Home Cinema Il problema dei 3 corpi è una serie clamorosa | Recensione Stagione 1

Il problema dei 3 corpi è una serie clamorosa | Recensione Stagione 1

David Benioff e DB Weiss hanno dimostrato con Game of Thrones un concetto abbastanza chiaro: mentre ideare storie immerse in franchise consolidati (o concluderli senza avere materiale originale) è probabilmente fuori dalla loro portata, adattare un romanzo in una serie tv è il loro pane. E su questo siamo tutti d’accordo. Fino a quando i romanzi di Martin hanno fornito storie e personaggi, fino insomma alla stagione 6 della monumentale serie HBO, la qualità de Il Trono di Spade è stata completamente fuori scala per la televisione, aprendo una nuova era nell’intrattenimento seriale.

Arrivati al punto cruciale, quello cioè nel quale la serie tv è stata costretta a superare i libri (l’ultimo, Una danza con i draghi, è arrivato nell’ormai lontanissimo 2011, mentre il sesto libro, The Winds of Winter, ancora non ha una data di uscita), la serie è diventata quello che sappiamo: prevedibile, piatta, anticlimatica, tradendo addirittura molti dei suoi ideali. Ma torniamo indietro un attimo e fingiamo che il Re della Notte non sia mai morto. Torniamo al termine della stagione 6, quando ancora Game of Thrones era ancora sulla bocca di tutti. Merito di Martin? Indubbiamente, ma Benioff e Weiss, grazie a un cast stellare, diedero vita a un dramma politico-fantasy colossale, ricco di sfumature e sorprese, riuscendo a trasportare con gran precisione, seppur con ovvie licenze artistiche per motivi vari, i romanzi dell’autore statunitense.

Vari anni dopo, e con alle spalle una collaborazione fallita con la Lucasfilm per il franchise di Star Wars, Benioff e Weiss sono tornati. Un nuovo adattamento, questa volta per Netflix, del romanzo fantascientifico scritto nel 2006 dall’autore cinese Liu Cixin, conosciuto in Italia come Il problema dei 3 corpi. E, ancora una volta, fanno un centro micidiale nel bersaglio delle serie tv, confezionando insieme allo sceneggiatore Alexander Woo una storia che lascia semplicemente incollati allo schermo dall’inizio alla fine.

La serie prende il nome in realtà dal primo dei tre romanzi di Cixin, in una trilogia nota come Memoria del passato della Terra, e occorre ricordare che, di base, partire con l’idea di adattare questa storia è una follia. L’opera di Cixin abbraccia centinaia di anni di narrazione, racconta personaggi distaccati tra loro e che spesso neppure si conoscono, addirittura si lascia andare a spiegazioni approfondite su fisica quantistica e teoria delle particelle con concetti sconosciuti all’uomo medio. A parte quest’ultimo dettaglio, che chiaramente fa parte della sfera sci-fi del prodotto, sembra quasi che si parli di Game of Thrones.

E infatti, quasi come a voler ribadire che adattare contorti romanzi è la loro ragione di vita, i due autori spremono l’opera di Cixin, la smontano, la rielaborano, la ricostruiscono per dare forma a un racconto solido e continuo, fondendo insieme anche porzioni dei successivi romanzi per raccontare la prima parte di una storia che, speriamo, durerà ancora a lungo.

Data la natura così estrema dei romanzi, anche Il problema dei 3 corpi cambia la sua natura in varie occasioni. Oscillando di continuo tra fede e paura, tra emozioni e scienza, la serie si apre con un’intelligente alternanza temporale tra le Cina rivoluzionaria e contro le scoperte scientifiche dell’occidente, dove l’allora giovane scienziata Ye Wenjie (Zine Tseng) comprende quanto il genere umano si stia dirigendo sulla strada della follia, e un presente inizialmente ricco di mistero e suspance, dove strani eventi stanno scombussolando le normali credenze delle persone. Il solo finale del primo episodio, emblematico ma chiaro solo successivamente, è una scena capace di restare impressa persino nella mente dello spettatore. A questo punto viene da pensare cosa potrebbero aver provato i personaggi di questo per certi versi assurdo racconto, terrorizzante in molte sue forme.

Nella sfera del presente, quella maggiormente sviluppata e al centro degli eventi che coinvolgono lo scontro tra l’umanità e la razza aliena dei San-Ti, si intrecciano le storie dei protagonisti. Ammetto la mia ignoranza in merito, non avendo mai avuto modo di leggere i romanzi di Cixin (cosa che farò al più presto!), ma scoprire che alcuni di questi volti sono stati completamente inventati per il bene della narrazione è una sorpresa.

Davvero, Il problema dei 3 corpi funziona alla perfezione, anche se di fronte a questa calamità apocalittica per l’umanità si trovano, oltre al perfetto Thomas Wade (Liam Cunningham, una vecchia conoscenza del Trono di Spade di Benioff e Weiss), un gruppo di semplici amici di lunga data: i fisici Jin Cheng (Jess Hong) e Saul Durand (Jovan Adepo); lo scienziato Auggie Salazar (Eiza Gonzalez); il ricco imprenditore Jack Rooney (John Bradley, interprete di Samwell Tarly in Game of Thrones); Will Downing (Alex Sharp), malato terminale che sembra aver esaurito il suo tempo su questo pianeta.

Questi, insieme all’investigatore Da Shi (Benedict Wong) che sta indagando su una serie di sconvolgenti suicidi in tutto il mondo, introducono lo spettatore e l’umanità intera verso momenti criptici ma già iconici, spingendo chi guarda a provare reale tensione nel non sapere come andranno le cose. Come farà l’uomo a battere un nemico invisibile e imbattibile? Il finale della prima stagione è un inno alla capacità umana di sapersi adattare, proprio come gli insetti, ma questo arriva in netta contrapposizione con una disfatta, quella della stessa umanità, che prosegue per tutti gli episodi. Fermare i San-Ti è già un’impresa disperata. Ed è di questo che Netflix aveva bisogno. Una serie coraggiosa, esplosiva, clamorosa, impattante, capace di dare spazio a una storia monumentale non senza però approfondire i personaggi che ne fanno parte, con un’amalgama che funziona in ogni sua componente, e che a ogni episodio sa integrare un elemento che porta ulteriori e affascinanti domande.

Le prime tra tutte, ad esempio, riguardano gli ormai famosi conti alla rovescia impressi nello sguardo delle persone, così come un impressionante visore VR tecnologicamente avanzato nel quale chi gioca deve salvare una civiltà da una serie imprevedibile di cataclismi, consentendo peraltro alla serie di fare sfoggio di uno straordinario mix di dettagli storici ed effetti assistiti dal computer, tra persone che si disidratano, apocalissi inevitabili, e devastanti effetti gravitazionali dovuti alla presenza di un sistema trisolare che sembra non lasciare scampo alle civiltà presenti.

È un bel problema, in effetti. È il problema dei tre corpi, una vero e proprio quesito della meccanica classica che viene qui utilizzato come pretesto per introdurre una questione molto semplice: c’è chi è riuscito a risolvere questo problema. La soluzione? Schiacciarci come insetti.

4.5
Review Overview
Riassunto

Il problema dei 3 corpi è la miglior serie Netflix da molto tempo a questa parte. Un progetto ambizioso e coraggioso, che rischia seriamente di imporsi come uno dei migliori adattamenti mai realizzati per la tv. L'umanità riuscirà a ribaltare le sorti di una battaglia che sembra semplicemente impossibile da vincere?

  • Giudizio complessivo4.5
Scritto da
Andrea "Geo" Peroni

Entra a contatto con uno strano oggetto chiamato "videogioco" alla tenera età di 5 anni, e da lì in poi la sua mente sarà focalizzata per sempre sul mondo videoludico. Fan sfegatato della serie Kingdom Hearts e della Marvel Comics, che mi divertono fin da bambino. Cacciatore di Trofei DOP.

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