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[Recensione] Animali Fantastici: I Crimini di Grindelwald

All’uscita dalla sala dopo la visione di Animali Fantastici e Dove Trovarli, nel 2016, la sensazione era quella di aver appena assistito ad un prodotto superfluo. Un film realizzato solamente per introdurre alcuni dei personaggi che ci avrebbero accompagnato per gli anni a venire nella pentalogia che avrebbe raccontato l’ascesa di Grindelwald e la grande guerra tra i maghi dell’era pre-Voldemort, che nella saga di Harry Potter era solamente stata abbozzata e raccontata qua e là. Un concetto ben lontano da quello che fu il primo film della saga del maghetto, Harry Potter e la Pietra Filosofale, al quale non occorreva condividere nulla (o quasi) con il suo futuro nonostante questo fosse già stato ampiamente preventivato.

La speranza di avere a che fare con qualcosa di molto più sostanzioso in occasione di Animali Fantastici: I Crimini di Grindelwald, che sembrava voler accelerare notevolmente l’ascesa del mago oscuro più potente di tutti i tempi, forse anche più di Voldemort, si affievolisce dopo il primo tempo del nuovo blockbuster nuovamente diretto da David Yates, ormai un veterano del Wizarding World di Warner Bros., e si spegne del tutto poco prima di quello che è un gran finale ben orchestrato e messo in scena. Tutto il resto del film, ossia i precedenti 90 minuti circa, rappresentano un’accozzaglia di scene, sottotrame e personaggi di dubbia utilità incollati insieme, e tenuti a galla soltanto dalle personalità di Silente e Grindelwald, il cui profondo legame viene affrontato e approfondito. Tutti gli altri personaggi, ad eccezione forse dell’ottima Leta Lestrange (Zoe Kravitz) e di un Credence Barebone (Ezra Miller) che tenta di essere al centro dell’attenzione in più occasioni, finiscono irrimediabilmente nel dimenticatoio, schiacciati da un impianto generale che non convince.

Newt Scamander (Eddie Redmayne) si ritrova ancora una volta ad eseguire un compito affidatogli dal suo vecchio insegnante di Hogwarts, Albus Silente (Jude Law), che gli chiede di tenere sotto controllo Credence e di trovare Gellert Grindelwald (Johnny Depp), il mago oscuro fuggito da New York alcuni mesi prima e avvistato a Parigi. Inutile dire che la situazione precipiterà molto presto: Grindelwald ha intenzione di radunare i suoi seguaci e mostrare le proprie intenzioni, in un mondo magico che finisce irrimediabilmente con lo spaccarsi a metà tra chi segue le, in parte condivisibili, convinzioni di Grindelwald e chi lo ritiene invece un pericolo per l’intera umanità, maghi e non.

Animali Fantastici: I Crimini di Grindelwald sembra appunto focalizzarsi sull’ascesa del mago oscuro, interpretato da un Johnny Depp davvero in formissima, ma il tempo che gli concede è poco. Forse troppo poco, forse ragionato in relazione ai film che ancora ci attendono. Perché difatti quello che sembra rappresentare I Crimini di Grindelwald è un classico film di intermezzo di una saga che serve a condurre lo spettatore verso l’atto conclusivo. Il problema risiede proprio in questo: le parole sono tante, i fatti sono pochi, e all’atto conclusivo, che sarà il quinto film, mancano ancora la bellezza di altri tre lungometraggi. È proprio per questo che, usciti dalla sala, avrete la stessa impressione avuta con il primo Animali Fantastici: un buon film se guardiamo gli splendidi effetti speciali, il mondo magico di J.K. Rowling e i rimandi alla saga del maghetto con gli occhiali, condito da una colonna sonora ad opera di James Newton Howard davvero sopra le righe per non dire magnifica; un grosso interrogativo se guardiamo ai fatti, alla consistenza, a ciò che sembra, a conti fatti, l’intera avventura parigina di Newt e compagnia. Un allungamento di un brodo che altrimenti non avrebbe resistito per ben cinque film, e gli effetti si percepiscono.

Incomprensibile, ancora una volta, la capacità registica di Yates e il montaggio. Chi scrive non è un grande appassionato del regista inglese, reo di aver maltrattao eccessivamente film come L’ordine della Fenice e Il Principe Mezzosangue, ma che in occasione dei due finali della saga di Harry Potter è riuscito a riabilitarsi. Qui, come in occasione del primo Animali Fantastici, Yates si divide tra Dr. Jekyll e Mr. Hide. La sequenza d’apertura, se non fosse per alcuni momenti di confusione, è straordinariamente ben messa in scena. Nei minuti successivi, Newt e Leta sono protagonisti di un alternarsi spaventoso di primi piani assolutamente incomprensibili, e tutto il resto del film soffre di un montaggio che tende ad accelerare troppo alcuni momenti e a rallentarne altri senza motivo. Non è la prima volta che i critici, ben più in alto e più importanti di me, si pongono domande sulla gestione di Yates per un brand di tale potenza e che andrà avanti per (almeno) altri 6 anni. E chissà che anche Warner Bros. non inizi a chiederi se Yates sia la persona giusta per il terzo film della saga…

Scritto da
Andrea "Geo" Peroni

Entra a contatto con uno strano oggetto chiamato "videogioco" alla tenera età di 5 anni, e da lì in poi la sua mente sarà focalizzata per sempre sul mondo videoludico. Fan sfegatato della serie Kingdom Hearts e della Marvel Comics, che mi divertono fin da bambino. Cacciatore di Trofei DOP.

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