A cura di A. De Giorgi
Prendete una vecchia fotografia che avete in casa, una di quelle che non vi capita troppo spesso sotto mano ma che ogni tanto risbuca fuori inaspettatamente e riesce sempre a strapparvi un sorriso discreto perché fa riaffiorare alla vostra mente un giorno particolarmente felice, una persona di cui avete nostalgia o un luogo in cui avete scoperto qualcosa di voi. Immaginate di poterla strappare, senza rimorsi, per poter creare un puzzle di momenti e personaggi che singolarmente raccontano una storia diversa. Ogni storia sarà per voi egualmente importante e non vorrete, e non potrete, separarvene perché in ognuna ritroverete qualcosa di quel particolare e unificante ricordo che vi ha segnato per sempre.
Perché questo preambolo da psicoterapeuta, direte voi. Perché il film di cui stiamo parlando è fatto di frammenti di vite di personaggi che spesso si avvicinano senza incastrarsi e che devono tutta la loro stessa esistenza ad un unico, singolo, momento. Stiamo ovviamente parlando di Glass, l’ultima fatica di M. Night Shyamalan in arrivo nelle sale italiane il 17 gennaio, che completa finalmente, dopo tanti anni, una delle storie di supereroi e super cattivi più sottovalutate del mondo cinematografico. Se non aveste visto i capitoli precedenti non possiamo aiutarvi e questo articolo non fa per voi, perché non potremmo rivelarvi né da quale film iniziare, né riassumere a parole l’attesa estenuante che ci è voluta per questa conclusione. Se invece siete stati trascinati nel profondo tormento di un certo sorvegliante di nome David Dunn e avete assistito ad un’interpretazione corale di un singolo, bestiale, attore gallese, allora siete pronti ad essere fatti a pezzi.
Il film si apre riprendendo quasi in maniera diretta la storia dal capitolo precedente. Sono infatti passate forse poche settimane dai macabri eventi di Split e dalla venuta alla luce della bestia, quando sulle sue tracce troviamo il sorvegliante, alias David Dunn di Unbreakable – Il predestinato (uno dei supereroi non fumettistici più amati da chi vi scrive), alias Bruce Willis, intenzionato a fermare a tutti i costi la sete di sofferenza di gran parte delle persone che abitano il povero Kevin Wendell Crumb. David però ha da sempre dovuto agire nell’ombra, indossando il suo mantello verde per nascondere la sua identità, perché un vigilante non può sostituirsi alla legge e alle forze dell’ordine, soprattutto perché nel mondo di Kevin e David i supereroi, o per meglio dire, le persone dotate di poteri al di fuori dal comune, non esistono e non sono compresi per quello che rappresentano.
Da un film di supereroi convenzionale ci si aspetterebbe che David cerchi Kevin e la bestia per gran parte della storia, magari riuscendo a scorgerlo per qualche momento, perdendolo di vista anche più di una volta in un inseguimento mozzafiato per poi arrivare al cliffangher finale in cui entrambi finalmente, sfoderando la loro forza sovraumana, giungono allo scontro definitivo tra bene e male.
Invece la storia si umanizza e diventa sempre più terrena di quello che ci si aspetterebbe da un film di supereroi nel 2019 e mette in discussione i protagonisti, gli eventi mostrati nei capitoli precedenti ed è disposto a farli a pezzi sotto i nostri occhi. Il regista indiano Shymalan è famoso per le sue fughe dall’ordinario, ma questa sembra proprio una fuga dallo straordinario, un rifiuto di conformarsi allo star system basato sui franchise di personaggi e universi (tantissimi i riferimenti a fumetti, case cinematografiche e supereroi canonici). Cambia le regole del gioco ancora una volta e fa evolvere i personaggi lentamente mentre vengono messi faccia a faccia per gran parte dei 132 minuti del film, e la mente geniale di Mr. Glass, alias S. L. Jackson, sarà la vera sfida da comprendere e il mostro da battere. Nessuno di noi spettatori riuscirà a sottrarsi dalla voglia di scoprire dove, quando e cosa rivelerà l’immancabile “Shymalan Twist” ma sicuramente, quando arriverà, verrà decretato il successo, o la sconfitta, di un progetto davvero ambizioso costruito per mettere in discussione sé stesso.
Non il film che ci aspettavamo, ma neanche quello che speravamo. Glass è un gran miscuglio di generi come solo Shyamalan sa fare. Forse però, in questo caso, ha voluto esagerare.
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