A cura di M. Righini
Che i Marvel Studios (e Disney) puntino fortemente su Moon Knight, non era certo un segreto, ancor prima che la divisione italiana di Topolino ci invitasse all’anteprima. Invitare, appunto, perché i primi due episodi di Moon Knight sono stati da noi visionati sul maxi-schermo del cinema The Space a Milano. Con queste premesse, era inevitabile pensare che l’hype per la serie aumentasse, anche se non dimentichiamo che ci fu un precedente diversi anni fa con Marvel’s Inhumans. Un vero e proprio insulto alle serie TV e al mondo Marvel, che per fortuna ha ben poco a che vedere con i nuovi prodotti.
Dopo tanta attesa e tanta lavorazione, la quinta serie live action del Marvel Cinematic Universe è ormai a un passo dal debutto su Disney+, per mostrarci non solo un “supereroe” tutto nuovo ma anche contesti differenti, toni più maturi e una sorta di dilagante oscurità di cui il progetto è permeato. Un primo assaggio delle tinte horror di Doctor Strange nel Multiverso della Follia, o del futuro film Blade che rilancerà il cacciatore di vampiri? Per ora non ci perdiamo in mille chiacchiere, perché siamo qui solo per parlare di Moon Knight e di quanto sia forse il miglior debutto di sempre per le serie prodotte fino a oggi dei Marvel Studios.
A differenza di WandaVision, Loki e le altre serie viste nel 2021, che approfondivano personaggi già noti e apparsi sul grande schermo seppur con minutaggi più o meno variabili, Moon Knight rappresenta una prima volta per i Marvel Studios su Disney+. La serie introduce infatti per la prima volta personaggi sconosciuti ai più, non è stretta tra le briglie della narrazione ramificata dell’universo Marvel e anche di questo ne fa la sua forza. Una serie “indie”, per così dire, anche se inevitabilmente, un giorno o l’altro, sarà inglobata con maggior forza nel MCU. È anche vero però che una serie TV non deve e non può essere raccontata, almeno totalmente, in relazione al franchise in cui è ambientata. Chi guarda Moon Knight da esterno al MCU, insomma, può fruirne totalmente? La risposta è assolutamente sì.
Tutto ruota intorno a Steven Grant (Oscar Isaac), impiegato del negozio di souvenir della National Gallery di Londra, vegano (dettaglio da ricordare, mi raccomando), e grande appassionato della mitologia egizia. Un personaggio estremamente tranquillo, tenero per certi versi, talvolta definibile sfortunato per altri. I più grandi problemi di Steven, infatti, derivano da ciò che fa inconsapevolmente – o quasi. Steven è affetto da una particolare forma di sonnambulismo, che lo fa risvegliare in luoghi differenti da casa sua o lo mette di fronte a situazioni inconcepibili, e ciò provoca anche effetti decisamente insoliti. Il suo, però, non è un sonnambulismo normale…
Steven condivide infatti il suo corpo con il mercenario Marc Spector (Oscar Isaac), una personalità violenta, oscura, sostanzialmente opposta a quella di Grant. Un disturbo dissociativo insomma, paragonabile a Split di M. Night Shyamalan, seppur con meno profondità (per fortuna), che ci viene mostrato comunque con tante sfaccettature. Oscar Isaac è in effetti perfettamente calato nella parte, riesce a restituire sullo schermo il senso di smarrimento che prova Grant così come il tormento di Spector e del suo altro io, il Moon Knight, due figure agli antipodi che devono condividere la propria esistenza e la propria storia, pedissequamente sballottata tra sogno e realtà, senza venire a capo di ciò che è vero e ciò che invece è finzione.
In questo senso, Moon Knight non è tanto una serie sulle origini del personaggio, e non vuole necessariamente e forzatamente mostrare in azione il mercenario, che già opera da tempo. La serie si concentra infatti sul rapporto di amore e odio che caratterizza i due, sull’intrinseco bisogno reciproco per sopravvivere che verrà però esplorato nei successivi episodi della serie.
Dopo un primo episodio di presentazione della complicata situazione di Grant, è certamente il secondo quello che offre qualche risposta in più, ma ciò non significa che l’esordio di Moon Knight sia confuso o poco comprensibile, riuscendo invece a dosare alla perfezione il peso di dover introdurre un nuovo microverso e dare in pasto allo spettatore la giusta curiosità circa il prosieguo della serie, mettendolo anche di fronte a figure enigmatiche e controverse come il villain Arthur Harrow (Ethan Hawke), ma anche lo stesso Spector. Il dualismo di Grant/Spector si rispecchia in quella che è anche la lotta del Moon Knight contro minacce ben più grandi, anche se aspettiamo a pronunciarci in attesa di come proseguirà la serie.
Il tormento del protagonista, se non altro, è proiettato con gran capacità sullo schermo, dando anche allo spettatore il senso di sospetto e di paura che Grant prova. Possiamo affermare che, nonostante il tono generale sia comunque più leggero (non mancano momenti ironici), con sequenze action sempre ben architettate e coreografate, Moon Knight sia una serie certamente dalle atmosfere più cupe e pesanti rispetto ad altri prodotti dei Marvel Studios, giovando anche della sua natura come serie TV che può essere fruita attraverso Disney+. Se il percorso di diversificazione dell’MCU in termini di temi e proposta, ampiamente criticata negli ultimi anni, partirà da queste prime solide basi di Moon Knight, l’operazione sarà riuscita.
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