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[Recensione] The Cloverfield Paradox

Se il primo Cloverfield diretto da Matt Reeves non ci aveva fatto impazzire al contrario del sequel spirituale, 10 Cloverfield Lane, il nuovo film della serie antologica (o forse no?) sci-fi ideata da J.J. Abrams ci fa gridare allo scandalo. Scandalo per le idee in gioco, per come sono state concepite e messe in atto, in un film che collassa su sé stesso e sui suoi paradossi in un batter d’occhio divenendo il film in assoluto più debole del franchise.

Il paradosso di Cloverfield è anche il nome attribuito alla teoria che alcuni scettici terrestri, che credono che l’esperimento dell’acceleratore di particelle a bordo della stazione orbitale Shepard possa creare distorsioni nel tessuto spaziotemporale e fratture impreviste che potrebbero portare creature ignote sul pianeta. In effetti, a bordo della Shepard l’equipaggio composto da Hamilton, Schmidt, Mundy, Acosta, Kiel, Tam e Volkov si rende protagonista di una situazione totalmente imprevedibile, che a seguito di un incidente con l’acceleratore fa scomparire di fronte ai propri occhi il pianeta Terra. Senza perdersi d’animo, neanche per un istante, l’equipaggio inizia a investigare su quanto accaduto, e a cercare un modo per rimettere tutto a posto, dovendo però fare i conti con strani fenomeni che stanno avvenendo a bordo.

Ma nonostante una storia potenzialmente molto interessante, The Cloverfield Paradox finisce per non rendersi mai interessante, senza tenere sulle spine in alcun momento lo spettatore e anzi instillando in lui domande fondate derivate dalle scelte di copione. Troppo spesso il film ricorre a espedienti senza una spiegazione logica, appoggiandosi eccessivamente al concetto dei paradossi ma risultando tedioso e incomprensibile per l’assenza di qualsivoglia plausibile collegamento con quello che abbiamo visto. Saremo tempestati di domande nella nostra testa, ma non nel senso positivo.

Ambientato totalmente in una stazione spaziale, in spazi claustrofobici e oscuri, il setting era perfetto per film dall’alta carica tensionale in grado di tenere incollato lo spettatore. Ma la prestazione di buona parte del cast, o per meglio dire della quasi totalità del ricco cast, è asettica, priva di sentimento. Non viene dedicato abbastanza spazio a nessuno se non a Gugu Mbatha-Raw, l’unica che pare in grado di poter comunicare qualcosa e di avere veramente a cuore la propria situazione, lasciando a tutti gli altri membri del cast, compresi Daniel Brühl ed Elizabeth Debicki l’ingrato compito di ruoli marginali e inefficaci.

The Cloverfield Paradox è una grossa delusione, un film potenzialmente molto, molto interessante il cui potenziale non è stato sfruttato in alcun modo. Personaggi senza caratura a parte forse Gugu Mbatha-Raw, l’unica per la quale è stato possibile salvare il salvabile in fase di giudizio, buchi di sceneggiatura risolti grazie a paradossi inspiegabili, e la mancanza totale di tensione e attaccamento alla storia. Forse ora, a seguito della visione, abbiamo capito perché il terzo film del franchise Cloverfield non è finito al cinema ma dirottato su Netflix. La puzza di flop era evidentemente forte, e in effetti è stato proprio così.

Altra nota negativa, un doppiaggio in lingua italiana senza troppa voglia di mettere sentimento nella voce. Ma forse era già così in lingua originale, vista la pessima resa di molti personaggi.

Scritto da
Andrea "Geo" Peroni

Entra a contatto con uno strano oggetto chiamato "videogioco" alla tenera età di 5 anni, e da lì in poi la sua mente sarà focalizzata per sempre sul mondo videoludico. Fan sfegatato della serie Kingdom Hearts e della Marvel Comics, che mi divertono fin da bambino. Cacciatore di Trofei DOP.

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