Se già Rogue One: A Star Wars Story aveva avuto il coraggio di dare un’atipica rappresentazione dei personaggi e delle tematiche che tutti noi conosciamo nell’universo della Galassia Lontana Lontana di George Lucas, Gli ultimi Jedi rappresenta la maturazione definitiva di un franchise che in mano Disney vuole proseguire ancora per tanti, tanti, tanti anni. E vi dirò di più: nonostante il film mi sia notevolmente piaciuto, capisco altrettanto notevolmente le critiche che molti storici fan della serie stanno muovendo all’ottavo episodio principale di Guerre Stellari. Perché questo è Gli ultimi Jedi, un film crudele nei confronti della storia del franchise e allo stesso tempo geniale nel crescere e progredire verso qualcosa di fresco e nuovo.
Ancora una volta incentrato sulla valorosa lotta della Resistenza contro il Primo Ordine, Gli ultimi Jedi riparte poco dopo la conclusione de Il Risveglio della Forza. Rey ha trovato Luke Skywalker in una isola-tempio dei Jedi, in un pianeta sperduto della Galassia; Finn e Poe, a bordo della nave ammiraglia della Resistenza, sono in fuga da Snoke e i suoi adepti, tra i quali quel Kylo Ren che tanto dolore ha provocato ai fan in Episodio VII e che tanto matura come figura centrale e predominante in questo nuovo capitolo del franchise tanto da rubare la scena nei momenti più concitati e scenici del film. L’intero film viene visto come un percorso di crescita dei protagonisti chiave del nuovo corso di Star Wars, tanto da permettersi il lusso di stravolgere un’icona del passato come Mark Hamill nei panni del leggendario maestro Jedi Skywalker. È un Luke totalmente diverso quello che vediamo. Dilaniato, sfiduciato, disinteressato alla lotta che tanto ha appoggiato in passato finendo col redimere suo padre e uccidere Palpatine, facendo decadere il malvagio Impero Galattico. Ma gli incubi del suo passato, oggi più che mai reali, hanno reso il maestro Jedi un personaggio alienato dall’ordine e dai principi, addirittura da sé stesso.
Visivamente superlativo, Episodio VIII non conosce momenti di stanca se non in alcune sequenze leggermente tirate per le lunghe. I 150 minuti che compongono il film diretto da Rian Johnson scorrono lisci come l’olio, suddivisi praticamente equamente tra una prima parte fatta di tante parole e pochi fatti ma che funge da preparazione al grande finale, con tanto di sorprese che lasciano davvero a bocca aperta lo spettatore. E forse è anche questo che di Star Wars 8 mi ha colpito così tanto, la sua totale indifferenza nel distruggere le convinzioni narrative e non che tutti noi, fan di Star Wars, custodiamo gelosamente. Anche le decine e decine di teorie, di pensieri e di macchinazioni che avevamo ipotizzato dopo Il Risveglio della Forza vengono meno, liquidando in maniera sorprendente ma talvolta sbrigativa, questioni e personaggi in sospeso alle quali tutti attribuivano una importanza notevole visti i precedenti di Star Wars. Ma nonè così, non per Rian Johnson. Se il costo era quello di disintegrare figure idealizzate ed entrate ormai nella storia, il costo è stato pagato, e il risultato è ottimale. Del resto, parliamoci chiaro: i Luke Skywalker, le Leia Organa (protagonista dell’unica scena che mi ha lasciato davvero esterrefatto ma in senso negativo, purtroppo), anche i Chewbecca e gli Han Solo che conoscevamo sono solo dei ricordi. Hanno vissuto la loro vita, hanno visto tante cose e hanno subito ancora tanto dolore nei 30 anni trascorsi tra la battaglia di Endor e la nuova trilogia, riflettendo tutto ciò nel loro carattere talvolta sbruffone e nelle loro ferme convinzioni che faticano ad essere scalfitte.
Lo spirito del nuovo corso Disney si fa sentire in alcune sequenze, questo è innegabile. Il discorso iniziale tra Poe e Hax, la presenza dei Porg, sono tutti artifici per alleggerire il tono e divertire lo spettatore senza però (quasi) mai risultare invasivi o predominanti, connessi perfettamente alla natura comportamentale dei nuovi protagonisti. Sacrificati, purtroppo, alcuni personaggi secondari come Benicio del Toro, protagonista ad esempio di una sottotrama sì inconcludente ma senza la quale sarebbe venuta meno alcuni temi portanti della Resistenza e di Star Wars in generale: la speranza. La speranza di un futuro migliore, la speranza di ritrovare la Luce e di distruggere l’Oscurità ancora una volta. La speranza di concludere in maniera degna una trilogia cinematografica da molti data per perduta dopo il trionfante (a livello di incassi) Episodio VII, visto da molti come un omaggio sin troppo evidente ad Episodio IV. E questa speranza, guardando al futuro delineato da Gli ultimi Jedi, c’è tutta.
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