A 50 anni suonati ma portati da Dio, Keanu Reeves si dà all’action old-style, con un film che vi farà dimenticare quella porcata di 47 Ronin la sua carriera degli ultimi tempi.
La trama è da bigliettino dei baci perugina: John Wick un tempo era un killer/sicario/risolvi-problemi, poi smette per amore, poi l’amore muore; segue gente che gli pista i piedi senza sapere chi è. Se è vero che è importante il viaggio e non la meta, qui il concetto è davvero estremizzato: è chiaro dove andrà a parare la pellicola, ma sarà dannatamente divertente vedere il body count salire costantemente, con John che usa la pistola come fosse un ginnasta, costantemente con l’impressione che lo faccia pensando ‘facile’.
Piacevole lo stile di ambientazioni e fotografia, che mi ha ricordato in alcuni frangenti Men on fire, per la discoteca e i sottotitoli pià dinamici della norma; restando connessi, c’è Tait Fletcher, con la suo baffo-barba pari pari a come la aveva in Equalizer, ormai a curriculum ha ‘figurante malavita qualcosa dell’est’.
A dire il vero, John Wick condivide con The Equalizer anche la sensazione di onnipotenza del protagonista; Ma proprio come con il buon Denzel, anche qui il viaggio insieme a Keanu è dannatamente divertente, circondato da caratteristi di tutto rispetto e che ci credono, come William Dafoe e Ian McShane, e in generale da un cast azzeccato -il figlio inetto e stronzo del capomafia è talmente in parte che prendereste a schiaffi l’attore per strada se lo incontraste-; il continuo riferiemento al fatto che John è conosciuto da tutti e rispettato ai più è divertente e crea simpatici siparietti tra un morto e l’altro; accattivante anche il sottobosco di assassini aventi un codice, strutture neutre dove non si puo’ ammazzare e persino una propria moneta.
Concludendo, film promosso a pieni voti, uno dei migliori di Keanu Reeves da tempo, e un gran bel rilassante da maschi: torto, vendetta, chi sbaglia paga. Che bello!
Recensione a cura di Dr.Gabe di JAM
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