Che il Thor del Marvel Cinematic Universe fosse ben diverso da quello tradizionale dei fumetti, lo si era già capito. Da condottiero fiero e mitologico della divisione Comics, a belloccio talvolta parecchio ingenuo per gli Studios, maltrattato forse eccessivamente da quel Joss Whedon che in Avengers e Avengers: Age of Ultron lo ha sempre considerato come un membro di scarso interesse per il gruppo degli Eroi più potenti della Terra. Le sue apparizioni in solitario, del resto, parlano chiaro: Thor è sempre stato uno scomodo personaggio da trattare. Forse per la complessa cosmogonia asgardiana, forse per l’infinita carriera del personaggio, o forse molto più semplicemente per l’inadeguatezza di due film, il primo e The Dark World, che hanno fatto più danni che altro alla sua figura. Il terzo film del franchise del Dio del Tuono decide quindi di cambiare i toni, i colori, le ambientazioni, e finge di essere qualcosa per raccontare qualcos’altro. Inaspettatamente, il risultato finale è davvero soddisfacente.
Messo tra le folli mani di Taika Waititi, regista neozelandese che, devo ammettere la mia ignoranza, mi era completamente estraneo prima del suo ingaggio in Disney, Thor: Ragnarok esplode in un turbinio di momenti esilaranti, commedia, vivacità ma anche attimi drammatici e storie epiche, con temi potenti come la famiglia e il passato tenuto nascosto in cerca di una vendetta maturata per centinaia di anni. Per la prima volta nel franchise, poi, il regista si fa carico di mostrare la Asgard che non conosciamo. La città dorata, la splendida dimora degli dei, è anche un luogo di residenza per molte persone “normali”, semplici abitanti che non fanno parte della famiglia di Odino ma che vivono in armonia fino a quando gli eventi non precipiteranno ed Hela, la Dea della Morte, farà il suo ritorno a casa. Una tenebrosa Cate Blanchett è protagonista di una prova convincente, ma la più grande sorpresa tra i nuovi arrivati è sicuramente il Gran Maestro di Jeff Goldblum.
Quasi assorto nei suoi pensieri, il Gran Maestro gestisce lo sperduto pianeta di Sakaar come il suo teatrino, una bolgia di persone assetate di violenza e spettacolo, un’orgia continua di sangue e stupore. Libero da vincoli, Goldblum è stato in grado di dare vita ad uno dei personaggi forse migliori dell’intero Marvel Cinematic Universe, uno splendido dittatore che amministra la società con garbo ed eleganza ma senza dimenticare la sua intrinseca follia specialmente verso quello che definisce il Concorso dei Campioni, fiore all’occhiello della sua opera. Hela e il Gran Maestro sono esattamente le due facce della stessa medaglia che è Thor: Ragnarok. Un film in grado di dosare con grande bravura i momenti cupi con quelli divertenti e spensierati, bilanciando quasi alla perfezione i due aspetti al contrario dell’abominio chiamato The Dark World il quale sembrava farsi letteralmente beffe dello spettatore in alcuni passaggi. Il quartetto di protagonisti e co-protagonisti si intreccia perfettamente in questo gioco tra gli spettacoli luminosi di Sakaar e la distruzione di Asgard, restituendoci peraltro un Loki in grandissima forma protagonista di parecchi sipari col fratellastro Thor che non vedevamo da ormai molti anni sul grande schermo.
Ma la coppia dei figli di Odino non è la sola a dare equilibrio e verve al film. Anche l’arrivo, o il ritorno per meglio dire, di Hulk/Bruce Banner sarà il pretesto per dare vita a nuove e brillanti sequenze del film, che tra musiche anni ’80 e richiami al cinema più kitsch e forse anche trash degli anni passati (ma anche di oggi, sia chiaro) regala sempre intensi momenti di intrattenimento, in ogni forma. C’è spazio anche per la riflessione, per i ricordi, addirittura per i momenti tristi, ripensando a ciò che di più caro è stato perso in questa enorme apocalisse che è il Ragnarok. Debole la prova invece di Tessa Thompson, una Valchiria fin troppo cliché nel suo status di emarginata che decide poi di fare la cosa giusta, così come anche quelle di Idris Elba e Karl Urban che potevano riservare sequenze ben più importanti.
Inutile parlare degli effetti speciali, come sempre al top se tralasciamo una sciagurata decisione in fase di post-produzione su una scena ambientata in Norvegia, e nella quale sono ben visibili alcuni “danni” fatti al termine delle riprese. La colonna sonora di Mark Mothersbaugh rende totale giustizia ai momenti creati da Waititi e dal suo team, per quello che mi sento di definire tranquillamente come un altro successo Marvel. Probabilmente il miglior Thor mai realizzato, sicuramente non il miglior film dei Marvel Studios prodotto, ma l’obiettivo di intrattenere dal primo all’ultimo minuto con una valida storia e finalmente dei personaggi/villain interessanti è stato raggiunto. Non è il mitico Thor dei fumetti, lo ricorderete dalla sequenza di apertura del film, ma in effetti Chris Hemsworth, nel MCU, non è mai stato lo stesso personaggio su carta stampata. Per come è stato contestualizzato, Thor: Ragnarok rappresenta il giusto compromesso, ed è da vedere assolutamente. E tra le scene più toccanti, citerò solamente una splendida sequenza con il grande Anthony Hopkins, che pare quasi un tributo alla grandezza di questo immenso attore che da decenni ci delizia con le sue interpretazioni.
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