E’ noto quanto il grande schermo smembri e ricomponga nel tempo grandi miti e leggende, in specie per il 21esimo secolo, che vede tra le comunità la fortissima moda di produrre Remake anziché storie originali, talvolta ottenendo risultati strabilianti, talvolta mostri di cenere e pellicola presto dimenticati.
Per chi più esperto, il Kaiju giapponese creato dalla Toho Company nel lontano 1954, non è altri che Gojira il “Re dei Mostri”, creatura terrore ed eroe della gente, famoso per le sue curiose abilità ma in specie per la sua continua ed imperterrita evoluzione nel tempo: Gojira, infatti, non è GodZilla, bensì due facce della medesima medaglia, create al solo scopo di massificare consensi delle controparti mondiali, dall’Oriente all’Occidente, senza nulla lasciare al caso. Ben trenta film per la versione originale, tra scontri con altre enormi creature, come difensore del Giappone e del proprio territorio, per poi sfociare nella sua discussa rinascita nel 1998, sotto l’arma e la penna americana, privato delle sue enormi scaglie adamantine e del suo famoso raggio atomico emesso dalle fauci.
GodZilla non ottenne il dovuto successo, solo il nostalgico ricordo di chi lo conobbe da bambino come me, una malinconia accentuata da prodotti videoludici e piccoli stralci di fumetti ad esso dedicati, il che dunque pare un peccato, poiché il nostro Kaiju preferito era da tempo ben adatto a sposarsi con i moderni effetti speciali e ciò che ora, tecnicamente, il cinema potrebbe offrire.
Dunque dove risiede l’errore? Per quale arcano motivo il mastodontico sauro geneticamente modificato ancor oggi non trapela tra gli annali come fu a suo tempo? Forse, il dubbio si origina spontaneamente, è perché Gojira sia nato e cresciuto quando ancora la mente e la fantasia umana non fosse poi così poco sensibile, rimasto nel nostro cuore come quel goffo ed orribile fantoccio di plastica animato dozzinalmente, ma dalla personalità estremamente originale e forte.
Se King Kong di Peter Jackson rompe le catene, sviscerato dalla prevenzione e dalla malinconia, mostrandosi potente e chiaro; GodZilla 2014 di Gareth Edwards rinasce dalle sue ceneri con un volto conosciuto, ben fatto e che ricalca la personalità di un tempo, ma che cade parzialmente nell’errore di non volersi mostrare nella sua totalità. La sua presenza è frammentaria, timida, le sue abilità poco sfruttate, torcendosi all’interno di una pellicola che purtroppo sbaglia nel voler incentrarsi troppo sul lato dell’umanità, senza però risultare insufficiente nel complesso. Questo dispiace a chi, come me, pensi che Gojira resta e resterà la creatura gigante protettrice del Giappone in grado di abbattere qualsiasi rivale, con le sue scaglie luminescenti ed il suo eroismo talmente ambiguo da risultare inquietante.
Un film che ci rende giovani solo per metà, accontentandoci solo per metà, strappandoci la metà di un sorriso che sarebbe stato altresì completo con qualche particolare in più. Con un po’ più di lui. E sebbene vi siano difetti è innegabile che quest’opera ci regali qualche momento magico, qualche tributo idoneo, ricordandoci quanto un tempo bastasse poco per non farci dormire la notte o lanciare la nostra fantasia. La verità è che, per quanto si possano creare opere moderne a riguardo, ben fatte o meno, Gojira e GodZilla risiederanno sempre nei nostri ricordi per quello che erano: mitiche figure d’altri tempi destinate a riposare con il loro giusto merito un po’ tra i film, un po’ dentro ognuno di noi.
Scrivi un commento