Ce ne ha messo di tempo a convincere i suoi spettatori, il MonsterVerse. Godzilla, nel 2014, è stato un film molto sottovalutato all’inizio, scontrandosi con le visioni distorte che il pubblico occidentale aveva sul Re dei Mostri dai tempi del magnifico blockbusterone distruttivo di Roland Emmerich nel 1998. La pellicola con Aaron Taylor Johnson e Bryan Cranston era molto più lenta, riflessiva, concentrata sulla parte umana di un mondo nel quale occorre iniziare a fare i conti con una tremenda verità: non siamo noi la specie dominante.
Monarch: Legacy of Monsters, serie Legendary disponibile su Apple TV+, riparte proprio da lì. E non parliamo solo di collocazione temporale (la serie si posiziona cronologicamente poco dopo gli eventi, appunto, di Godzilla), ma dei temi che hanno reso grande il MonsterVerse e che, purtroppo, sono stati lasciati troppo in disparte in occasione di Godzilla Vs. Kong: la paura, il timore che queste colossali bestie grandi quanto montagne possano farsi vive da un momento all’altro, dandoci l’impressione di essere solo piccole e insignificanti formiche ai loro occhi. L’umanità, insomma, è la vera protagonista.
La brillante idea è però che non tutto sia così facile come può sembrare, e si parte da Monarch. L’organizzazione segreta, che nella timeline attuale è però ormai sdoganata da tempo, ci è stata sempre descritta come un pionieristico conglomerato che fa ricerche sui mostri a scopo quasi benefico. William Randa (John Goodman), in Kong: Skull Island, rappresentava il pilastro della spedizione di ricerca che avrebbe poi rivelato i misteri dell’isola dei mostri, ed è curioso che la serie Apple, al debutto con due episodi dal taglio magistralmente cinematografico, parta proprio da un cameo dell’attore per introdurre il nuovo racconto.
Monarch è il simbolo di un mistero, è il nome dietro cui si celano verità e segreti che non possono essere rivelati. Ma, come ci ha insegnato la storia, i segreti spesso tendono a uscire allo scoperto, specie se si tratta di segreti colossali. E quanto può restare a lungo celato un segreto che coinvolge mostri e creature immerse in leggende ormai divenute realtà?
Balzando tra presente e passato, con Wyatt Russell nel ruolo dell’ufficiale Lee Shaw che fa da ponte tra le due epoche (nel presente è interpretato dal sempre eccelso Kurt Russell, suo padre), Monarch: Legacy of Monsters avvolge i mostruosi tentacoli della narrazione intorno a un piccolo ma intrigante gruppo di persone, che in qualche modo finiscono, chi per passione e chi per caso, nel mezzo di una faccenda più grande di loro. E al centro, sempre, c’è la famiglia. Se Shaw è il collante, i vari protagonisti dimostrano con il proseguire degli episodi di avere misteriosi legami sempre più saldi con chi in passato ha avuto a che fare con Monarch: Cate Randa (Anna Sawai) e Kentaro Miura (Ren Watabe) sono due facce della stessa medaglia, Keiko Miura (Mari Yamamoto) e il giovane Bill Randa (Anders Holm) mostrano la crepuscolare Monarch in azione. Silenziosa, attenta, enigmatica. Proprio come lo è oggi. Forse anche troppo.
Ciò che Monarch: Legacy of Monsters fa molto bene, soprattutto, è catapultare lo spettatore nella giusta atmosfera, in un mondo dove sì i mostri dominano ma nel quale a farla ancor più da padrone è la paura che qualcosa, di nuovo, possa andare storto. L’incidente di San Francisco è una ferita ancora molto aperta nelle menti di queste persone, ed è incredibile sapere che, come lo spettatore già sa da tempo, che questo è solo l’inizio. L’ufficiale Lee Shaw avrà forse tra le mani un segreto tale da portare Monarch a implodere sotto i suoi stessi enigmi? L’inizio è estremamente incoraggiante.
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