Quando Amazon ha percepito il potenziale di The Boys, è partita subito alla carica: più stagioni, più follia, più franchise. Gen V, spin-off a base di adolescenti, risponde proprio a questa strategia da parte del colosso delle spedizioni, mitigando per i fan della saga principale l’attesa per la quarta stagione che arriverà nel 2024.
E così si comincia, con tanto sangue e una storia traumatica che nel mondo di The Boys, sempre malato e pieno di contraddizioni, non mancano mai.
La storia è quella di Marie Moreau (Jaz Sinclair), e la sua scena d’apertura, che racconta l’origine dei suoi superpoteri, è tanto disturbante quanto emblematica di quell’universo malato immaginato da Eric Kripke, Evan Goldberg e Craig Rosenberg – e che probabilmente, se esistessero nella realtà i supereroi, non sarebbe poi così diverso dal nostro. Ma Marie, suo malgrado, non è la sola a far parte della folle accademia per giovani superdotati. La simpatica Emma (Lizzie Broadway), capace di rimpicciolirsi, mette in luce sequenze fuori di testa nel bene e nel male, lasciando anche un interessante sottotesto legato alle difficoltà adolescenziali.
La Godolkin University of Crimefighting, gestita dalla Vought, è in effetti un concentrato di persone con problemi, di figli di papà che non si riconoscono in questo mondo, e soprattutto di supereroi che, in molti casi, non hanno mai chiesto queste capacità – essendo ambientata dopo la terza stagione, il Composto V è già di dominio pubblico. Luke (Patrick Schwarzenegger) è una sorta di Superman infuocato destinato a diventare grande, Jordan (Derek Luh e London Thor) è un mutaforma con un serio complesso di identità che la famiglia non comprende, e si arriva poi ad Andre (Chance Perdomo) che piega il metallo, l’empatica Cate (Maddie Phillips) e Justine (Maia Jae Bastidas). Il gruppo principale viene presto coinvolto nella risoluzione di un mistero, che già nel corso di questi primi tre episodi lascia qualche curioso indizio sul futuro.
Sì, è vero, ci sono parecchi cliché tradizionali, ma Gen V fa anche un buon lavoro usando i nascenti supereroi per esplorare il potere dei media, già tema di grande rilevanza nella serie principale. Cosa conta di più? Come si appare, o come si è davvero? È chiaro che Gen V giocherà moltissimo su questo tema, andando a parlare soprattutto a un pubblico più giovane, ma il gore di The Boys è tutto qui, quasi gratuito ma necessario per ricordare che siamo di fronte a un prodotto che non si fa scrupoli a mostrare il peggio del peggio. Nella speranza, ammettiamo in chiusura, che il personaggio di Marie si riveli davvero interessante, e non un bidimensionale nome messo lì solo per diventare la nuova Starlight senza apparenti meriti.
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