La quarta puntata di Monarch: Legacy of Monsters rappresenta un film del MonsterVerse in miniatura: per la prima volta, gli umani sono davvero di fronte a un temibile mostro, dopo che Godzilla, nella scorsa puntata, era stato solo visto da lontano come una chimera inavvicinabile.
“Paralleli e interni” riprende da dove la terza puntata si era interrotta. Il gruppo di Shaw (Kurt Russell) è in Alaska, seguendo le tracce lasciate dal padre di Cate (Anna Sawai) e Kentaro Randa (Ren Watabe). Gli indizi fanno pensare che l’uomo sia ancora vivo, da qualche parte, eppure il cammino diventa molto più pericoloso di quanto il gruppo potesse immaginare all’inizio. La suspance è tangibile dal primo istante: il terrificante mostro dal soffio glaciale, visto nel terzo episodio, è infatti sulle tracce dei quattro malcapitati.
Ed è proprio grazie al titano che, seppur senza esagerare, inizia un viaggio che appare quasi come un trip mentale condito da momenti di tensione, quasi horror, nei quali il gioco del gatto col topo viene utilizzato come base per porre Kentaro lontano dal gruppo e concentrare la narrazione sul suo passato.
Si tratta, dunque, della prima sosta che Monarch si concede. Dopo tre intensi episodi che hanno stabilito le basi della narrazione e lasciato allo spettatore molti dubbi sulle reali intenzioni dell’organizzazione e dei suoi dirigenti, gli sceneggiatori si immergono a fondo in un singolo personaggio per la prima volta, passaggio obbligato per ogni serie tv che si rispetti e che voglia concedere l’introspezione che i suoi protagonisti meritano.
Non solo azione, insomma, nell’episodio che avvicina la serie al suo episodio mid-season. I flashback aiutano a scoprire Kentaro, sognatore spiccatamente artistico che ama la vita e ama scoprire cosa gli riserva la vita, non senza però il contorno di paure e insicurezze che lo contraddistinguono come del resto abbiamo già visto nel corso della narrazione nel presente.
Apprendiamo anche come Kentaro e May (Kiersey Clemons) si sono conosciuti per la prima volta. Un’affascinante storia di amore giovanile, un fortuito incontro che si trasforma magicamente nel primo appuntamento della loro storia. Ma più interessanti sono le allusioni al suo passato misterioso e oscuro. La sua avversione a farsi fotografare, ad essere distante. Misteri che, forse, troveranno risposte negli episodi successivi, quando i famosi nodi verranno al pettine.
E per Monarch questa è un’altra prima volta: le immagini oniriche e nebulose funzionano a tal punto da farci dimenticare dei titani, dell’organizzazione, del mondo che vive sotto la minaccia costante di un altro mostro che potrebbe scongelarsi dal ghiaccio e decidere di distruggere tutto quello che incontra sul suo cammino. Magari non per forza in Alaska, ma in un’altra landa ghiacciata…
Ma la serie, in generale, continua sui binari solidi e sostanziosi ai quali ci ha abituato. Le transizioni tra passato e presente sono sempre fluide e talvolta proposte in maniera molto intelligente, con parallelismi, gli stessi citati nel titolo dell’episodio, che tengono incollati allo schermo. Signore e signori, Monarch: Legacy of Monsters si sta rivelando ogni giorno di più una serie sorprendente, e uno dei migliori mostruosi prodotti del MonsterVerse di Legendary.
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