Quando Sony aveva annunciato di voler portare le grandi IP di PlayStation al cinema e in tv, il pensiero è subito andato alle grandi esperienze narrative che la divisione gaming ha partorito soprattutto in questi ultimi anni. Uncharted e The Last of Us sono già arrivati, God of War e Horizon lo faranno in futuro. Ma il nome che meno ci saremmo aspettati era quello di Gran Turismo, live action diretto nientemeno che da Neill “District 9” Blomkamp. Un film che, stranamente, funziona.
C’è qualche banalità nella sceneggiatura, questo sì. Alcuni risvolti sono tra i più classici dei classici, con Jack Salter (David Harbour) che si trasforma in un motivatore pronto a risolvere tutti i conflitti interiori del protagonista, o l’esplosione stessa del giovane ragazzino che si trasforma da giocatore di PlayStation, logo debitamente infilato più o meno ogni tre inquadrature, a pilota professionista pronto per la 24 ore di Le Mans. C’è anche qualche licenza artistica, come appunto per la famosa corsa francese o il tracciato del Nurburgring debitamente aggiustati per meglio adattarsi alle immagini. Ma tutto sommato, Gran Turismo scorre piacevolmente, intrattiene e sa anche emozionare.
Il che è strano, se si pensa ad esempio che Blomkamp, che a quest’ora sarebbe dovuto essere al lavoro sul franchise di Alien come lui stesso sperava anni fa, si sia sempre occupato di fantascienza distopica o quasi. Con Gran Turismo, il regista sudafricano si immerge nel mondo terreno delle corse automobilistiche, con una storia basata sulla vera storia di Jann Mardenborough. Un ragazzo che, proprio a partire dal videogioco di Polyphony Digital e alla GT Academy, riuscì a coronare un sogno, quello di diventare un pilota professionista. Immaginate: siete appassionati di PlayStation, amate il mondo delle corse e conoscete ogni singolo dettaglio di Gran Turismo. Secondo Jann e Blomkamp, siete pronti per competere con piloti che corrono da quando sono nati (o quasi). Una storia vera, ma anche una favola.
Più che un film, Gran Turismo dà l’impressione in alcuni frangenti di essere uno spottone per Nissan, che ha lavorato finanziando come sponsor la pellicola, e ovviamente anche per il videogioco omonimo, più volte mostrato su PS5 con sequenze mozzafiato. Ma una storia c’è, per fortuna, a differenza di altre operazioni similari alla Space Jam: New Legends che non sono altro che una vetrina di IP e marchi senz’anima.
La storia dello stesso Jann parte da lì. Il padre (Djimon Hounsou) proprio non ne può più di vedere il figlio sprecare la propria vita davanti a uno schermo di corse virtuali, e non riconosce in quale modo la sua passione potrebbe portarlo lontano. Detto, fatto: l’imprenditore di Nissan Danny Moore (Orlando Bloom), scorgendo il potenziale degli eSports e dei sim racer, e la necessità di ricercare nuovo pubblico per il mondo delle corse, arruola i migliori giocatori di Gran Turismo al mondo, cercando di farne dei veri piloti. E chi poteva andarci, se non Jann?
Il ragazzo, partito col freno a mano tirato (è proprio il caso di dirlo), diventa presto un astro nascente, e il burbero allenatore Jack si affeziona a tal punto da considerarlo quasi come un figlio dopo averne scoperto le incredibili potenzialità. Quella che segue è una storia sportiva stereotipata e contro ogni previsione che colpisce tutti i cliché del genere (rivalità in pista, outsider che si fanno strada, tensione nella vita privata, percorsi di crollo psicologico e ripresa, incredibili risultati nel finale), pur conservando comunque una solida scintilla di carisma grazie alla continua collisione dei mondi reali e virtuali di Jann. Concentrandosi su questo tema centrale, quello cioè del videogioco che diventa realtà, Blomkamp stesso gioca in continuazione al confine con il virtuale. La camera da letto di Jann si trasforma in un veicolo, la vettura in pista nel mondo reale viene invece immaginata pezzo per pezzo per promuovere la super-personalizzazione del videogioco.
Molto piacevole la colonna sonora di Lorne Balfe e Andrew Kawczynski, fragorosa e martellante, che assicura che non venga perso il ritmo. Proprio la musica, in vari momenti, dimostra la sua grande importanza anche nella vita del protagonista. Qualche aspetto più profondo per toccare i personaggi, insomma, senza fare di Gran Turismo un’esplosione di vitalità e follia come lo è stato Fast & Furious. Se ve lo state chiedendo, no: Jann non ruba alcuna cassaforte e non fa esplodere una bomba a Roma. Gran Turismo si prende più sul serio, pur con la premessa che la storia vera da cui è tratto tutto ciò, se ci pensiamo bene, è davvero incredibile.
Review Overview
Riassunto
Gran Turismo è un film biografico insolito, che prova a giocare con qualcosa che PlayStation Productions non ha mai fatto. In realtà, il tutto risulta essere fin troppo familiare, con una narrativa ispirata sì al videogioco (e a esaltarlo, ovviamente) con punti di forza unici e debolezze ricorrenti.
- Giudizio complessivo3.25
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