in post-produzione (gli episodi in origine dovevano essere più di cinque, ed è probabile che i flashback fossero posizionati in altro modo), non perde mai di vista un buon ritmo a differenza invece di altri momenti nello show abbastanza lenti.

La scelta è stata comunque intelligente: sebbene Echo non avrà notevoli ripercussioni sugli show futuri, fa comunque parte di un universo, ed è importante consentire allo spettatore di collegare i puntini e comprendere il contesto pensando anche al futuro. Non mancano infatti qualche piccolo e apprezzato suggerimento su ciò che possiamo aspettarci in futuro nel MCU, anche se per una volta questo non è il focus della serie.

La vera e propria storia riparte quindi dal finale di Hawkeye: Maya Lopez torna nella sua città natale, Tamaha, in Oklahoma, con l’intenzione di distruggere i resti dell’impero di Kingpin dopo aver eliminato il suo zio adottivo. O questo, perlomeno, è quello che pensa lei. La figura di Fisk è un osso duro da abbattere, la sua influenza in città e non solo si fa ancora sentire notevolmente anche dopo aver ricevuto un colpo di pistola in un occhio,e  l’influenza stessa di Kingpin saranno uno dei grandi ostacoli di Maya in questa sua missione. L’altro ostacolo? Maya stessa: non ammette errori, si ritiene quasi intoccabile, rischia con le vite degli altri. Un interessante parallelismo con la storia stessa di Kingpin, che lei tanto ha odiato e che ora rischia di emulare, come altri personaggi le faranno notare. Una piccola storia che prova a diventare grande, ma non sempre nel senso buono.

Senza scendere troppo nei risvolti narrativi (niente spoiler!), la serie mantiene la sua solida base di brutalità e violenza, presentandosi come una prosecuzione quasi naturale del, se così vogliamo chiamarlo, DefenderVerse, ossia l’insieme delle serie Marvel Netflix recentemente incluse nella timeline del MCU. Sangue, sequenze forti, morti improvvise: Echo non si fa scrupoli a mostrarle, candidando inoltre la sua protagonista a un ruolo interessante in future produzioni grazie a un’interpretazione affascinante di un personaggio molto complesso da portare in scena, specie per la sua disabilità. E in effetti Echo non è solo il racconto di come Kingpin avesse cresciuto Maya, ma di come la ragazza sia finalmente pronta a prendere consapevolezza di sé e delle sue particolari capacità, frutto di una discendenza tribale con un fortissimo legame con la vita e la natura.

Una serie quindi perfetta? No, assolutamente. Lo show propone come detto una solida narrazione e interessanti personaggi principali, perdendosi però in comprimari eccessivamente dimenticabili e un ritmo non sempre adeguato. L’atto conclusivo, poi, crolla miseramente su se stesso per gestione e rappresentazione, dando quasi l’idea che sia stato girato senza avere la benché minima idea di come concludere questa serie. Le coreografie dei combattimenti, infine, non sono certamente all’altezza del Daredevil di Netflix, ma la volontà di tornare a quelle dinamiche è una sensazione che si percepisce chiaramente. E che in futuro, sicuramente, sarà maggiormente esplorata.

La vera forza di Echo, nel grande disegno del MCU, è in realtà quella di non aver esagerato. Tolto Loki, che per necessità aveva un ruolo fondamentale nel multiverso (anche se ci poniamo sempre la solita domanda: quanto sarebbe stata bella una serie su un Loki agente della TVA e casi settimanali da risolvere à la X-Files o Fringe?), serie come Secret Invasion e Moon Knight hanno cercato improbabili stravolgimenti della narrazione globale dell’universo, che quasi certamente non troveranno futuro. La scala microscopica del rprodotto consente un’indagine approfondita della psiche e delle relazioni di Maya Lopez, e la storia guidata dai personaggi che ne risulta è una delle cose migliori che i Marvel Studios abbiano creato negli ultimi anni, più che altro per la solidità dei suoi intenti.

Ed è anche per questo che il vero fulcro di Echo non sono Kingpin e Daredevil. La vera protagonista è proprio lei, Maya. Il suo show è un biglietto da visita più che adeguato per l’etichetta Spotlight, nella quale probabilmente sì, compariranno anche noti supereroi, ma concentrandosi molto di più su quelli che sono i loro veri protagonisti.

La serie Echo è disponibile da oggi su Disney+.

3.25
Review Overview
Riassunto

Echo è un buon prodotto per questo nuovo "corso intimo" dei Marvel Studios e dell'etichetta Spotlight. Senza la necessità di gettare basi per il futuro, la serie si concentra su Maya Lopez e il suo cammino di vendetta, abbracciando le origini della sua famiglia.

  • Giudizio complessivo3.25
Scritto da
Andrea "Geo" Peroni

Entra a contatto con uno strano oggetto chiamato "videogioco" alla tenera età di 5 anni, e da lì in poi la sua mente sarà focalizzata per sempre sul mondo videoludico. Fan sfegatato della serie Kingdom Hearts e della Marvel Comics, che mi divertono fin da bambino. Cacciatore di Trofei DOP.

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