Quattordicesimo film dei Marvel Studios (tredicesimo se non contiamo L’incredibile Hulk, co-prodotto insieme a Universal), secondo capitolo della Fase Tre dell’Universo Cinematografico Marvel e prima, vera apparizione della magia nella mitologia marvelliana al cinema. Doctor Strange si presenta così sulla scena internazionale dei cinecomic, in un burrascoso anno che ha visto più ombre che luci per il genere, con l’intenzione di risultare differente. Scott Derrickson, regista del film, ha l’arduo compito di portare all’interno del MCU la magia, rimasta quasi completamente al di fuori dei concetti terreni (ma comunque fantascientifici) se non contiamo esponenti come Loki di Asgard e Scarlet Witch, che rivestirà un ruolo chiave nel futuro di questo gigantesco universo narrativo. O, per meglio dire, questo gigantesco multiverso narrativo.
Stephen Strange, neurochirurgo di fama mondiale che persino l’Hydra teneva sotto controllo (i più attenti ricorderanno una frase pronunciata dall’agente Jasper Sitwell in Captain America: The Winter Soldier), finisce con l’essere immischiato in qualcosa di molto più grande di lui, infinitamente più grande. Dopo aver perduto tutto in seguito ad uno sfortunato incidente automobilistico e ai tentativi di cure che ne seguiranno, Strange, accompagnato dalle malinconiche quanto inedite, per un cinecomic Marvel, musiche di Michael Giacchino, finisce con l’entrare in contatto con monaci mistici in grado di manipolare la realtà e di viaggiare attraverso l’infinito numero di universi che compongono il gigantesco multiverso Marvel. Una premessa potenzialmente clamorosa per ciò che potrebbe portare ai prossimi film Marvel, non esplorata a fondo in questo primo film dedicato al dottore ma che riserva comunque grandi scorci.
L’Antico, interpretato da Tilda Swinton, sarà la guida spirituale di un inizialmente sperduto Strange che rimarrà semplicemente affascinato da quello che la magia può permettergli di fare. Cosa che è accaduta anche a noi, invitati da Disney Italia all’anteprima del film che si è tenuta ieri al Cinema Orfeo di Milano, che siamo rimasti semplicemente estasiati dagli effetti visivi di questo film. Come qualità ed utilizzo degli effetti speciali, tra le caotiche rappresentazioni del viaggio multiversale di Strange e i concitati combattimenti tra la dimensione reale e quella Specchio, una sorta di bolla protettiva dalla realtà, questo film raggiunge e probabilmente supera i già strabilianti effetti visti in Guardiani della Galassia del 2014. I manipolatori della realtà riescono a modificare qualsiasi aspetto del mondo che ci circonda, e il film ci restituisce una visione davvero straordinaria, facendo anche tornare alla mente sequenze simili a quelle dell’immortale Christopher Nolan in Inception.
Molto ben rappresentata l’evoluzione di Strange, che da egocentrico e narcisista dottore finirà col diventare un abile manipolatore della realtà e viaggiatore multidimensionale. Abbozzati, invece, alcuni personaggi, in attesa dei sequel. Il fidato Wong, che nei fumetti è il suo assistente, è protgonista di qualche siparietto divertente con Stephen ma partecipa fin troppo poco all’azione in Doctor Strange. È già comunque nota la sua partecipazione al futuro Avengers: Infinity War del 2018, il che significa che sentiremo ancora parlare di lui. Senza particolare caratterizzazione il personaggio di Mordo (Chiwetel Ejifor), anch’egli senza una reale chiusura e senza una reale funzionalità all’interno dell’ecosistema del film. Superflua la storia d’amore con Rachel McAdams, che intravediamo in un massimo di 10 minuti in tutto il film e che aggiunge davvero troppo poco al protagonista. Poco, pochissimo spazio al villain principale, il maestro traditore Kaecilius, interpretato dal freddo Mads Mikkelsen che, come di consueto per i villain targati Marvel, riesce a ritagliarsi pochissimo spazio all’interno del film. Non è facile riuscire a raccontare, al giorno d’oggi, le origini di un personaggio così complesso come Strange (evoluzione, magia, poteri) e al contempo offrire il giusto spazio alle nemesi, ma da questo punto di vista la Marvel deve migliorare così come dimostrano i vari Zemo di Captain America: Civil War e Malekith di Thor: The Dark World.
Un film, nel complesso, molto buono. Non un gigantesco esperimento psichedelico come ci si poteva aspettare da un lungometraggio dedicato interamente a Strange, ancorato forse ancora troppo alle ferree regole del MCU che non si aprono pienamente alla magia e alle entità extradimensionali, ma qualche tassello di partenza è stato posizionato in attesa di eventi dalle proporzioni molto più grandi (eventi di proporzioni…Infinite). Benedict Cumberbatch semplicemente perfetto, effetti visivi strabilianti, colonna sonora non sempre immersiva, trama banaluccia ma non poteva essere altrimenti visto il tema del film. Doctor Strange incanterà le sale dei cinema italiani a partire da oggi, e non fate il classico errore di alzarvi dalle vostre poltrone prima della conclusione dei titoli di coda. Ad attendervi, ci sarà un importante personaggio che non vediamo da tempo…
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