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Ferrari va bene anche senza Favino | Recensione Blu Ray

Nel XXI secolo del politicamente corretto, non poteva mancare la polemica anche per Ferrari, film diretto da Michael Mann con Adam Driver nei panni del leggendario costruttore di automobili italiano. Esatto, un americano nei panni di un italiano. Roba da pazzi. Sarebbe come se Marlon Brando avesse interpretato, che so, un boss mafioso italiano emigrato in America.

Polemiche di Pierfrancesco Favino a parte (curiosità: l’attore italiano ha preso parte a Ferrari, miniserie italiana del 2003 nella quale interpretava l’amico di sempre del protagonista, Beppe Sicci), l’attuale Ferrari è un film pieno di auto sportive incredibili, un vero e proprio sogno per i fan delle corse, un ricordo lontano di vetture che sfrecciano tra le case e le campagne italiane. Non solo, però, perché le auto sono solo metà di quella complessa medaglia che fu Enzo Ferrari, un genio con una vita a dir poco movimentata. E non per le gare.

Questo complesso film biografico, molto bravo nel mettere in scena ciò che vuole e nel far risaltare le ombre e le luci del Commendatore, è ambientato nel 1957. Ferrari, da tempo ex pilota automobilistico e ora proprietario di un’azienda automobilistica famosa in tutto il mondo ma finanziariamente vicina al collasso, si trova schiacciato da due fronti: il primo è quello di una gara, la Mille Miglia, che la Ferrari deve necessariamente vincere per poter sperare di continuare a esistere (aspetto parzialmente romanzato, ma accettabile nel contesto di un adattamento), con lo spettro di finire in mano a quegli stessi americani che Favino tanto odia; il secondo è la sua vita privata, con la moglie Laura Garello (una potentissima Penelope Cruz) ormai considerata una semplice convivente dopo la tragica scomparsa del figlio Dino e la nascita, soprattutto, dell’illegittimo Piero avuto da Lina Lardi (Shailene Woodley), un segreto che in parte lo logora ma che gli consente anche di andare avanti.

Ed è un problema se proprio Driver, per quanto monumentale in altre occasioni, risulti essere più spento del previsto. È forse per comunicare l’animo schivo del Commendatore, che in realtà amava prendersi gioco della stampa e restare al centro dell’attenzione pur lontano dai riflettori? Chissà. Quel che è certo è che l’Italia non sta portando benissimo alla carriera di Driver, che nel 2021 è stato il patriarca italiano dell’imprenditoria nel controverso House of Gucci. Driver è spesso fermo, pensieroso, una presenza curiosamente muta, incapace di trasmettere emozioni anche di fronte alle tragedie. Tuttavia, una straordinaria Penélope Cruz compensa tutto con il suo ruolo piacevolmente stridente nei panni della moglie ormai disillusa, esagerata forse nei toni ma perfettamente lucida in ogni cosa che viene detta o fatta.

Ma del resto è proprio questo che interessa a Mann, mostrare il lato nascosto di Ferrari, pur senza rinunciare alle bellissime inquadrature sulle gare. La telecamera osserva sguardi e movimenti dei piloti perennemente di fronte al rischio, l’adrenalina è tangibile, la strada si trasforma nell’unica ragione di vita. Come lo è sempre stata anche per l’indimenticabile Enzo, uno dei grandi di questo paese. Poco importa se il film non si dimostra perfetto o esattamente equilibrato: il risultato finale è una pellicola saggia e preparata, un autobiografico certo non ai livelli di Oppenheimer ma comunque da vedere.

3.5
Review Overview
  • Giudizio complessivo3.5
Scritto da
Andrea "Geo" Peroni

Entra a contatto con uno strano oggetto chiamato "videogioco" alla tenera età di 5 anni, e da lì in poi la sua mente sarà focalizzata per sempre sul mondo videoludico. Fan sfegatato della serie Kingdom Hearts e della Marvel Comics, che mi divertono fin da bambino. Cacciatore di Trofei DOP.

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